mercoledì 1 agosto 2018
Ad Agrigento il monito di Wojtiya. Ma in estate bombe a Firenze, Roma, Milano. Per i 25 anni del quotidiano udienza dal Papa
Giovanni Paolo II in Sicilia

Giovanni Paolo II in Sicilia

COMMENTA E CONDIVIDI

Ed eccoci ormai a quota 25, al quarto di secolo di vita. Avvenire lo celebra nel 1993 con una serie di iniziative che culmineranno a dicembre con un inserto speciale, ma l’evento più significativo dell’anno è tutto per i redattori, il personale poligrafico e le rispettive famiglie che il 1° maggio vanno in udienza in Vaticano da Giovanni Paolo II, presenti i vertici dell’azienda, il direttore Lino Rizzi, il vicedirettore Dino Boffo che di lì a pochi giorni, il 20 maggio, assumerà il ruolo di condirettore. Il ’93 segna anche i 15 anni di pontificato di Wojtyla. Il Papa sta preparando una nuova enciclica, la Veritatis splendor che mette in guarda contro i pericoli del relativismo e sarà pubblicata il 6 agosto. Il Santo Padre il 25 aprile si è recato in Albania, ora che nel Paese delle Aquile è tornata la libertà religiosa. Il 9 maggio è ad Agrigento, nella Sicilia oppressa dalla mafia, e parla con chiarezza ai giovani e non solo: «Vi chiedo di scegliere tra Cristo e la mafia». Poi il grido rivolto direttamente ai mafiosi: «Convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio».
Grandi cambiamenti avvengono nel mondo nel corso del 1993. Il 3 gennaio Stati Uniti e Russia sottoscrivono l’accordo Start per la riduzione degli arsenali nucleari. Né l’una né l’altra parte rinunciano alla Bomba, ma la corsa forsennata al riarmo atomico sembra interrotta e l’umanità tira un sospiro di sollievo. Di inizio anno, l’11 gennaio, è una separazione che ridisegna di fatto i confini politici dell’Europa come erano usciti dalla seconda guerra mondiale: muore la Cecoslovacchia e nascono la Repubblica Ceca e la Slovacchia, Praga la capitale dell’una, Bratislava quella della seconda. La frantumazione in atto nella ex Jugoslavia sta facendo scuola.

C’è chi se ne va per la propria strada e chi invece tenta un problematico riavvicinamento teso a superare decenni di odio, a sostituire le parole di pace alle brutalità della guerra: il 20 agosto, mentre l’Italia è ancora in vacanza, due delegazioni mediorientali si incontrano ad Oslo per tentare di instaurare un clima nuovo tra israeliani e palestinesi. Il leader dell’Olp Yasser Arafat e il primo ministro israeliano Shimon Peres firmano poi il 13 settembre a Washington un’intesa che gli eventi successivi dimostreranno non essere in grado, purtroppo, di migliorare i rapporti tra Israele e mondo arabo. Il Vaticano offre la sua collaborazione procedendo il 30 dicembre al riconoscimento dello stato di Israele, su base di reciprocità.

E i cambiamenti in Italia? Riguardano soprattutto la politica. Il 18 aprile (data emblematica, quel giorno del 1948 la Dc si aggiudicò per la prima e unica volta la maggioranza di seggi in parlamento) un referendum abolisce il finanziamento pubblico ai partiti. Abolisce per modo di dire, perché d’ora in avanti si chiamerà rimborso elettorale. Il 28 aprile Carlo Azeglio Ciampi, già governatore della Banca d’Italia e non parlamentare, si insedia alla presidenza del consiglio. Nella compagine ministeriale entrano, fatto inedito, tre uomini del Pds, l’erede del vecchio Pci, ma si dimettono nel giro di 48 ore dopo che viene negata l’autorizzazione a procedere contro il segretario del Psi Bettino Craxi. Il 30 aprile Craxi è duramente contestato dalla folla all’uscita dal suo albergo romano. Neppure per Giulio Andreotti le cose si mettono bene quest’anno: giusto il 13 maggio il Senato concede alla procura della repubblica di Palermo di procedere a carico dell’ex presidente del consiglio. Lo si accusa di essere il referente politico di Cosa nostra.
Il 26 luglio quel partito fino ad allora chiamato Democrazia cristiana cambia nome e pelle e diventa Partito popolare italiano.

L’estate del 1993 è punteggiata di attentati e stragi. Si comincia il 27 maggio con le bombe che esplodono presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. Si fa il bis il 27 luglio a Milano: in via Palestro si contano cinque morti oltre a ingenti danni materiali al Padiglione di arte contemporanea. La notte successiva tocca a Roma: esplodono ordigni contro San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro. In tutti gli episodi la firma mafiosa è evidente, come lo è nell’assassinio di un umile sacerdote di Palermo, don Pino Puglisi, ucciso la sera del 15 settembre mentre sta rientrando a casa. «Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita», ha detto di lui papa Francesco. Don Pino è stato proclamato beato il 25 maggio 2013, primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.

Il taccuino dell’anno ci ricorda infine che dal 10 al 15 agosto si è svolta a Denver, Colorado, la Giornata mondiale della gioventù, giunta alla quarta edizione e ormai uscita dalla fase pionieristica fino ad affermarsi come evento di risonanza planetaria. Nonostante Denver fosse una meta fuori mano, la presenza italiana non è stata marginale.


VAI AL 1992 | VAI AL 1994

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI