La battaglia di Maidan ha avuto contraccolpi pesanti anche a Sochi. Gli atleti ucraini non sono rimasti indifferenti alle tensioni che dividono la loro patria. Sono rimasti profondamente turbati. E si sono divisi, come i connazionali.
Qualcuno aveva anche deciso di abbandonare le gare, per rispetto nei confronti delle vittime degli scontri, ma anche per protesta contro il governo. Si è parlato di metà dei 43 componenti la squadra olimpica.
C'è voluta tutta la capacità diplomatica e il carisma di Serghei Bubka, presidente del Comitato olimpico ucraino, per riportare un po' di serenità nel gruppo. Così alla fine di una giornata convulsa, l'Ucraina ritrova l'unità, almeno nello
sport. Ci vorrebbero dei Bubka anche a Kiev.
La prima a rompere le righe a Sochi, regione di Krasnodar, a
due passi dalla russofona Crimea regalata da Nikita Krushiov
all'Ucraina, era stata la sciatrice Bogdana Matsoska, 24 anni,
impegnata domani nello slalom dopo il 27/o posto nel super G e
il 43/o nel gigante. Su Facebook aveva scritto che lei e il
padre Oleg,che la allena, sono «estremamente infuriati per le
recente azioni del presidente Viktor Ianukovich, che invece di
risolvere il conflitto attraverso i negoziati (cosa in cui
confidavamo quando siamo partiti per Sochi) ha annegato nel
sangue le ultime speranze della nazione». «In solidarietà con i
combattenti delle barricate del Maidan, e come protesta contro
le azioni criminali verso i manifestanti e l'irresponsabilità
del presidente e del suo governo di lacchè, ci rifiutiamo di
partecipare ancora ai Giochi di Sochi», avevano annunciano i
due, originari della regione di Ivano-Frankivsk, uno dei
bastioni delle manifestazioni anti Ianukovich.
La protesta, la prima del genere a Sochi, piomba come un
meteorite sul parco olimpico. È lo stesso portavoce del
comitato olimpico internazionale (Cio), Mark Adams, a confermare
che alcuni atleti ucraini hanno deciso di lasciare i Giochi per
le violenze e i morti negli scontri a Kiev, pur senza indicarne
numero e nomi. E a riferire che Bubka «rispetta assolutamente la
decisione di ciascun atleta di fare ciò che ritiene meglio in
queste circostanze».
Ma Bubka, che ieri aveva espresso le
condoglianze per le vittime e lanciato un appello al dialogo,
pensa che «la cosa migliore per la squadra sia di restare», per
mostrare la solidarietà con quelli che soffrono in Ucraina,
aggiunge Adams. «Il suo punto di vista è che per la squadra sia
meglio mostrare un'immagine di unità e di riconciliazione»,
spiega.
Evidentemente il carismatico Bubka ha tessuto la sua tela
diplomatica, con la sponda del Cio, cercando di tenere insieme
atleti di diversi orientamenti politici. Qualcuno voleva almeno
gareggiare con il lutto al braccio, ma il Cio avrebbe respinto
questa richiesta perchè contraria alla carta olimpica, che
vieta esternazioni politiche, anche se oggi Adams ha fornito una
interpretazione diversa: «Ieri si era discusso cosa fare e si
era raggiunta la conclusione di ricordare questo momento in
altri modi». La soluzione alternativa è stata un minuto di
silenzio, osservato dagli atleti ucraini nel villaggio olimpico
con alcuni drappi neri attaccati alle bandiere nazionali.
Ieri si era creato un caso intorno al ritiro della coppia di
fondiste Marina Lisogor e Kateryna Serdyuk, quest'ultima
infortunatasi in allenamento: la loro assenza era stata messa in
relazione al no del Cio al lutto. Il Comitato internazionale
aveva già rimproverato la Norvegia dopo che i membri della
squadra femminile di fondo avevano indossato un bracciale nero
per ricordare la scomparsa del fratello di un'atleta. Figurarsi
un lutto ben più grande e di natura politica come quello
ucraino. Alla fine, però, il comitato olimpico guidato da Bubka
ha annunciato che gli atleti ucraini che devono ancora
gareggiare resteranno, mentre quelli che hanno già partecipato
torneranno secondo il calendario prestabilito. Resterà anche la
sciatrice con il padre. «Siamo tutti molto commossi dai tragici
eventi e dalle vittime della violenza in Ucraina, penso che gli
atleti che rappresentano l'Ucraina alle Olimpiadi compiono una
importante missione di unità in questi tempi difficili», ha
osservato Bubka.