Intanto che gruppi di immigrati tunisini scaricano la tensione per l’attesa di una agognata partenza da Lampedusa che sembra non arrivare mai, sfidandosi a piedi nudi in una grande partita di calcio nel campo sportivo 'Orazio Arena', qualcuno degli ospiti nel 'Centro di prima accoglienza' in contrada Imbriacola si spintona e litiga accusandosi reciprocamente di avere rubato un telefonino. Ma ci sono decine di gruppi e gruppetti di persone che girovagano ininterrottamente, spesso senza una meta precisa, se non il tavolino di un bar, fino a sera inoltrata per vicoli e strade del paese, con più di un giovane dall’alito pesante e la mente offuscata dall’alcol o forse, non è da escludere, da qualche sostanza stupefacente. Nel suo ufficio al primo piano del Comune
il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, cerca di scacciare dalla testa il fantasma che la situazione possa sfuggire di mano. E senza troppi giri di parole ammette di essere «molto preoccupato». All’orizzonte meridionale dell’isola delle Pelagie, ma non su altre coste siciliane dove ancora ieri ci sono stati degli sbarchi, seppure dai numeri contenuti, da un paio di giorni non si evidenziano più «bersagli», come nel gergo tecnico sono identificati i navigli che trasportano gli immigrati. Non solo il sindaco è inquieto, più d’uno a Lampedusa si sta chiedendo quanto durerà il tempo dell’ospitalità. E anche i tunisini cominciano a dimostare segni di insofferenza e nervosismo per questo 'parcheggio forzato' che dicono di non comprendere, mentre i bagni del Centro di prima accoglienza sono già stati pressochè resi impraticabili, e secondo qualcuno, che li ha potuti controllare, «intenzionalmente».
Sindaco De Rubeis c’è aria di nervosismo o è un abbaglio? «C’è, c’è nervosismo, anche se tutti gli immigrati sanno che partiranno scaglionati ed entro una decina di giorni. Un centinaio al giorno, più o meno. Oggi (ieri per chi legge) ne sono partiti 200, ieri 100. L’altro ieri zero. Ognuno di loro è in possesso di un numero identificativo che ne regolerà la partenza e, pertanto, sono consapevoli che ci sarà da stare fermi a Lampedusa per qualche giorno ancora. Occorre pazienza».
È un problema di luoghi e ambienti idonei dove ospitarli dopo Lampedusa?«Chiaro. Si è fatta l’ipotesi del comune di Mineo, a Catania. Anche se ho saputo che la scelta non tutti la condividono. Parlerò con il ministro Maroni. Ma se salta l’ipotesi catanese, la vedo nera. Dobbiamo fare in modo di trasferirei nostri ospiti nel più breve tempo possibile. Perché poi diventano nervosi. Ci ricordiamo dell’esperienza del febbraio 2009? L’abbiamo pagata duramente. Erano 1200 immigrati, sì allora i cancelli del Centro di Imbriacola erano chiusi. Ma la gente trattenuta la dentro per protesta dette fuoco all’edificio».
Lei ha parlato con i tunisini?«Sì, e ho cercato di tranquillizzarli. Erano convinti che in quattro e quattr’otto sarebbero andati via perché hanno visto che in un giorno c’è stato un massiccio ponte-aereo con la partenza di 800 persone. Ma come ho già detto vanno reperite strutture idonee per una adeguata soluzione del problema».
Anche qualche lampedusano comincia a dimostrare cenni di preoccupazione e disagio.«Anch’io ho registrato più d’una protesta. Soprattutto da parte dei genitori delle nostre ragazze. Non ho potuto che consigliare loro di tenerle a casa la sera, almeno in questi giorni. Per l’attività scolastica durante il giorno non ci sono problemi, la sicurezza è ben garantita. Certo il mio suggerimento non è stato accettato da tutti, ma non può che essere questo per evitare che si possano creare situazioni di rischio vista la presenza di così tanti giovani uomini: stiamo a casa in queste sere, guardiamo la tv, la playstation. Intanto ho firmato un’ordinanza con la quale ho vietato la vendita di alcolici».
Ci sono anche i pescatori che protestano da settimane e minacciano lo sciopero generale. Più di un diavolo per capello, sindaco?«La situazione è molto critica. Continuo a tenere riunioni. I pescatori protestano perché da noi il gasolio costa di più che nel resto d’Italia. Stiamo aspettando una autorizzazione da parte della dogana di Palermo che permetta l’arrivo di un mezzo mobile con 45mila litri di carburante così da abbattere di 18 centesimi al litro il prezzo del gasolio ad uso peschereccio. Se avremo una risposta positiva, i pescatori torneranno a pescare e con loro si rimetterà in moto tutto l’indotto, così che avranno vinto una battaglia che dura da 30 anni. Altrimenti 'si salvi chi può', come sta scritto sui manifesti della protesta: perché se giovedì non ci sarà una risposta i pescatori promettono lo sciopero generale, il blocco del porto e dell’aeroporto. Sono seriamente preoccupato».
C’è qualcosa d’altro?«Abbiamo anche un problema di emergenza idrica. Altra situazione preoccupante. È arrivata una nave cisterna, ma non è quella straordinaria che abbiamo richiesto. Perché con 2000 immigrati presenti e i 3000 che sono passati, di acqua ne è stata consumata tanta e ancora la si comsuma. Il dissalatore è rotto e già non siamo più in grado di rifornire la cittadinanza come avveniva ogni 15 giorni. Altro che diavolo per capello».