Matteo Salvini non canta male. Almeno con Luci a San Siro se la cava. Lo abbiamo scoperto grazie a Bruno Vespa, che ha aperto la puntata di Porta a porta (mercoledì in seconda serata su Rai 1) con un video del leader della Lega che si cimenta nel popolare brano di Vecchioni. Un bel viatico (in senso laico) per l'ex ministro che è stato libero di dire la sua sul nuovo decreto sicurezza: «Legalizza il traffico di esseri umani e riflette l'ideologia di sinistra per cui non esistono confini». Ben diverso l'incalzare di Vespa nella seconda parte della serata dedicata al “caso Becciu”, con in studio il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, l'editorialista del Corriere della sera Massimo Franco e, in collegamento, il direttore de La Civiltà cattolica padre Antonio Spadaro e il giornalista Camillo Langone. Il dibattito scaturito ha avuto anche qualche momento di tensione, pur sempre nel rispetto reciproco ad eccezione di alcune farneticanti affermazioni di Langone che ha definito «non cristiana» l'enciclica Fratelli tutti. A parte questo, si sono creati due schieramenti: da una parte Franco, sostenuto di fatto da un Vespa che non è stato proprio super partes, e dall'altra Spadaro e Tarquinio, che inizialmente ha chiarito che Becciu non è un ex cardinale, come è stato detto: ha solo rinunciato all'immunità cardinalizia per mettersi a disposizione della magistratura vaticana aderendo alla richiesta del Papa. Ma le questioni più controverse hanno riguardato una presunta «Curia parallela» (evocata da Franco), i frequenti «cambi traumatici» all'interno delle gerarchie vaticane e un'«antipatia del Papa verso la Chiesa italiana» dimostrata dal fatto che non crea cardinali gli arcivescovi delle grandi diocesi (Vespa). Tesi contestate da Spadaro e da Tarquinio. «Gli italiani – ha precisato il direttore di Avvenire – non hanno cardinali in meno, li hanno in diocesi diverse da prima». In quanto al cambio dei collaboratori, Spadaro ha parlato di «gesti di Francesco che non riguardano tanto la legalità, quanto la moralità. Cambiare è un modo per evitare incrostazioni». «I processi di riforma quando sono seri – ha concluso Tarquinio – incontrano opposizione, ma la trasparenza del Papa è davanti agli occhi di tutti».