martedì 25 maggio 2010
I provvedimenti dopo la scoperta di un medico di 53 anni che avrebbe praticato interruzioni di gravidanza al di fuori dei limiti stabiliti dalla normativa. Indaga anche l’Asl. Il ginecologo respinge le accuse L’arcivescovo Bassetti: evidenti i limiti della legge 194.
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«Mentre veniva annunciato dalla direzione regionale alla sanità che in Umbria il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è in costante diminuzione dal 2007, è giunta la notizia di una serie di possibili aborti illegali in un ospedale del Trasimeno». L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, fa sentire la sua voce di fronte alla «terribile piaga degli aborti clandestini», come lui stesso li definisce, scoperti dai carabinieri. «Ancora una volta un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza viene soppresso, per di più contravvenendo a una legge, la 194, di cui restano evidenti i limiti – afferma l’arcivescovo –. La vita è il bene supremo sul quale nessuno può mettere le mani». Nel caso di Perugia la magistratura ha indagato un ginecologo di 53 anni insieme con un’ostetrica e un dipendente ospedaliero. Sul fronte giudiziario il medico indagato respinge le accuse e sta preparando una memoria difensiva in cui sosterrà che gli interventi finiti al centro degli accertamenti (tre aborti e almeno sette casi «dubbi») sono stati regolari. Per il medico, tutte le interruzioni di gravidanza erano supportate da ecografie ed esami di rito e sottoposte al controllo di altri colleghi. Invece, per il pm Sergio Sottani, sono avvenute oltre i novanta giorni indicati dalla legge falsificando i certificati. Intanto la Asl2 ha aperto un’inchiesta interna per fare chiarezza sulla vicenda. «Chi ama la vita non la toglie, ma la dona – sottolinea Bassetti –. E medici e operatori sanitari, indipendentemente dal loro credo, sono chiamati ad essere buoni Samaritani della vita e non Erodi». Ed «Erode» è stato il nome dell’operazione coordinata dalla procura del capoluogo umbro che ha portato alla luce anche un aborto «fuori tempo» di due gemelli da parte di un’immigrata costretta a interrompere la gravidanza dal medico e dal convivente. «Secondo le statistiche – afferma l’arcivescovo – il 20% delle partorienti è di origine extracomunitaria. Ecco perché vanno particolarmente tutelate le donne che, non conoscendo la lingua italiana, vivono una condizione di solitudine ancora più grave di quelle italiane e possono essere facilmente manipolate». Di qui l’appello del presule: «Istituzioni e società civile favoriscano una legge che sostenga chi è davvero in uno stato di necessità e di fragilità dal momento che molte interruzioni volontarie di gravidanza sono legate a fattori economici o di emarginazione». Una vicenda della quale «è bene la giustizia si occupi con serenità», afferma l’arcivescovo. «Comunque – aggiunge Bassetti – l’aborto non è mai un diritto e neppure può essere interpretato come un mezzo di controllo delle nascite». E il presule torna a riflettere sulla 194. «È ora che da parte di tutte le forze sane della politica e si applichi la prima parte della legge che riguarda la tutela della vita e la prevenzione degli aborti. E vanno sostenuti i nostri consultori d’ispirazione cristiana dove, come accade anche a Perugia, è possibile conoscere percorsi e servizi per portare avanti la gravidanza».
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