giovedì 11 marzo 2010
Manchester 4 - Milan 0 Il bomber inglese si conferma ancora la "bestia nera" con una doppietta, poi Park e Fletcher chiudono la lezione all’impalbabile squadra di Leonardo. Dopo i viola anche i rossoneri escono dalla Coppa e ora rimane solo l’Inter. Il Lione a sorpresa con un gol nel finale butta fuori il Real di Kakà e Ronaldo.
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La faccia malinconicamente sinistra di una sconfitta pesante e tremendamente annunciata tradisce rammarico e questo, se vogliamo, è la nota dolente ma speranzosa su cui il Milan può provare a pensare al suo futuro. L’onore nel calcio esiste, come la sfortuna, la forza degli avversari, l’imponderata degli eventi. E tutto questo è andato in onda a Manchester, dove la squadra di Leonardo non ha inscenato la partita della vita ma nemmeno ha subito, rinunciato, prestato il fianco ad un verdetto senza riserve ed empiricamente sconcertante. Causato da un contendente obiettivamente più potente, meglio attrezzato, dotato di un fuoriclasse, Wayne Rooney, che vince le gare da solo. Un valore aggiunto ed essenziale che anche il Milan aveva quel Kakà (eliminato con il suo Real galattico dal Lione) e ora non ha più. L’impresa non è riuscita, ma la squadra rossonera, pur dilaniata da oggettive difficoltà, a tratti ci ha creduto veramente. Niente da fare: il campione inglese, incontenibile e solitario nelle sue sortite, ha messo al tappeto la generosità dei milanesi orfani come non mai di Nesta, cioè dell’unica barriera che avrebbe potuto arginare la forza estrema del cannoniere dei “Red Devils”. I rossoneri hanno dato tanto, se non tutto, su quel campo dove nessuno o quasi ha mai raggiunto la gloria. E dove il Manchester in Champions non ha mai perso con due reti di scarto. Il Milan ci andò molto vicino il 23 febbraio 2005 (ottavi di finale), quando vinse 0-1 con un gol di Crespo. Era la squadra di Ancelotti, nel pieno di un’epopea che, pensando ai tempi moderni, è farsi del male stile Tafazzi. La macchina di Leonardo, un Pato in meno e tanti campioni logorati in più, esce travolto dalle 4 reti di differenza ma non nell’onore, nel gioco e soprattutto nel carattere. Alcuni di questi campioni (Pirlo) rappresentano ancora il futuro, ma il tempo delle mele è chiaramente agli sgoccioli. La sconfitta inglese, come è maturata, unitamente alla splendida mezz’ora iniziale di San Siro dell’andata confermata nella reattività di ieri, fa pensare che sarebbe delittuoso ed insensato resettare tutto, azionare rivoluzioni irrazionali e sostanzialmente di pancia. Il Milan degli Antonini (ieri assente), degli Abbati, dei Pato (altro escluso forzato) e dei Ronaldihno è una realtà effettiva e non in decadenza. Una realtà da migliorare e da consolidare, al di là della dolorosa sberla inflitta ieri dal Manchester. Gli inglesi sono passati quattro volte: due con Rooney (di testa su cross dalla destra di Neville con Bonera a farfalle e poi di piede in contropiede ad inizio ripresa) e infine con Park (destro incrociato al 60’) e Fletcher di testa allo scadere. Per contro i rossoneri hanno sfiorato il vantaggio con Ronaldinho di testa ancora sullo 0-0 e nel secondo tempo hanno sciupato con Huntelaar, fuori tempo, che in quota ha messo fuori a porta spalancata. Per consolarsi almeno parzialmente, non resta che ricordare che nemmeno il Milan ancelottiano (due Champions in bacheca) non ha mai brillato di luce intensa lontano da San Siro. Tre vittorie (8 pareggi) in quattordici sfide. Tornando al presente, i ragazzi di Alex Ferguson, che mai avevano eliminato i rossoneri,  sono scesi sul prato senza Owen, Giggs, O’Shea, Brown, Anderson e lo squalificato Carrick. Un treno di assenze pesanti che fa il pari con un reparto difensivo che Leonardo ha dovuto inventarsi a poche ore dalla sfida. Non esattamente il meglio per provare a contrastare il Manchester. A centrocampo Flamini preferito a Beckham è stato un azzardo morale, se non altro perché l’ex Spice (prima volta a Old Trafford da nemico) entrato nella ripresa si è beccato un’ovazione da terzo tempo. Ma quanto è facile gioire del passato quando il presente si colora di festa.
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