Macchine agricole in retromarcia
I numeri sono impietosi. Secondo l'Unacoma " che riunisce tutti i produttori di mezzi per l'agricoltura " il tracollo è stato, in valore, del 3l,6% per quanto riguarda le trattrici e del 21,1% per quanto riguarda le macchine operatrici e le attrezzature. In questo modo, rispetto ad un fatturato dell'export per le trattrici di oltre 1,3 miliardi di euro nel 2008, il 2009 registra un valore di poco inferiore ai 900 milioni di euro. Per le altre tipologie di macchine agricole, a fronte di oltre 1,9 miliardi fatturati nei primi nove mesi del 2008, i dati indicano nel 2009 un valore pari a circa 1,5 miliardi. In termini di unità, l'industria italiana ha collocato sui mercati esteri, sempre nello stesso periodo, poco più di 39mila trattrici, contro le quasi 61mila dello stesso periodo 2008. Numeri simili sono stati rilevati anche per le macchine movimento terra.
È chiaro che, di fronte ad una situazione di questo genere, occorre chiedersi sia i motivi, sia, soprattutto, i rimedi che è possibile adottare. La crisi economica internazionale, naturalmente, ha contribuito notevolmente al tracollo. Basta pensare che l'industria italiana delle macchine agricole esporta oltre il 70% della propria produzione. E non solo, perché, nella geografia dei mercati, l'Europa è l'area che assorbe la maggior parte delle esportazioni italiane (con oltre il 60%), ed è proprio il Vecchio Continente ad aver fatto registrare una netta flessione delle vendite. Occorre anche fare i conti con previsioni pessime per il 2010. L'osservatorio dei costruttori europei indica che il 50% delle imprese della meccanizzazione prevede un anno in flessione e quindi un abbattimento ulteriore dei tassi di vendita. Intanto, guardando al mercato italiano, la situazione non pare cambiare di segno. L'andamento delle immatricolazioni " è stato spiegato da Unacoma proprio l'altroieri - segnerà nel consuntivo 2009 ancora un passivo, dopo tre anni di decrementi. È anche per questo che l'orizzonte per le imprese italiane è nero: l'export aveva fino a oggi compensato i cali del mercato nazionale.
Che fare? I costruttori chiedono sostanzialmente una cosa sola: «Un provvedimento governativo per la rottamazione delle macchine che possa, sia pure in modo molto parziale, ridurre il grave passivo sul fronte delle esportazioni». A sentire i rappresentanti dei grandi e storici marchi italiani, questa potrebbe essere l'unica strada da intraprendere in tempi brevi. Tenendo anche conto che la minaccia di forti ripercussioni sul piano dell'occupazione si sta concretizzando sempre di più.