Marina Corsi, leader del Comitato per il No: non è la norma che serve alle donne
«Senza se, senza ma, senza forse, siamo per l’accoglienza della vita. E non è per difendere un principio astratto, ma per accogliere una persona: tale è il concepito, benché fragile e indifeso». Lo scrive il vescovo di San Marino-Montefeltro Andrea Turazzi in un’accorata nota – «Il Vangelo della vita» – diffusa in vista del referendum di oggi. I cittadini di San Marino sono infatti chiamati a pronunciarsi per dire se sono o meno a favore «che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la 12esima settimana di gestazione – come recita il quesito sulla scheda – e anche successivamente se vi sia il pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna». «Siamo dalla parte della mamma e del futuro papà – aggiungeTurazzi –, in particolare non vogliamo che la donna sia lasciata sola né prima, né dopo la nascita del suo bimbo. Nella maternità risplende in modo mirabile la sua bellezza. L’interruzione volontaria della gravidanza non è mai senza conseguenze per la donna, a motivo del legame unico e sublime con la creatura che porta in grembo. Crediamo che nessuna donna affronti l’aborto a cuor leggero; è sempre un dramma: non vogliamo lasciare nulla di intentato per trovare alternative. Dobbiamo far sì che mai più una vita non sbocci per insicurezza, sfiducia, solitudine, mancanza di custodia e di tutele o per motivi economici». «Oggi – aggiunge Turazzi –, col progresso delle scienze, con i mezzi a disposizione, con la crescita del senso sociale, si può fare davvero tanto per accogliere la vita nascente. L’indice di sviluppo di una società, crediamo, non si valuti tanto con l’economia, ma con il rispetto dei diritti di tutti, a partire da chi è fragile, indifeso, nascituro». Dopo una campagna referendaria anche aspra, il vescovo pensa al dopo voto: «Qualunque sia l’esito, ci impegneremo con coerenza per testimoniare il Vangelo della vita, per una cultura e una politica favorevoli alla famiglia, per un sussulto di consapevolezza e di responsabilità. Cercheremo amici per riorganizzare la speranza. Tutti sono invitati». (F.O.)
L'interruzione volontaria della gravidanza sarà legalizzata nella Repubblica di San Marino? A deciderlo sarà il voto di oggi, con il Comitato del No che – sebbene silenziato da molti media – si è prodigato per fermare l’onda liberalizzatrice. Con gli argomenti esposti dalla presidente Marina Corsi.
Sinora le donne sammarinesi che vogliono abortire sono andate negli ospedali italiani più vicini. Un fenomeno così esteso da giustificare la richiesta di aborto legale sul Titano?
ll nostro Comitato «Uno di Noi» per il No ha esaminato i dati Istat delle interruzioni volontarie di gravidanza nelle province di Forlì-Cesena, Pesaro-Urbino e Rimini di donne residenti nella Repubblica di San Marino dal 2005 in avanti, con Rimini che da sola conta il 90% degli aborti praticati. I dati mostrano che il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza delle donne sammarinesi è sempre stato molto contenuto: intorno alle 20 all’anno, con un unico picco di 30 nel 2013. Da lì in poi si è andati calando fino ai 12 aborti nel 2018 e i 7 l’anno dopo.
Quindi la legalizzazione potrebbe incrementare queste cifre, proprio mentre San Marino soffre di un calo demografico...
Stiamo assistendo a una decrescita importante, le morti ormai sono più numerose delle nascite. Al 1° gennaio 2019 gli abitanti erano 33.419 con 232 nati e 251 in un anno. Con questi numeri, sul bilancio demografico pesa anche l’interruzione di gravidanza.
Cosa rispondete alle promotrici del referendum – l’Unione Donne Sammarinesi (Uds) – che parlano di diritti e libertà?
La campagna promossa dall’Uds insiste su un falso concetto di autodeterminazione. Il bimbo concepito infatti è un essere umano diverso dalla madre (e dal padre). La volontà di inserire l’aborto tra i diritti della donna non tiene conto della realtà del concepito. La possibilità di operare l’aborto senza limiti di tempo (negata, ma che fa parte integrante del quesito referendario) oltre all’orrore dell’aborto tardivo fino al nono mese apre al turismo abortivo, perché si tratterebbe di una disposizione legislativa in contrasto con le norme dei Paesi vicini. Non si limiterebbe l’aborto ma lo si renderebbe pratica diffusa. È inoltre grave che non sia prevista in alcun caso l’obiezione di coscienza, che sia assente qualunque riferimento al padre e che manchi la previsione del consenso dei genitori o dei tutori per l’aborto delle minorenni.
La gente ha capito le motivazioni della vostra battaglia?
A noi sembra di aver dato sempre le ragioni chiare delle nostre posizioni. I proponenti della legislazione abortiva, che hanno definito la loro «una battaglia scomoda e impopolare», ci hanno rivolto accuse pesanti ("medievali, talebani, violenti"...) e i nostri manifesti sono stati spesso strappati e imbrattati, un fatto mai accaduto a San Marino. Se poi parliamo di post sui social, contro di noi si è scatenata un’autentica fiera della volgarità. Il tema della difesa della vita ci sembra meriti un approccio più serio da parte di tutti.
Che clima avete trovato nelle vostre iniziative?
Negli incontri personali il confronto è stato serio, non così nelle comunicazioni pubbliche, dove il fronte del Sì sembrava avesse di fronte nemici da screditare. La tv sammarinese ha mantenuto un tono pacato, persino con interventi col bilancino della par condicio.
Come sono orientate le donne, e in particolare le giovani?
A volte le persone più giovani ci sono sembrate preda di una mentalità dominante che non approfondisce problemi. Siamo nel tempo degli influencer più che dei maestri, purtroppo. Ma quanto accadrà non ci lascerà come prima. Tra le donne abbiamo incontrato anche testimonianze straordinarie di amore alla vita, di rispetto dei concepiti, di aiuto a situazioni di difficoltà.
Quali sono le vostre ragioni per il No?
Come ha detto il nostro vescovo Turazzi «dobbiamo guardare alla creatura che ha appena iniziato la sua avventura. Ogni uomo ha diritto di vivere. Questo è il diritto che precede tutti gli altri. Quindi, difendere il nascituro è molto più che la difesa di un principio astratto, perché è accoglienza di una persona... C’è un bambino che deve nascere, la mamma da aiutare, e questo significa che serve una società che prenda posizione. Sono contento che sempre più il fermo no all’aborto sia accompagnato da parole e gesti di attenzione verso la donna... Anche da noi ci sono cattolici impegnati sui temi sociali, sui diritti umani, sulla custodia della casa comune. E dall’altra parte ci sono cattolici più attenti alla salvaguardia dei principi etici, non negoziabili. Il ’solco’ tra queste due anime, da noi, a volte non è così profondo; però agli uni e agli altri ho sentito il dovere di dire che il Vangelo dell’amore di Dio per l’uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo. Quindi uno non può considerarsi cattolico e poi, per esempio, non riconoscere che la vita-umana è sacra fin dal concepimento...». Anche il Papa è intervenuto pochi giorni fa sull’aborto: «L’aborto è più di un problema, è un omicidio, chi fa un aborto uccide, senza mezze parole. Prendete voi un qualsiasi libro di embriologia per studenti di medicina. La terza settimana dal concepimento, tutti gli organi stanno già lì, tutti, anche il Dna... È una vita umana! Questa vita umana va rispettata, questo principio è cosi chiaro!».
Cosa vi lascia la campagna referendaria?
L’impegno profuso generosamente da molti per la difesa della vita umana – dalle associazioni al Comitato "Uno di noi" – ha realizzato per tutti un’autentica esperienza di amicizia, insieme alla consapevolezza di un protagonismo che ci ha fatti maturare. E questo è già un risultato positivo.