Un’immagine tratta da “La guerra che cambiò Città Tonda” - Jaca Book
Era il 2015 quando alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, The War that Changed Rondo, un albo di due giovani artisti ucraini otteneva una menzione speciale nella sezione New Horizons, impressionando fortemente la giuria del premio. Raccontava con immagini sorprendenti una lunga guerra crudele, lo stravolgimento di un Paese, il lento ritorno alla pace ma crepe nei cuori difficili da sanare. Tra quelle pagine si riconosceva l’eco di una guerra vera, l’attacco della Russia che aveva invaso l’Ucraina orientale e annesso la Crimea. Abbiamo conosciuto Romana Romanyshyn e Andriy Lesiv quattro anni dopo, nel 2019 quando in Fiera - l’ultima edizione in presenza prima della pandemia - vennero a presentare La guerra che cambiò Città Tonda l’edizione italiana pubblicata da Jaca Book. Un libro che sembra realizzato oggi, e non solo perché tutte le guerre si somigliano. Come non riconoscere, nell’aggressione armata che precipita nell’oscurità una città prima felice e solare, la sofferenza, il coraggio e la resistenza della gente ucraina contro l’invasore di oggi? Romana e Andriy sono rimasti a Leopoli, la loro città. Dai rifugi antiaerei in cui vivono in questi giorni, continuano a pensare ai libri come a raggi di luce che illuminano il buio spaventoso in cui il Paese è piombato. «In questi tempi crudeli e violenti - ci dicono - dobbiamo continuare a raccontare e a leggere storie. Anche mentre scappiamo dalle nostre case e perdiamo chi amiamo. Non possiamo nascondere più ai bambini questa realtà orribile, molto più orribile di quella che si racconta nei libri. Dobbiamo solo scegliere le parole giuste e mai mentire. La guerra cambia ogni cosa, trasforma le persone. Niente sarà più lo stesso, ci mancherà la vita che avevamo prima, ci mancheranno molti amici e molte persone che abbiamo perso. I libri sono una terapia, ci aiutano nel pianto, anche se ora è tempo di combattere, perché questa è una guerra contro la libertà, e di pensare al futuro, a un futuro ancora felice, pieno di storie di speranza». Raccontare la guerra, dunque. Quando l’attualità s’impone con le immagini delle bombe, della distruzione e della sofferenza, quando la disperazione di chi ha perso tutto e le lacrime dei profughi irrompono nella nostra vita tranquilla ecco che la letteratura deve fare la propria parte per accompa- gnare i bambini e le bambine a sostenere lo sguardo, per vederne il non senso, capire cosa sono la sofferenza e il coraggio. Una sfida che autori ed editori continuano a raccogliere come dimostrano le novità portate alla Fiera del libro per ragazzi (a Bologna da lunedì 21 al 24 marzo). Una narrativa che attinge a piene mani dalla Storia del Novecento, riletta attraverso storie di formazione di bambini e ragazzi di quei tempi lontani che ricordano ai coetanei di oggi che cosa sono stati capaci di fare, quanto coraggio si sono dati nei giorni più bui, e come hanno scelto di stare dalla parte giusta invece dell’indifferenza. Sempre convinto che il romanzo sia il modo migliore per entrare nelle pieghe dell’attualità, con Giuditta e l’Orecchio del Diavolo Francesco D’Adamo porta i lettori nell’autunno del ’44 raccontando per Giunti di una bambina ebrea cieca scampata alla deportazione e ospitata nella casa di un capo partigiano. Una storia di coraggio, di sangue e tradimenti, di bambini capaci di opporsi alla violenza nazista e all’ingli famia della delazione. Altri due titoli dello stesso editore, che ha fatto della nostra storia recente il filo conduttore della propria proposta bolognese, ci riportano a tempi drammatici di bombardamenti, violenze e resistenza: La luna e il soldato di Anna Vivarelli e Clementina partigiana di Daniele Nicastro, ispirato a una storia vera nel Piemonte de- anni 50 quando la scoperta delle imprese partigiane del padre, la sua morte e la scelta antinazista della nonna spingono il giovane Alessandro a riflettere sull’eredità di quegli esempi e a non tollerare più le prepotenze di una banda di bulli che tormenta il quartiere. Un pugno di giornate del settembre 1928 è invece lo scenario in cui Guido Quarzo ambienta Un piccolo gioco crudele (Edizioni San Paolo) dove un burbero montanaro nasconde nella sua baita a rischio della propria vita una ragazza e una bambina figlia di un giornalista oppositore del regime fascista che le camicie nere ricercano per minacciare il padre. Un’esperienza familiare formativa per la piccola Margherita, che da grande diventerà maestra e nel ’44 partigiana. Fieramente partigiana come lo sarà Ondina nata il giorno della Marcia su Roma e cresciuta dai genitori antifascisti con idee chiare: pensare con la propria testa, non piegarsi alla prepotenza. Alza la testa! come un imperativo morale dà il titolo al romanzo di Guia Risari per Gribaudo che ripercorre il ventennio fascista attraverso la vita coraggiosa della giovane donna. E ancora: c’è La guerra di Celeste di Marco Magnone (Mondadori) con la voglia di vendetta di due fratellini i cui genitori fascisti sono stati uccisi dai partigiani e che invece troveranno pace quando saranno accolti proprio da un gruppo di ribelli. E c’è la guerra di Anna, raccontata in Il collegio da Elisa Guidelli, alias Eliselle, per Einaudi Ragazzi. Sfollata con i suoi dopo i bombardamenti alleati del ’44 in una grande villa settecentesca fatiscente, Anna scopre con l’amica Gabriella il nascondiglio di una famiglia ebrea. Un segreto da difendere dalle irruzioni delle SS. Tutto il coraggio del mondo però non cancella le ferite difficili da rimarginare dei bambini che della guerra sono le vittime più fragili. Firmato da André Brassard e Gérard Dubois per Orecchi Acerbo, A chi appartengono le nuvole? è un albo illustrato costruito sulla memoria di un’infanzia attraversata dalla guerra. La guerra torna indelebile nei ricordi di una giovane donna, con le notti piene di paura, il dolore di lasciare la propria casa, la fame e l’incubo dei pennacchi di fumo e delle nuvole nere. Quelle che ancora oggi non può vedere senza chiedersi da quale Paese in guerra vengano.