I perseguitati per la fede ci testimoniano mitezza e forza
Gentile direttore,
grazie infinite per continuare a darci tante notizie (come nel giornale del 27 novembre) di Asia Bibi e dei suoi e nostri fratelli e sorelle di fede perseguitati. Ho seguito la sua vicenda sin dal principio, pregando per lei e per gli altri prigionieri, chiedendo a Dio che in Pakistan e in Occidente qualcuno si muovesse per liberarla, e così è stato. Anche per merito di “Avvenire” che non ha mai cessato di parlarne. Che Dio vi benedica! Dateci ancora notizie e diteci se, oltre alle preghiere, possiamo fare qualcos’altro. Ma soprattutto continuate nel vostro impareggiabile lavoro. Noi vi sosteniamo con la preghiera. Vi abbraccio tutti con grande affetto!
Grazie a lei, gentile e cara signora. Sappiamo bene che il nostro lavoro di documentazione e sensibilizzazione sui troppi casi di persecuzione religiosa che ancora funestano il nostro mondo è solo uno “strumento”. Limitato, ma utile per accompagnare la predicazione e l’esempio accogliente e rispettoso del Papa e, magari, per motivare ancor di più la mobilitazione civile e spirituale di altre personalità influenti, di comunità e di persone attente e generose come lei. Asia Bibi e le sue sorelle e i suoi fratelli sono importanti per noi, perché ci ricordano con la loro sofferenza e la loro fedeltà che cosa significa credere e testimoniare Cristo, con mitezza e con forza.