Dino e Aldo Ballarin al Grande Torino (foto Museo Aldo e Dino Ballarin)
«La tragedia di Superga, nella quale persero la vita i campioni del grande Torino e quanti si trovavano con loro sull'aereo che li riportava a casa dopo la trasferta di Lisbona, è una pagina indelebile della storia della nostra Repubblica e non soltanto del calcio italiano. Enorme fu l'emozione che immediatamente suscitò quello spaventoso incidente». Il capo dello Stato Sergio Mattarella è stato il primo oggi, a rendere omaggio agli “Invincibili”, a 70 anni dal disastro di Superga che il 4 maggio del 1949 ha cancellato per sempre i campioni del Grande Torino. Come ogni anno, oggi migliaia di tifosi granata saliranno verso la basilica barocca che sovrasta Torino per rendere omaggio a Valentino Mazzola e i suoi compagni.
Era una notte di nebbia quel 4 maggio di 70 anni fa, quando l’aereo Fiat G.212, che riportava a casa i cinque volte campioni d’Italia da una trasferta in Portogallo per una amichevole con il Benfica, andrò a schiantarsi contro un muro della basilica. Nell’incidente persero la vita tutti i 31 occupanti del velivolo, fra cui i giocatori, i membri dello staff e dell’equipaggio e i giornalisti al seguito. Una tragedia che ha sconvolto l’Italia del dopo guerra. E oggi, nel settantesimo anniversario della tragedia tutta la città di Torino partecipa alle celebrazioni, compresa una delegazione della Juventus dopo il derby di ieri sera finito con un pareggio 1-1. Fra i vari appuntamenti, questa mattina la cerimonia al Cimitero Monumentale di Torino alla presenza del presidente dei granata Urbano Cairo e del sindaco Chiara Appendino. con la benedizione del cappellano della squadra don Riccardo Robella. Il quale, celebrando più tardi la messa solenne nel gremito Duomo di Torino, (la basilica di Superga era chiusa per restauri) ha rottoun vaso e distribuendone i cocci ha detto: «Tutti devono portare nel cuore un coccio di quella squadra che non potrà rinascere, ma potrà risorgere. A ognuno spetta il compito di ricomporre quel vaso pieno di grandi valori, ricordando però che nessuno è portatore esclusivo della memoria, che va condivisa». Giocatori, tecnici e dirigenti del Torino si sono poi spostati a Superga, di fronte alla lapide commemorativa sul luogo dell’incidente. Applausi, emozione e lacrime quando l’attuale capitano del Toro Andrea Belotti ha urlato a squarciagola i nomi dei 18 “invincibili” di fronte alla platea commossa dei familiari delle vittime e dei tanti tifosi.
Fra loro c'erano anche i figli e i nipoti dei fratelli Aldo e Dino Ballarin, rispettivamente terzino destro e portiere della squadra. Alla commovente storia di questi due grandi campioni veneti è dedicata una bella ed esaustiva mostra nella loro città natale, Chioggia (Venezia), Aldo e Dino Ballarin e il Grande Torino ricca di foto inedite e cimeli di famiglia quali lettere, magliette, scarpine. Sarà aperta fino al 31 maggio a ingresso libero presso presso la Sala Esposizioni del Museo Civico della natia Chioggia (Venezia). Il merito va alla nipote di Dino Ballarin, Nicoletta appassionata della storia di famiglia che ha anche aperto il nuovo museo virtuale dedicato ai fratelli Ballarin che raccoglie la storia della carriera e della vita dei due campioni, oltre alle immagini di tutti i cimeli di famiglia compresi magliette, lettere inedite, cartoline inviate da Lisbona, ed altro materiale trovato nella valigia dei due sfortunati sportivi recuperata dopo lo schianto dalle rispettive famiglie. «Anche se il sogno è quello di poter aprire un museo stabile dedicato a mio nonno Dino e a mio zio Aldo - ci racconta Nicoletta Perini figlia di Laura Ballarin che perse il padre all’età di 6 mesi insieme a sua sorella Gianna allora di 5 anni. La signora Laura ha inaugurato venerdì la mostra, emozionatissima, accanto ai cugini Toni e Maria Pia, figli di Aldo, anch’essi rimasti orfani da piccini. I quali hanno commentato: «Siamo molto sorpresi e contenti che dopo tanti anni si parli ancora del Grande Torino. Anzi, più si ricorda la squadra più forte d’Italia, più gli anni passano pii si ricorda il Grande Torino».
Un grande lavoro per tramandare la memoria di due ragazzi nati fra mare e laguna diventati dei miti nazionali, va riconosciuto a Nicoletta. «Naturalmente non ho potuto conoscere mio nonno: mia mamma Laura aveva solo sei mesi al momento della sciagura e nemmeno lei purtroppo ha molti ricordi del suo papà – spiega la nipote di Dino Ballarin –. É grazie a nonna Dina, sua moglie (orgogliosa del marito e che non si è mai risposata nel suo ricordo) ai suoi racconti e al materiale raccolto durante tutti questi anni se io e mio marito Davide ci siamo appassionati tanto al Grande Torino e ci impegniamo per fare in modo che il ricordo rimanga sempre acceso». La scintilla per Nicoletta arriva vent’anni fa, quando la famiglia Ballarin, insieme alle famiglie degli altri campioni del Grande Torino partecipa a Superga alle celebrazioni per il cinquantesimo della tragedia. Da qui l’idea di raccogliere i ricordi della nonna e della prozia, oltre ai cimeli di famiglia tennuti per anni gelosamente custoditi in soffitta. Nel luglio 2005 la nipote di Dino e suo marito pubblicano il libro "Aldo e Dino Ballarin, uniti per sempre" che racconta la storia dei due fratelli dalla tenera età fino all’incidente.
Ed è quello che si vede anche nella mostra dedicata ai fratelli Ballarin al Museo Civico di Chioggia. Dove i pannelli e le spiegazioni e le foto di famiglia ripercorrono la storia di Aldo e Dino dagli inizi della carriera nelle squadre locali dal Clodia, al Venezia al Rovigo sino all’arrivo a Torino dive Aldo si afferma come fortissimo terzino. Poi gli anni della guerra con Aldo sportivo militare e Dino che decide di unirsi ai partigiani, testimoniato da una preziosa foto inedita. Accompagnati dalla voce di Niccolò Carosio che esce da una radio anni ’40 si arriva poi a quella maledetta sera, con un plastico che riproduce esattamente la basilica di Superga e le copie dei giornali che danno la terribile notizia della more della squadra che all’epoca costituiva quasi al completo la Nazionale italiana. Poi le foto dei funerali del Grande Torino nel capoluogo sabaudo e il funerale dei due fratelli a Chioggia, abbracciati dalla popolazione.
E poi la loro eredità, nelle tante strade, piazze, centri sportivi e squadre a loro intitolate sino ai colore granata scelto nel 1971 per la maglia della squadra cittadina Union Chioggia-Sottomarina. Nelle bacheche una parte del ricco patrimonio di cimeli. Fra questi, oltre a scarpine chiodate e palloni anche il biglietto d’aereo per il volo di andata e ritorno dall’Italia a Lisbona, trovato nelle valigie dei fratelli Ballarin oltre alle scarpe regalate da Valentino Mazzola a Dino, le lettere affettuose alle famiglie, le maglie originali. Resta, alla fine, la nostalgia per uno sport pulito e davvero popolare e la lezione di una generazione di sportivi che, soprattutto per valori, resta davvero "invincibile".