LA TORRE DI BABELE
Oggi ricorriamo a una fonte piuttosto difficile: la citazione è desunta nientemeno che dal Poscritto alla logica della scoperta scientifica del filosofo viennese Karl Popper (1902-1994). Il senso è, però, limpido: la diversità è necessaria. In realtà la torre di Babele è il simbolo di un'unità obbligata e artificiosa, una globalizzazione forzata. Infatti, il sogno dell'imperialismo di Babilonia è quello di imporre «un unico labbro», come si dice nell'originale ebraico della Genesi, cioè una sola lingua, una sola cultura, una sola concezione della vita, precettata a tutti. Il risultato è paradossale e antitetico ed è la confusione, come reazione all'uniformità imposta.
L'autentica diversità è, invece, ben altro: è la ricchezza dei colori dell'arcobaleno. La tradizione giudaica affermava che Dio, quando creò l'umanità, lo fece con un unico conio, eppure ogni persona " a differenza di ciò che accade per le monete " è sempre diversa dall'altra, anche a livello fisico (si pensi solo alle impronte digitali). Unica è la dignità, ossia l'appartenenza all'essere umani, infinita è la pluralità dei volti e delle anime. Il rabbí Giacobbe Isacco di Lublino degli antichi ebrei Chassidim polacchi diceva: «In ogni uomo c'è qualcosa di prezioso che non si trova in nessun altro. Si deve, perciò, rispettare ognuno secondo le virtù che egli solo possiede e che non ha nessun altro». Ma attenzione: il crinale tra diversità benefica e confusione malefica è sottilissimo"