
Berlinghieri Bonaventura, “Predica agli uccelli”, XIII secolo, particolare. Pescia, chiesa di San Francesco
Dopo aver svolto un lungo lavoro di edizione e ricerca delle fonti francescane presso la casa Editrice Quaracchi e l’Istituto Storico dei Cappuccini, padre Pietro Maranesi si è dedicato alla docenza universitaria presso le Pontificie Università Antonianum, Istituto Teologico di Assisi e San Bonaventura. È attualmente rettore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi. Ha svolto un ampio lavoro di ricerca e pubblicistica centrata sulla teologia medievale-francescana. Tra i suoi libri: La clausura di Chiara d’Assisi: un valore o una necessità? (Porziuncola, 2012); Francesco e il lupo. Strategie politiche per una società più inclusiva (Aboca, 2020); Io, frate Francesco (Porziuncola, 2023); L’appartenenza a Cristo e ai fratelli. Le stimmate (San Paolo, 2024).
Tra gli stereotipi su Francesco di Assisi, forse il più pericoloso è quello del frate ingenuo che parla agli uccellini, perché fu usato già nel Medioevo per togliere forza alle sue parole, suggerendo che si trattasse di un uomo semplice. Assistiamo però oggi anche a una tendenza contraria, quella di negare la centralità che in lui ebbe il legame con la natura e gli animali, che considerò sempre in rapporto di parità assoluta con l’uomo, discostandosi dalla sensibilità degli uomini e dalle donne del suo tempo.
Perché questa tendenza, padre Maranesi?
«La nostra sensibilità sulla questione ecologica e anche sul rapporto con gli animali è indubbiamente molto diversa da quella di Francesco e della sua cultura. Ieri la natura era sentita come minacciosa e pericolosa; oggi la sentiamo invece minacciata e fragile a causa del potere che abbiamo ottenuto su di essa. Questo vale anche per gli animali. Oggi sono esposti a un duplice pericolo: quelli domestici rischiano di essere trattati come bambini, cui – in qualche caso – si chiede di riempire la nostra solitudine; quelli in allevamento intensivo, invece, sono sfruttati senza rispetto, togliendo loro ogni dignità. Le narrazioni sul rapporto di Francesco con gli animali sono spesso inficiate dal ricorso dell’agiografo medievale al meraviglioso, tipico delle narrazioni di quell’epoca. Vi è però un episodio, del tutto scevro da ogni possibile riferimento al meraviglioso o al soprannaturale, che ci mostra in pieno la “cura ecologica” percepita dal Santo verso gli animali. Si tratta di una pecorella – animale tra i più indifesi e deboli – che nel passo in questione rischia di soccombere in mezzo a caproni violenti. Nel racconto ritroviamo i tre momenti costitutivi di ogni azione ecologica: Francesco si accorge con compassione delle sue necessità (consapevolezza ecologica); coinvolge un mercante per riscattarla (scelta economica); la affida alle cure di alcune religiose di San Severino (rete di cura per prolungare nel tempo i benefici dell’intervento salvifico). Francesco sta dicendo dunque che la dignità degli animali deve essere rispettata, senza trasformarli in bambini o in brutale carne da macello. Come questo possa avvenire? È la grande sfida che oggi interroga tutte e tutti noi e a cui parteciperebbe volentieri anche Francesco di Assisi».
Nel Medioevo il mondo ebraico e cristiano furono molto influenzati dal passo di Genesi 1,26 in cui si suggerisce che all’uomo spetti una posizione di dominio sulle altre specie. I biografi ufficiali di Francesco d’Assisi attribuiscono anche a lui questo tipo di concezione, che forse apparteneva a loro, mentre nei suoi scritti, in particolare nelle Ammonizioni, mette in guardia l’uomo in merito a qualunque illusione suprematista: “Considera, o uomo che tutte le creature, che sono sotto il cielo, per parte loro servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te”. Nel Cantico di Frate Sole si postula pari dignità tra tutte le creature...
«Al testo di Genesi 1,26, in cui Dio affida all’uomo il compito di dominare sugli animali, occorre aggiungere, per una lettura completa e adeguata, anche la coppia di verbi presenti nel capitolo 2,15, il cui doppio mandato si riferisce a tutto ciò che abita nell’eden e quindi anche agli animali: “Il Signore prese l’uomo e lo pose nel giardino perché lo coltivasse e lo custodisse”. L’uomo diventa vero “dominus”, non quando rivela uno sguardo egoistico e predatorio, ma quando diviene “dominus”, nel senso di protettore, cioè colui che cura con responsabilità la bellezza che lo circonda per proteggerla e farla crescere. Egli sarà dominus nel momento in cui diverrà “servo” per la sua custodia e “genitore” per la sua crescita. Francesco di Assisi ha trovato l’antidoto che impedisce lo sguardo “cattivo” sul mondo e sugli animali: chiama tutti e tutto con la qualifica di “fratello e sorella”. Questi termini, fratello e sorella, ci raccontano l’origine comune tra noi e la creazione, ci ricordano che colui che ne è il Padre ama allo stesso modo ogni creatura; la pari dignità tra esseri inanimati e animati deriva da questa comune origine, che li fa essere figli e figlie, e dunque tra loro fratelli e sorelle. E colui che riconosce questa comune origine – e quindi la natura “sacra” di ogni cosa – è chiamato a diventare non solo contemplatore e lodatore, ma anche custode e difensore. È chiaro che con gli animali questo rapporto di “somiglianza” è più forte che con la natura; in essi l’uomo riconosce immediatamente un essere che “respira”, che ha un’anima vivente, un essere, dunque, che patisce il dolore e gioisce della vita; in ogni animale l’uomo trova qualcuno in cui rispecchia se stesso, qualcuno di cui prendersi cura, perché come lui ha paura della morte e chiede di ricevere rispetto e dignità».
Francesco d’Assisi è stato proclamato patrono dell’ecologia nel 1979 da Giovanni Paolo II, e anche se non esiste un uguale pronunciamento della Chiesa a riguardo degli animali, è ritenuto anche il loro patrono. Molti studiosi giudicano tali patronati anacronistici. Cosa ci dicono le fonti? Ci autorizzano a ritenerlo un “animalista” ed “ecologista” ante litteram?
«Fino a ieri il santo patrono era colui che, come gli dei antichi, si occupava di settori della vita o di gruppi sociali, ai quali, con debito culto, egli assicurava protezione e grazie. Tale servizio oggi lo svolgono con più efficacia altre figure, come ad esempio i veterinari a cui rivolgersi quando un animale si ammala. Tuttavia i “patroni” restano interessanti, non per risolvere le necessità, ma per dare un aiuto alla coscienza umana affinché resti attenta e consapevole su certi valori incarnati e realizzati da quel “patrono”. In questo caso essi acquistano davvero una forza spirituale, diventando modelli di riferimento per mantenere alta la coscienza “morale” nelle questioni umane ed “ecologica” nell’ambito della creazione. Non vedo dunque nessun “anacronismo” in tali patronati né vi scorgo il pericolo di scivolare nel devozionismo miracolistico… Non trovo nessuna difficoltà a pensare Francesco di Assisi patrono dell’ecologia e uomo attento ai nostri fratelli animali».
Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ sostiene che noi tutti dovremmo lavorare ad un’“ecologia integrale” cioè realizzare un rapporto nuovo con il Creato, di rispetto assoluto della natura e di parità con gli animali dismettendo ogni forma d’indifferenza e crudeltà a loro riguardo. Anche il titolo dell’enciclica ci autorizza a ritenere Francesco di Assisi un precursore su tali temi?
«Mi verrebbe da dire che Francesco di Assisi può essere ritenuto senza ombra di dubbio promotore e facitore di una “ecologia integrale”. Si comprende perfettamente questa affermazione solo se la si lega alla visione del Papa, quella cioè di un’ecologia nella quale sia inclusa la questione della creazione come cura del creato e la questione dell’uomo in termini di giustizia e pace. Ogni parte deve essere dentro una stessa logica di rispetto e cura; vi è un circolo della vita che ingloba ogni forma di esistenza, le cui relazioni sono tra loro integrate e vanno comprese e difese. L’uomo è il soggetto principale di questo processo, che deve agire mediante il criterio della cura e non dello sfruttamento: la cura di un mondo attorno a me che non è una cava di pietra da sfruttare fino all’esaurimento e la giustizia sociale con gli altri, mediante una condivisione della ricchezza che contempli giustizia e dignità per tutti. È chiaro che Francesco di Assisi, come ogni altro vero uomo di buona volontà, deve essere considerato un promotore di “ecologia integrale”, cioè di una scelta di rispetto, la quale nasce in primo luogo da quello stupore contemplativo che non può che trasformarsi in giustizia solidale e attenzione ecologica».