Etiopia. Massacrati in Tigrai 78 religiosi
Il premier etiopie Abiy Ahmed
Una lettera ufficiale riservata della Chiesa copta ortodossa etiope ottenuta in esclusiva dal quotidiano britannico Telegraph rivela che almeno 78 religiosi ortodossi sono stati massacrati in cinque dei sei mesi di guerra nel Tigrai. La regione settentrionale etiopica ribelle è la culla del cristianesimo africano e ha un patrimonio millenario di chiese e monasteri che, come più volte documentato, è stato bombardato e saccheggiato dall’esercito federale e dai suoi alleati, le truppe eritree e le milizie Amhara. Ma la lettera, indirizzata al Sinodo della Chiesa ortodossa etiope e datata 15 aprile 2021, conferma i sospetti sull’uccisione di «preti, diaconi, monaci, e coristi» elencando i nomi delle vittime. Testimoni accusano poi le truppe di Addis Abeba e quelle di Asmara di essere penetrate nei luoghi sacri nella zona sud orientale del Tigrai e di aver sparato intenzionalmente ai religiosi. Tra i templi attaccati e teatro di stragi di consacrati, Gergera Maryam, Adi’Zeban Karagiorgis, Kidanemihret Bosa, Taksa e il monastero di Da Abune Ayzgi. Secondo la tradi- zione cristiana etiope, durante la festa del santo patrono, i religiosi stanno in chiesa. I militari avrebbero dunque preso di mira i templi nei giorni dedicati alle festività patronali per colpire il clero ortodosso tigrino.
La notizia è trapelata tre giorni dopo che i social media e la Cnn hanno mostrato il video girato con uno smartphone e fatto uscire di nascosto dall’Etiopia nel quale il capo della Chiesa ortodossa d’Etiopia, Sua Santità Mathias, condanna per le prima volta quello che definisce il genocidio che il governo di Abiy Ahmed sta compiendo dal 4 novembre 2020 contro il popolo del Tigrai. Dal patriarca, che ha rotto il silenzio sulla guerra dichiarando di essere stato censurato in questi mesi e che ha condannato abusi e crimini e gli attacchi a chiese e monasteri, ha preso le distanze il Segretario generale del sinodo della Chiesa ortodossa etiope, l’arcivescovo di Sidama e Gedeo Yoseph, il quale in dichiarazioni riprese dai media governativi ha detto che le affermazioni di Sua Santità, di origine tigrina, non erano state approvate dal Sinodo ed erano dunque opinioni personali. La questione, ha aggiunto, verrà trattata alla prossima assemblea generale. Si evidenzia dunque una spaccatura nella principale istituzione religiosa etiope, che raggruppa circa 50 milioni di fedeli.
L’Etiopia, intanto, ha negato il massacro di civili nella città santa ortodossa di Axum dello scorso novembre. Secondo il procuratore generale Fikadu Tsega, la stragrande maggioranza dei morti – che secondo il magistrato sarebbero stati 93 e caduti in combattimento – erano combattenti nemici del Tplf, fronte popolare di liberazione tigrino, in abiti civili. Dichiarazioni che contraddicono inchieste giornalistiche di media indipendenti internazionali e soprattutto di organizzazioni per i diritti umani come Amnesty international e Human rights watch che, grazie a numerose testimonianze, hanno documentato il massacro compiuto a sangue freddo dai soldati eritrei di almeno 800 persone, molte delle quali fedeli che si recavano nella cattedrale che custodisce l’Arca dell’Alleanza per la festa della Vergine Maria.