Qualche riflessione a una settimana di distanza dalle elezioni regionali in Abruzzo. Prima: dalle politiche del 2022 a oggi, sta diventando strutturale il dato per cui un cittadino su due resta a casa. Seconda: con il 50% dell’elettorato che diserta le urne, vince le elezioni chi organizza meglio le truppe, non perde pezzi e ne strappa qualcuno all’altro campo. Risultato: Giorgia Meloni consolida la propria leadership nel centrodestra dopo l’autogol sardo, Forza Italia ritrova verve, il Pd riceve il “premio” per aver unito una coalizione ampia, opzione che però continua a non piacere per nulla agli elettori M5s. Proprio il partito di Giuseppe Conte esce malandato dalle due ultime elezioni regionali. Insieme alla Lega di Matteo Salvini, in discesa verso il ruolo di terzo partito della coalizione. Sono i dati di una crisi che attanaglia gli ex alleati gialloverdi, che più pagano la difficoltà a giocare di squadra e non in solitaria. Ma mentre il Carroccio non abbandona la trentennale cultura coalizionale del centrodestra, M5s non riesce a sciogliere un nodo vitale: provare a governare sui territori, e in prospettiva nel Paese, pagando il prezzo di un’alleanza; oppure limitarsi a fare il “pieno”, in splendida autonomia, nei voti di opinione? Nodi da scegliere in vista di aprile quando si vota per la Basilicata, e ancora di più a giugno per le Europee. Spiega bene qui Marco Iasevoli.