Il gruppo milanese dei Modà, al centro il cantante Francesco "Kekko" Silvestre
«Lasciami…ma ti prego fai che non me ne accorga... Ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me». Sembra un brano d’amore, ma invece la lei che se ne va è la depressione e ritorna la luce. Francesco Silvestre voce dei Modà ha scelto il palco dell’Ariston per rivelare il male oscuro, che lo ha colpito due anni fa, con il brano Lasciami. Ma Kekko non sarà l’unico a cantare apertamente la depressione sul palco dell’Ariston alla 73ma edizione del Festival di Sanremo (7-11 febbraio), ma come lui pure il rapper Mr.Rain e la icona indie Levante. Anche se un disagio strisciante si legge in filigrana anche in molti altri brani dei Big in gara, specie i giovani. Francesco Silvestre, 44 anni, racconta ad Avvenire la decisione di tornare sul palco dell’Ariston (quarta volta in carriera per la band milanese che ha ottenuto in carriera 1 disco di diamante, 9 dischi di Platino, 2 dischi d’oro) con un tema spiazzante: « Lasciami è la canzone più sincera che potessi scrivere. La depressione non la puoi raccontare a chi non la conosce, ma puoi comunque condividerla con chi come te la vive. Per questo ho preso coraggio e ho deciso di condividere quello che ho passato e che sto passando. Credo che la depressione viva dentro ognuno di noi e non so quanto si possa superare definitivamente. Di sicuro ho capito che bisogna essere forti cercando di cambiare i punti vista».
L’annuncio Kekko lo ha fatto a maggio prima di tutto ai fan dei Modà durante un concerto. «Sono sempre stato sincero nelle mie canzoni sia nei momenti positivi e sia negativi - aggiunge il cantante e autore -. Ho avuto la consapevolezza di quanto poco si parli di depressione e mi sono reso conto di essere in compagnia di tante persone. La cosa più importante è parlarne, ti fa stare bene, ti mette paura e vergogna addosso. Ma ho imparato che oltre le paure ci sono le cose più belle». Da qui la decisione, nonostante gli iniziali timori, di affrontare di nuovo il Festival, soprattutto per lanciare un messaggio importante, perché «Sanremo è una cassa di risonanza grandissima, che può arrivare alle persone». Il successo, talvolta, si paga. I Modà arrivavano da un periodo intenso di concerti, stadi, dischi che hanno stancato l’artista tanto da avere già crisi di panico prima di salire sul palco. Lo stop forzato del lockdown ha dato il colpo definitivo. «Mi è successo perché reprimevo il fatto di avere la depressione, non sapevo se avevo la mia vita in mano, se le mie cose piacessero ancora. Me la immaginavo completamente diversa, immaginavo una persona triste e al buio - si apre il cantante -. Mi sono svegliato una mattina con le gambe che non si piegavano, e non avevo più la forza di stare in piedi. Un neurologo e uno psichiatra mi hanno aiutato a comprendere questo male. Non bisogna vergognarsi e neanche sottovalutare, ma avere il coraggio di affrontare le cure. I farmaci li consideravo un veleno, “li prendono solo i matti” pensavo. Mi hanno spiegato che non è così, mi hanno rimesso in piedi ».
Anche se la lotta contro la depressione non è ancora finita. «Esiste anche la forza di volontà per affrontare le paure, ho reagito e pian piano sto camminando. Non sono guarito, la depressione vive dentro di te, ma oggi sono capace, insieme all’aiuto farmacologico, di vedere la vita in un altro modo» spiega sincero Kekko che racconta quanto sia stato importante il supporto della sua famiglia. Cosa pensa del fatto che al prossimo Sanremo ci siano altri artisti che cantino la loro depressione? «Mi fa sentire molto meno solo, mi fa molto piacere, vergognarsi non aiuta - afferma -. Per un artista mettere le proprie fragilità davanti ai propri punti di forza lo rende più umano. E più vicino alle tante persone che in platea o davanti al piccolo schermo si sentiranno così meno sole». Adesso è il momento di conquistare l’Ariston a suon di pop rock anche in duetto con Le Vibrazioni, e di ripartire nel lungo tour che vedrà i Modà festeggiare 20 anni di carriera nei principali teatri italiani accompagnati da una orchestra. «La band è la mia famiglia, e ringrazierò sempre i miei compagni che nel momento più difficile mi hanno aspettato. Tornare sul palco ci unirà ancora di più. C’è luce e porteremo positività».
Esiste un altro tipo di disagio al femminile di cui non si parla mai e che è al centro di Vivo, brano nato dalla depressione post-partum che la 35enne Levante (al secolo Claudia Lagòna) ha vissuto in prima persona dopo la nascita della figlia Alma Futura un anno fa. «Ho sorriso tanto /dentro a questo pianto / ho voglia di credere di potercela fare» canta Levante. « Vivo è il racconto di un momento buio per me, il post parto. Oscillando tra stati d’animo costantemente opposti, ho desiderato ritrovare un equilibrio nonostante la depressione. – racconta la cantautrice - Al centro del brano c’è l’ambizione di riprendere possesso della propria vita, in un elenco serrato di desideri che raggiunge il culmine in un grido liberatorio carico di tensione vitale. Riappropriarsi di mente e corpo, avere la sensazione di poterli ancora amare, nonostante la trasformazione repentina, e gioirne, significa potersi sentire ancora magicamente vivi». E il verde speranza è il colore dominante della copertina del nuovo album di Levante, Opera Futura in uscita il 17 febbraio. Lei descrive così la sua scelta: «Ho dipinto tutto di verde perché del futuro non so niente eccetto la speranza. Con il verde ho potuto scontornarmi e proiettarmi dove desideravo proprio perché, lungo la strada che mi ha portato a Opera futura, c’è stato tanto buio e solo la speranza di uscirne si è resa lanterna».
Il rapper Mr Rain al festival con "Superereoi" - Foto Warner
C’è anche chi è caduto in depressione a causa della pandemia come Mr.Rain - artista multiplatino con all'attivo oltre 700 milioni di streaming, 13 dischi di platino e 5 oro -, autore che dice di scrivere solo nei giorni di pioggia. Per la sua prima volta all'Ariston porta un brano, Supereroi, in cui racconta la depressione che ha vissuto. «Ho passato un periodo molto cupo, durante il quale mi sono chiuso in me stesso. Nel 2020, complice anche il lockdown che poi mi ha aiutato a ridisegnare le priorità, non uscivo più, non parlavo più con nessuno - racconta il 31enne cantante e autore -. Fino a quando, un po’ troppo tardi, ho capito che non possiamo salvarci da soli e ho chiesto aiuto. Prima mi sembrava di essere l’unico a soffrire, poi ho capito che siamo tantissimi. E ho anche fatto pace con me stesso». E i Supereroi sono proprio tutti quelli che trovano la forza e il coraggio di farsi aiutare. «Nei momenti di difficoltà veniamo incoraggiati ad essere forti, ma essere forti non è una scelta. Chiedere aiuto invece è qualcosa che solo noi possiamo decidere di fare ed è proprio questo che ci rende tutti Supereroi» . Anche se Mr.Rain un supereroe del cuore lo ha: «Mia madre Francy, che ha cresciuto me e le mie sorelle e mi ha insegnato a sbagliare e a fare la cosa giusta. Le devo molto ». Ora si realizza il sogno di essere al Festival, prima del tour che partirà il 6 aprile da Firenze: «Sto portando la mia vita, la mia rinascita e quello che sono oggi, ma è anche un modo per dare una mano agli altri, a chi vive situazioni come la mia. Non mi sento vulnerabile, anzi la mia storia è la mia armatura». La parola depressione Mr.Rain (Mattia Balardi all’anagrafe, di Desenzano del Garda) la pronuncia poco, «non perché mi faccia paura, la prima volta che ho incontrato uno psicologo andavo alle elementari, ma perché quando parlo di me sono un disastro e mi emoziono. Fatico a esternare quello che provo, lo riesco a fare solo scrivendo canzoni».
Comunque un malessere diffuso si sente in molti brani, come nella struggente Quando ti manca il fiato di Gianluca Grignani, un atto di perdono per il padre che non vede da 15 anni. Pure Colapesce e Dimartino con il loro aplomb in Splash dicono di partire «da un disagio: il nostro tempo affollato di impegni, caricato di aspettative, ansia e stress». Sono soprattutto i giovanissimi ad esprimerlo, come Ultimo che in Alba canta «Amo l’alba perché spesso odio la vita mia». Come hanno spiegato la 19enne Ariete e i Colla Zio «la pandemia ha avuto un forte impatto sulla nostra generazione». Meno male che ci sono i Coma Cose: ne L’addio raccontano la crisi che li ha visti allontanarsi un anno fa, «ma poi siamo tornati insieme più uniti di prima».