La grande famiglia pacifista è tornata a farsi sentire questa sera, in piazza Maggiore a Bologna, per dar vita alla "Festa della Repubblica che ripudia la guerra". Come già avvenuto il 25 febbraio e il 12 marzo, l’iniziativa è stata promossa dal Portico della Pace che ha anche avviato una raccolta fondi per sostenere l’impegno dell’attivismo pacifista. Una festa sottolineata dalle note dei gruppi musicali "Icentopassi", "Cico & Mama Afrika" e "Mirco Menna Trio", e ancorata ai contenuti espressi negli interventi di Lisa Clark, referente della Rete Italiana per il Disarmo, protagonista della Campagna per la messa al bando delle atomiche, insignita del Premio Nobel per la pace, del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, dall’artista Alessandro Bergonzoni, dagli attivisti di Stop the war now, #SafePassage e #OperazioneColomba, e da altri cooperanti e volontari che si sono soffermati sulle ragioni del pacifismo, della difesa civile non armata, della nonviolenza, fino all’idea di promuovere assessorati e ministeri della pace.
La priorità assoluta, hanno spiegato gli organizzatori della serata, è favorire un percorso di pace che riguardi, «nell’immediato, il cessate il fuoco, la definizione di una tregua delle operazioni militari, con la diretta collaborazione delle organizzazioni umanitarie internazionali». A partire dalla quale «avviare la mediazione possibile, in cui vince il sangue risparmiato». La «criminale invasione russa dell’Ucraina», hanno rimarcato gli attivisti, ha innescato «una grave escalation militare», le cui conseguenze sono tuttora «imprevedibili. La macchina della guerra, violando tutti i diritti umani, continua ad uccidere e provocare distruzioni senza pietà per le popolazioni civili, dilagando di nuovo anche in Europa».
Di fronte a questa «tragica realtà» e al «legittimo diritto alla difesa degli ucraini e alle loro richieste di aiuto, molti governanti sembrano essersi arresi allo schema della guerra – ha denunciato il Portico della Pace –, continuando a fornire armi, come unica strategia, senza assumere alcuna seria iniziativa di mediazione tra le parti. Siamo immersi nell’esaltazione dell’ideale bellico della lotta armata che non vede alternative tra la "vittoria" e la "sconfitta", tra l’aggiunta di armi alle armi e l’essere inermi».
Ma non tutto è perso, a patto che «le istituzioni internazionali si assumano la responsabilità di lavorare per fermare la guerra, per proteggere veramente le popolazioni civili e creare le condizioni per costruire la pace». L’alternativa alla guerra esiste «nella misura in cui c’è la volontà politica internazionale di costruirla e darle una chance». È dunque «indispensabile rafforzare il ruolo dell’Onu liberandolo dai condizionamenti degli Stati più potenti e richiamandolo alla coerenza con il proprio mandato istituzionale, ossia "liberare l’umanità dal flagello della guerra" (Carta della Nazioni Unite)». Da Bologna il messaggio per questo 2 giugno è chiaro: «Vogliamo che sia la Festa della Repubblica che ripudia la guerra, in ottemperanza alla Costituzione italiana. Una Repubblica che ripudia la guerra e la sua preparazione e, anziché aumentare le spese militari, imposti coerenti politiche attive di pace come perno della politica nazionale e internazionale».
Alla serata bolognese hanno aderito Aoi Cooperazione e solidarietà internazionale, Arci, Banca Etica, Cnesc, Comunità Papa Giovanni XXIII, Focsiv, Il Manifesto in rete, Libera Bologna, Mediterranea Saving Humans, Movimento focolari Italia, Movimento Nonviolento, Rete italiana pace e disarmo, la carovana #Stopthewarnow (che programma una nuova missione in Ucraina in questo mese).
Tra le numerose iniziative per la pace, questa sera, alle 21, nella Sala dei Notari del Palazzo dei Priori di Perugia, nell’ambito del Festival Encuentro, impreziosita dalle poesie e dai pensieri della poetessa curda Bejan Matur, si svolgerà una tavola rotonda sul tema "Raccontare la guerra"; vi prenderanno parte Arianna Ciccone, Patricio Pron, Paco Taibo II e il direttore Marco Tarquinio. L’ingresso è gratuito.