mercoledì 16 febbraio 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
Intanto che gruppi di immigrati tuni­sini scaricano la tensione per l’attesa di una agognata partenza da Lampe­dusa che sembra non arrivare mai, sfi­dandosi a piedi nudi in una grande parti­ta di calcio nel campo sportivo 'Orazio A­rena', qualcuno degli ospiti nel 'Centro di prima accoglienza' in contrada Imbria­cola si spintona e litiga accusandosi reci­procamente di avere rubato un telefoni­no. Ma ci sono decine di gruppi e gruppetti di persone che girovagano ininterrotta­mente, spesso senza una meta precisa, se non il tavolino di un bar, fino a sera inol­trata per vicoli e strade del paese, con più di un giovane dall’alito pesante e la men­te offuscata dall’alcol o forse, non è da e­scludere, da qualche sostanza stupefa­cente. Nel suo ufficio al primo piano del Comu­ne il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, cerca di scacciare dalla testa il fantasma che la situazione possa sfuggi­re di mano. E senza troppi giri di parole ammette di essere «molto preoccupato». All’orizzonte meridionale dell’isola delle Pelagie, ma non su altre coste siciliane do­ve ancora ieri ci sono stati degli sbarchi, seppure dai numeri contenuti, da un paio di giorni non si evidenziano più «bersagli», come nel gergo tecnico sono identificati i navigli che trasportano gli immigrati. Non solo il sindaco è inquieto, più d’uno a Lampedusa si sta chiedendo quanto du­rerà il tempo dell’ospitalità. E anche i tu­nisini cominciano a dimostare segni di in­sofferenza e nervosismo per questo 'par­cheggio forzato' che dicono di non com­prendere, mentre i bagni del Centro di pri­ma accoglienza sono già stati pressochè resi impraticabili, e secondo qualcuno, che li ha potuti controllare, «intenzional­mente». Sindaco De Rubeis c’è aria di nervosismo o è un abbaglio? «C’è, c’è nervosismo, anche se tutti gli im­migrati sanno che partiranno scaglionati ed entro una decina di giorni. Un centinaio al giorno, più o meno. Oggi (ieri per chi legge) ne sono partiti 200, ieri 100. L’altro ieri zero. Ognuno di loro è in possesso di un numero identificativo che ne regolerà la partenza e, pertanto, sono consapevo­li che ci sarà da sta­re fermi a Lampe­dusa per qualche giorno ancora. Oc­corre pazienza». È un problema di luoghi e ambienti idonei dove ospi­tarli dopo Lampe­dusa?«Chiaro. Si è fatta l’ipotesi del comune di Mineo, a Catania. Anche se ho saputo che la scelta non tutti la condividono. Parlerò con il ministro Maroni. Ma se salta l’ipo­tesi catanese, la vedo nera. Dobbiamo fa­re in modo di trasferirei nostri ospiti nel più breve tempo possibile. Perché poi di­ventano nervosi. Ci ricordiamo dell’espe­rienza del febbraio 2009? L’abbiamo pa­gata duramente. Erano 1200 immigrati, sì allora i cancelli del Centro di Imbriacola erano chiusi. Ma la gente trattenuta la den­tro per protesta det­te fuoco all’edificio». Lei ha parlato con i tunisini?«Sì, e ho cercato di tranquillizzarli. Era­no convinti che in quattro e quattr’ot­to sarebbero andati via perché hanno vi­sto che in un giorno c’è stato un massic­cio ponte-aereo con la partenza di 800 per­sone. Ma come ho già detto vanno repe­rite strutture idonee per una adeguata so­luzione del problema».Anche qualche lampedusano comincia a dimostrare cenni di preoccupazione e di­sagio.«Anch’io ho registrato più d’una protesta. Soprattutto da parte dei genitori delle no­stre ragazze. Non ho potuto che consi­gliare loro di tenerle a casa la sera, alme­no in questi giorni. Per l’attività scolasti­ca durante il giorno non ci sono proble­mi, la sicurezza è ben garantita. Certo il mio suggerimento non è stato accettato da tutti, ma non può che essere questo per e­vitare che si possano creare situazioni di rischio vista la presenza di così tanti gio­vani uomini: stiamo a casa in queste sere, guardiamo la tv, la playstation. Intanto ho firmato un’ordinanza con la quale ho vie­tato la vendita di alcolici». Ci sono anche i pescatori che protestano da settimane e minacciano lo sciopero generale. Più di un diavolo per capello, sindaco?«La situazione è molto critica. Continuo a tenere riunioni. I pescatori protestano per­ché da noi il gasolio costa di più che nel resto d’Italia. Stiamo aspettando una au­torizzazione da parte della dogana di Pa­lermo che permetta l’arrivo di un mezzo mobile con 45mila litri di carburante co­sì da abbattere di 18 centesimi al litro il prezzo del gasolio ad uso peschereccio. Se avremo una risposta positiva, i pescatori torneranno a pescare e con loro si rimet­terà in moto tutto l’indotto, così che a­vranno vinto una battaglia che dura da 30 anni. Altrimenti 'si salvi chi può', come sta scritto sui manifesti della protesta: perché se giovedì non ci sarà una risposta i pe­scatori promettono lo sciopero generale, il blocco del porto e dell’aeroporto. Sono seriamente preoccupato». C’è qualcosa d’altro?«Abbiamo anche un problema di emer­genza idrica. Altra situazione preoccu­pante. È arrivata una nave cisterna, ma non è quella straordinaria che abbiamo richiesto. Perché con 2000 immigrati pre­senti e i 3000 che sono passati, di acqua ne è stata consumata tanta e ancora la si comsuma. Il dissalatore è rotto e già non siamo più in grado di rifornire la cittadi­nanza come avveniva ogni 15 giorni. Al­tro che diavolo per capello».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: