mercoledì 31 luglio 2024
In Paolo si trova già il principio di solidarietà con chi ha meno che è alla base di “Fratelli tutti”. Servono strutture universalistiche
Simone Martini, "San Martino divide il mantello con il povero". Assisi,  basilica inferiore di San Francesco

Simone Martini, "San Martino divide il mantello con il povero". Assisi, basilica inferiore di San Francesco - WikiCommons

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Il tema del LXXIX Convegno del Centro di Studi Filosofici di Gallarate è Carità e fraternità per l’eguaglianza: oltre il confine tra abbondanza e indigenza. Il convegno si tiene nei giorni 5 e 6 agosto nell’ambito del Congresso mondiale di filosofia; interverranno Marianna Gensabella, Mauro Magatti, Benedetta Giovanola, Antonio Staglianò, Donatella Pagliacci, Riccardo Pozzo, Giacomo Marramao, Marina Calloni, Luca Maria Scarantino. Anticipiamo qui alcuni stralci dell’introduzione del presidente del comitato scientifico del centro, Francesco Totaro.

Il riferimento letterale del nostro tema rinvia alla seconda Lettera ai Corinzi di Paolo di Tarso (8,7-15). In essa viene offerto un principio di superamento della barriera che impedisce di assumere l’indigenza di “fratelli” nella fede come problema che tocca profondamente coloro che godono dell’abbondanza. Il principio è tale da avere una declinazione sia spaziale sia temporale. La comunità dei fedeli di Corinto è chiamata a farsi carico dei bisogni della comunità dei fedeli di Gerusalemme, oltre la fruizione esclusiva della ricchezza disponibile nel proprio contesto esistenziale. La disposizione alla solidarietà è anche conveniente, perché istituisce una reciprocità che va a beneficio dei donatori se essi, a loro volta, dovessero trovarsi, nel futuro, nella condizione di indigenza. Si può dire che abbiamo qui un’anticipazione, in termini essenziali, dei temi dell’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco e dei pronunciamenti in essa contenuti (ne abbiamo estratto i capisaldi nel Materiale preparatorio al convegno). Gli ingredienti del nostro tema sono suscettibili di integrazioni. Alla gamma concettuale già evocata può essere aggiunta l’idea della giustizia. Essa è implicita nella declinazione dell’eguaglianza ed è connessa al modello sociale della solidarietà. Eguaglianza, giustizia e solidarietà si annodano strettamente. In uno scritto di Carlo Maria Martini, Sulla giustizia (Mondadori, 1999), si afferma opportunamente: « Mi sembra che la solidarietà tenda ad assumere il ruolo tradizionalmente proprio della giustizia, virtù orientata per eccellenza al bene comune, ad assurgere quasi al ruolo di virtù sociale fondamentale » e si precisa: «Solo se le trame complesse e articolate delle strutture economiche, giuridiche, sociali e politiche di un Paese saranno innervate dal riconoscimento delle solidarietà possibili – e quindi doverosamente praticabili – la solidarietà come atteggiamento morale, espressione comune e condivisa dell’attenzione all’altro in ogni suo apparire, dispiegherà al massimo grado le sue potenzialità ». La riflessione investe a ruota sia l’economia sia la politica in quanto permeate da «un ethos modellato sulla giustizia». A quali condizioni l’economia, senza subire annullamenti o svuotamenti, ma riconoscendo il carattere parziale del suo modello di razionalità, può disporsi al movimento verso una profonda comunione su scala mondiale? La condizione, certo esigente e impegnativa per la necessaria correzione dei suoi presunti automatismi, sta nell’assumere come fine ultimo la persona umana nella sua crescita integrale e solidale a livello planetario. Si delinea così il profilo, per larga parte ancora controfattuale, di un’economia giusta e solidale non dissociata dalla capacità di indirizzo della politica. Nella connessione con un’economia che in quanto dimensione relativa ne riconosce il “primato” nel campo delle decisioni ultime, la politica è dal suo canto «chiamata a mirare alle forme più alte e complete della giustizia». Nella prospettiva così tracciata diventa importante «favorire la realizzazione di un “governo mondiale” – e anche regionale / europeo – dell’economia», con il compito di «interrogarsi con coraggio e con libertà su quali siano le strutture istituzionali maggiormente idonee a raggiungere l’obiettivo». Si viene quindi a configurare un quadro della convivenza nel quale prevalga l’interesse universale «a comprendere senza discriminazioni di sorta l’essere umano in ogni dimensione della sua realtà e tutti gli esseri umani nello spazio e nel tempo». L’interesse universale coincide, né più né meno, con «l’interesse etico, che consiste nella giustizia e nella carità». Si tratta di un interesse che trova una mediazione concreta nella solidarietà e non manca pertanto di un appeal realistico. La solidarietà, infatti, «risponde a un principio etico superiore di fraternità verso chi si trova in condizioni di povertà »; al tempo stesso può essere considerata una «convenienza per il funzionamento complessivo della società».

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