Dopo anni di sanguinosa guerra, i taleban entrano vittoriosi a Kabul il 26 settembre 1996 sui carri armati catturati ai russi. Saranno rovesciati da un intervento Nato nel 2001 (Ansa)
Esaminandolo a oltre due decenni di distanza possiamo ben dire che il 1996 è stato da noi un anno i cui molteplici eventi (normale; ogni giro di calendario è intessuto di infiniti eventi) sono riusciti nel miracolo di far passare in secondo piano una sceneggiata folkloristica che ha lasciato le cose esattamente come stavano. Alludiamo allo show andato in scena il 13 settembre quando Umberto Bossi, il leader della Lega, ha prelevato un’ampolla d’acqua «sacra, cristallina, non mafiosa» alle sorgenti del Po e l’ha inviata a mezzo staffette fino a Venezia per consacrare con il gesto l’indipendenza della Padania. Quasi nessuno se ne ricorda più, ma è poco male.
Magari altri ricordano – con rammarico o con rimpianto, non importa – l’insediamento a Palazzo Chigi di un governo orientato a incarnare la diversità rispetto al passato. Il 21 aprile si vota per le politiche, dopo che il presidente Scalfaro ha sciolto le Camere. In base alla ripartizione dei seggi vince l’Ulivo di Romano Prodi contro il Polo della libertà di Silvio Berlusconi, ma il Polo in realtà ha raccolto 250mila voti in più. Quisquilie.
Si vota anche in altri Paesi, in questo ’96. Il 20 gennaio in Palestina si designa Yasser Arafat alla presidenza dell’Anp. È la prima volta che i cittadini dei Territori occupati possono recarsi alle urne. Il 3 marzo tocca agli spagnoli, e le sorprese non mancano perché dopo 13 anni di governo socialista si afferma José Maria Aznar, il giovane leader del Partito popolare. Boris Eltsin il 3 luglio viene riconfermato alla presidenza della Federazione russa, mentre dall’altro lato dell’Atlantico bisognerà aspettare il 5 novembre per conoscere il nome dell’uomo forte della Casa Bianca. In realtà non ci sono dubbi che toccherà per la seconda volta al democratico Bill Clinton, e così infatti sarà. Come si dice negli States, per i primi quattro anni il presidente lavora per la rielezione, nei successivi quattro per il Paese. Di elezioni invece non hanno bisogno i taleban dell’Afghanistan per prendere il potere: entrano vittoriosi a Kabul il 26 settembre.
Passiamo ad altro. Per quanto riguarda la cronaca italiana anche il 1996 è segnato da drammi. È il 29 gennaio quando Venezia, l’Italia e il mondo sono sotto choc per le notizie che arrivano dalla laguna, dove un rogo incontrollabile sta distruggendo uno dei gioielli della città, il Gran Teatro La Fenice. Contro le fiamme gli idranti riescono a fare ben poco, e prima che La Fenice risorga dalle sue ceneri dovranno passare anni.
A giugno, il 19, un’ondata di eccezionale maltempo accompagnata da piogge torrenziali provoca una grave alluvione in Versilia: la furia delle acque si incanala in una stretta valle che non è in grado di smaltire la massa idrica, così vengono cancellate case, strade, aziende per la lavorazione del marmo. I morti sono 14. Si punta il dito contro i capricci del clima, ma nessuno vuole riconoscere che gran parte della responsabilità del disastro va messa in carico all’incuria verso il territorio, alla mancata tutela dell’ambiente. Esattamente come a Crotone, nella martoriata terra di Calabria: qui l’alluvione del 14 ottobre esige un pedaggio di 6 vite umane.
Ben più grave il bilancio di una tragedia del mare avvenuta giusto a Natale, il 25 dicembre. Nello specchio di Mediterraneo a sud di Capo Passero, tra la Sicilia e Malta, la collisione tra un piccola imbarcazione e un cargo libanese che ha raccolto in mare alcune centinaia di migranti provoca la morte di 283 disperati che erano in cerca di un futuro migliore. In Italia si tenderà a minimizzare; cose che capitano, diranno molti. Lo direbbero anche oggi.
Non possiamo dimenticare cosa è stato il 1996 per Avvenire. Con il numero del 23 marzo compare l’inserto Popotus, interamente dedicato ai ragazzini delle elementari e delle medie. Nato settimanale, l’inserto comincerà ben presto a uscire il giovedì e il sabato, gratificato dei consensi dei giovani lettori, delle loro famiglie, degli insegnanti. Popotus è fortemente voluto dal direttore Dino Boffo, che va in udienza privata da Giovanni Paolo II il 3 maggio.
Già, il Papa. Quali i suoi impegni di quest’anno? Tra il 5 e il 12 febbraio si è recato pellegrino in Guatemala, Nicaragua, Salvador e Venezuela. Subito dopo il rientro in Vaticano ha firmato il 22 febbraio la costituzione apostolica Universi Dominici gregis che detta nuove regole in tema di sede vacante e per l’elezione del successore di Pietro. Di grande risonanza internazionale è una visita di Stato che ha luogo il 19 novembre, quando Fidel Castro arriva in Vaticano. Visita storica, quella del leader della rivoluzione cubana; tra la Santa Sede e l’Avana è in atto un silenzioso processo di transizione che culminerà con il viaggio di Papa Wojtyla nell’isola caraibica nel gennaio di due anni dopo.