sabato 24 agosto 2024
La nave della ong Mediterranea torna sulla rotta in cui, da inizio 2024, 1.026 migranti risultano morti o dispersi. Il personale dell’organismo Cei si occuperà di monitoraggio e informazione
Lo scafo della Mare Ionio alla partenza da Trapani

Lo scafo della Mare Ionio alla partenza da Trapani - Mediterranea Saving Humans

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Ci sarà anche la Fondazione Migrantes in mare, accanto alla Mare Jonio, dell’ong Mediterranea Saving Humans. Una nuova missione è partita stamattina dal porto di Trapani e vedrà l’organizzazione internazionale impegnata nelle operazioni di ricerca e soccorso, mentre l’organismo della Conferenza episcopale italiana, che da anni si occupa di profughi e rifugiati, a bordo di una barca a vela, si occuperà delle fasi di monitoraggio e informazione. Il tutto con la benedizione di Papa Francesco, che a don Ferrari ha inviato un messaggio di auguri: «Prego per voi», scrive Bergoglio, ringraziando la ong impegnata nel salvataggio dei migranti «per la vostra testimonianza» e invocando appunto anche la benedizione di Dio e della Madonna.

A bordo della Mare Jonio battente bandiera italiana e della barca a vela Migrantes si contano 25 persone, come sempre provenienti da contesti sociali diversi. Questa volta, però, accanto ai soccorritori professionisti, attivisti di centri sociali, sindacati studenteschi, operatori sanitari, giornalisti e volontari, ci saranno anche don Alessandro Messina e Donatella D’Anna, direttori delle sedi Migrantes di Fano e Caltanisetta.

Donatella D’Anna e don Alessandro Messina, direttori delle sedi Migrantes di Caltanisetta e Fano

Donatella D’Anna e don Alessandro Messina, direttori delle sedi Migrantes di Caltanisetta e Fano - .

La partenza è imminente. Nelle prossime settimane la Mare Jonio – timonata dal comandante Filippo Peralta – e la barca a vela guidata dagli skipper Gabriele Risica e Piero Scaffidi, già impegnati in missioni di soccorso con Emergency e Croce Rossa, navigheranno insieme in acque internazionali, le stesse frequentate da tanti disperati che ogni giorno partono dalla Libia su barche di fortuna con la speranza di raggiungere l’Italia e poi l’Europa.

Dall’inizio dell’anno, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni, sulla rotta del Mediterraneo centrale – che da Algeria, Egitto, Tunisia e Libia conduce a Malta e Italia ed è considerata la via più pericolosa di accesso al nostro continente – sono morte o risultano disperse 1.026 persone: 54 sono bambini. Tra i soccorritori della missione di Mediterranea c’è anche chi questo terribile viaggio lo ha percorso ed è sopravvissuto. Si tratta di Ibrahima Lo, un ragazzo di 24 anni arrivato in Italia nel 2017 partendo dal Senegal, scampato prima ai lager libici e poi al naufragio che è toccato al gommone su cui viaggiava. A salvarlo, in quell’occasione, fu l’Aquarius, una nave di Sos Mediterranée, una delle ong di soccorso verso cui Ibrahima – che oggi vive e lavora in Veneto – ha deciso di sdebitarsi. E lo farà, per uno strano caso, lavorando fianco a fianco con Iasonas Apostolopoulos, coordinatore del Rescue Team di Mediterranea e l’uomo che allora lo trasse vivo dalle onde. La storia di Ibrahima, che lui stesso ha raccontato nel libro Pane e acqua (Villaggio Maori Edizioni, 2020), ha colpito anche papa Francesco che lo ha incontrato il 2 luglio e ha accarezzato le cicatrici delle ferite riportate nei lager libici.

Il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli e l’equipaggio a bordo della barca vela di Fondazione Migrantes

Il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli e l’equipaggio a bordo della barca vela di Fondazione Migrantes - .

«Come sempre – commenta da Trapani il cappellano di Mediterranea don Mattia Ferrari – è impressionante la fraternità che si crea tra persone di provenienze differenti: si è uniti tra diversi. Sulla barca siedono insieme persone atee, musulmane e cattoliche; italiani ma anche un greco e un tedesco. Naturalmente anche le professionalità sono sfaccettate: c’è Vanessa, che è medico di bordo, l’ostetrica Ambra; Renato, uno storico volontario bolognese, e poi Gabriele: il più giovane dell’equipaggio che è anche attivista del centro sociale romano Spin Time Labs. Strano? No: lo scopo di queste missioni non è solo soccorrere ma proprio unire in mare la società civile che non si rassegna all’indifferenza. Attraverso questo gesto politico vogliamo dare carne alla fraternità».

In quanto a Fondazione Migrantes il viaggio è promosso dalla sezione di Fano e dal suo vescovo Andrea Andreozzi. Sulla barca a vela viaggeranno una decina di persone. «La nostra Fondazione ha accolto il progetto della sede di Fano, in collaborazione con Mediterranea, per monitorare uno dei tanti viaggi di soccorso in mare dei migranti e informare correttamente l’opinione pubblica, spesso disinformata o male informata – dichiara il presidente di Migrantes e della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei, l’arcivescovo di Ferarra-Comacchio, Gian Carlo Perego –. Soccorrere e non respingere o abbandonare è la legge del mare, che mette al primo posto sempre la vita delle persone. Solo dopo il soccorso e l’accoglienza si può valutare un percorso di rientro in patria o di tutela e protezione dei migranti».

Alla barca a vela di Migrantes e a tutta la missione è arrivata anche la benedizione del vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, che, giovedì, con alcuni collaboratori, ha visitato l’imbarcazione e parlato con l’equipaggio. Ora è davvero tutto pronto per salpare.

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