In un momento di prova, dove bruciano le "ferite" e i vuoti lasciati dall’epidemia da Coronavirus, e si vanno profilando i gravi danni economici, i fedeli di Gallarate hanno deciso di dare un segnale forte. «Faremo un voto», annuncia il prevosto, monsignor Riccardo Festa: «Sarà un atto non puramente formale o devozionistico, con la semplice promessa di "essere più buoni", ma un gesto concreto e visibile, da cui non possiamo tornare indietro. Costruiremo una casa per chi non ha un tetto, e dove trovare un’occasione di riscatto e nuova vita. La pandemia ha messo alla prova la nostra fede; vogliamo rivolgerci a Dio chiedendo la grazia della guarigione, mettendo davanti a lui le cose che abbiamo perso ma anche quelle che abbiamo salvato, i valori che ci hanno tenuto a galla, impegnandoci in un gesto di carità concreta e duratura, che sia un memoriale».
Nascerà così "Casa di Eurosia", intitolata alla giovanissima sposa martire per la fede, co-patrona di Gallarate (vedi anche editoriale in prima pagina): dieci posti per i senza dimora, da realizzare ristrutturando un immobile oggi sottoutilizzato, di proprietà delle parrocchie. «La casa è uno dei valori fondamentali riscoperti in questo tempo – riprende monsignor Festa –. Ma non tutti ne hanno una, non tutti la sanno gestire come si deve, qualcuno di casa è uscito e non è più tornato. E allora partiamo da questo segno forte, al servizio di tutta la città di Gallarate».
Piano finanziario e modalità di gestione verranno presentati alla città il 12 settembre in occasione del "voto" ma perché sia davvero concreto tutti i fedeli dovranno mettere mano al portafogli: «Ci impegniamo per tre anni a farla funzionare con circa 40.000 euro, raccolti attraverso donazioni da 1.000 euro di gruppi di persone che si autotassano mensilmente, per esempio destinando gli 80 euro del credito di imposta che abbiamo in busta paga». La Casa per i senzatetto sarà al momento solo un ricovero notturno, che si collega alle altre opere di carità, le docce e la Mensa del Buon Samaritano, con la presenza di alcune figure educative, per offrire accoglienza e accompagnamento agli ospiti verso una nuova dignità di vita.
Il "voto" per i gallaratesi non è una novità. Lo hanno già fatto in passato, in occasione della peste del 1630, e lo ripeteranno il 12 settembre, solennemente, davanti alla Vergine nel Santuario di Madonna in Campagna. La decisione è arrivata lunedì scorso, quando si sono radunati nella basilica di Santa Maria Assunta i consigli pastorali e degli affari economici delle 10 parrocchie cittadine e hanno approvato il progetto messo a punto da monsignor Festa con gli altri tre parroci della città: don Mauro Taverna, don Luigi Pisoni e don Giovanni Ciocchetta. Ne è stato informato anche l’arcivescovo Mario Delpini. Mentre il prevosto ha parlato dell’iniziativa con l’assessore ai Servizi sociali, Stefania Cribioli.
«Con questo atto religioso – aggiunge Festa – vogliamo convertirci e cambiare il nostro modo di vivere e relazionarci con gli altri, di pianificare gli investimenti, anche come parrocchie: sono accaduti fatti in questi mesi che non vogliamo cancellare».