sabato 14 ottobre 2023
Dopo 31 anni al Milan, il dirigente è tornato a casa: «Mia mamma mi ha fatto innamorare del calcio. Il Presidente Berlusconi mi parla ancora. Al secondo tempo lascio lo stadio e vado in Duomo»
Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato dell’AC Monza

Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato dell’AC Monza

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Per comprendere chi c’è dietro l’uomo Adriano Galliani, monzese classe 1944, il dirigente calcistico – con il suo amato Silvio Berlusconi - più vincente di tutta la storia del pallone italiano (29 trofei in 31 anni di gloria rossonera), non ci si può fermare alle sue esultanze viscerali per un gol del Milan, ieri, e oggi per uno del suo Monza di cui è vicepresidente vicario e amministratore delegato. Né basta fissare lo sguardo sulle cravatte gialle d’ordinanza che gli servono a dare colore alle sue domeniche, che fin da bambino, ha trascorso girando da uno stadio all’altro, partendo da quello di San Gregorio. Il vecchio impianto dell’Ac Monza dove si recava con la mamma, ogni santa domenica, dopo la Messa. «Il 19 marzo 1959, San Giuseppe. Mamma è di là in camera sua con parenti e amici che sono venuti a salutarla per l’ultima volta… È morta ieri, domani l’accompagneremo al cimitero. Ho quattordici anni. Papà si china leggermente verso di me e mi dice: “Adriano vai pure allo stadio… Ti farà bene. La mamma è contenta se vai a tifare il Monza», ricorda commosso Galliani nella sua autobiografia Le memorie di Adriano G. (Piemme, scritta con Luigi Garlando).
Partiamo da qui Galliani: possiamo tranquillamente affermare che l’amore smisurato per il calcio lei lo ha ereditato direttamente in casa, e per via materna.
È proprio così, la passione per il calcio, come molte cose importanti della vita, nasce dai nostri genitori, dalle nostre famiglie. Può essere un modo bello di sentirci vicini ai nostri cari, anche quando non ci sono più. Sapendo che dal Cielo continuano a starci vicini e magari anche a fare il tifo con noi.
Nel suo mémoire si definisce un «uomo di passioni e di emozioni». Per uno che fa calcio da mezzo secolo, quali sono le emozioni più grandi che le ha regalato questo sport?
Mi ha dato moltissimo, perché mi ha concesso la possibilità di condividere e di essere uno degli artefici dei sogni di milioni di persone. Naturalmente il calcio è anche un’attività imprenditoriale importante, ma deve continuare ad essere prima di tutto il gioco che mia madre mi ha insegnato ad amare e nel quale non ho mai spesso di credere.
La squadra del cuore si dice sia una “fede”. La sua, da juventina, dopo l’incontro con Silvio Berlusconi si è trasformata in milanista. Ora c’è solo il Monza, la squadra di cui fu già presidente negli anni ‘70 e dove è tornato dopo “31 anni di prestito” al Milan.
La fede, nel senso alto e importante della parola, è qualcosa che non si cambia nella vita, ma anche la fede calcistica in verità non l’ho mai cambiata. Naturalmente il Milan ha rappresentato una stagione bellissima, avrò sempre un profondo legame con quella squadra e con quella società. Ma io sono sempre stato e sarò fino all’ultimo giorno un tifoso del Monza.
Al secondo tempo di ogni partita, come faceva il presidente Boniperti alla Juve, lei lascia lo stadio, e corre al Duomo di Monza... Qual è stato il giorno in cui ha più pregato per l’esito di una partita?
Certamente per Monza-Juventus dello scorso anno, quando per la prima volta abbiamo vinto contro i bianconeri (1-0). Le prime giornate della serie A erano state difficilissime. Avevamo inanellato una serie di sconfitte ed affrontavamo una delle squadre più potenti del calcio europeo. Mi rifugiai in Duomo a pregare, senza avere il coraggio di informarmi sul risultato. Fu un bambino, un chierichetto a dirmi che avevamo vinto. Se posso dirlo senza apparire blasfemo, mi sentii davvero come se fosse accaduto un “miracolo”. So bene che non è il caso di usare queste similitudini per un gioco, ma in questo caso ne andava dell’impegno sincero e assoluto di tante persone, e soprattutto dei sogni di un’intera comunità. Dopo quella vittoria per noi è iniziato un campionato a dir poco entusiasmante.
Con Silvio Berlusconi avete vissuto tre decenni memorabili, ma ora che è volato Lassù riesce ancora a “comunicare” con il Presidente?
Nel mio cuore, il Presidente è vivo e mi parla ancora adesso. Nei momenti delle scelte difficili mi basta “interrogarlo”, chiedermi cosa avrebbe fatto. Trovo nel suo esempio, nei suoi insegnamenti, nei tanti ricordi che ho di lui l’indicazione giusta su come operare.
Un aneddoto che riguarda lei e Berlusconi e che non ha inserito in Memorie di Adriano G.
Posso dirle questo: quando il Monza fu promosso in serie A, fu Berlusconi a dirmi che non si era mai sentito così, neppure quando il Milan vinse la prima Champions…
I tifosi del Monza le hanno appena tributato uno striscione in cui la invitano a proseguire il “sogno”. Riuscirà nell’impresa di far innamorare i figli di Berlusconi così come ha stregato il Cavaliere?
Il sogno del Monza deve andare avanti, siamo in Serie A per rimanerci e per crescere ancora. Naturalmente tutto questo non sarebbe possibile senza la famiglia Berlusconi.
Se fosse ancora l’ad del Milan, quale calciatore di questo Monza porterebbe in rossonero e, viceversa, un giocatore di quel suo Milan che vorrebbe vedere nel Monza?
Se fossi ancora al Milan, l’ultima squadra alla quale porterei via un giocatore valido sarebbe il Monza. Viceversa nel nostro Milan giocarono così tanti campioni straordinari, che è davvero difficile fare una scelta. Ovviamente li vorrei tutti. Devo fare un solo nome? Il mio Marco Van Basten.
Lei e Berlusconi avete visto in Raffaele Palladino il “nuovo Sacchi”? Ci sono delle affinità tra il giovane mister del Monza e l’Arrigo di Fusignano?
Sono state entrambe scelte coraggiose. Entrambi non avevano mai allenato in Serie A. Con Sacchi abbiamo portato in rossonero un allenatore che non era stato neppure un grande giocatore, mentre Raffaele invece è stato un ottimo calciatore con 211 presenze e 24 gol in Serie A e ha chiuso la sua carriera proprio a Monza, nella stagione 2018-2019, pur senza mai scendere in campo. E con il Monza ha iniziato ad allenare; dapprima come collaboratore tecnico dell’attività di base, quindi come allenatore della rappresentativa Under 15, per poi approdare alla guida della squadra Primavera nella stagione 2021-2022. Il Milan di Sacchi e del Presidente Berlusconi è entrato nel cuore della gente ed è stato giudicato dall’Uefa la “migliore squadra di tutti i tempi”. Senza dimenticare ciò che facemmo con Fabio Capello e Carlo Ancelotti. Comunque sì, la scelta di Palladino la paragonerei molto a quella che facemmo con Arrigo, e come allora, tutte decisioni prese sulla base della considerazione che Raffaele era, ed è, una persona intelligente.
Un pupillo di Berlusconi è stato anche il centrocampista Andrea Colpani, uno dei tanti italiani del Monza che ha “soli” 10 stranieri in rosa.
Bisogna puntare sui ragazzi nati e cresciuti nei nostri vivai, oppure il calcio diventerà un oligopolio di pochissimi grandi gruppi internazionali con risorse illimitate. Ma questo ucciderebbe la competizione e quindi il fascino stesso del gioco. Noi abbiamo deciso di lavorare sull’appartenenza, di valorizzare i talenti italiani. E Colpani è uno di questi.
Con il suo ex braccio destro al Milan, il ds Ariedo Braida, l’anno scorso siete stati avversari nel derby Monza-Cremonese: sembrava che la “coppia” si sarebbe riunita ancora, possibile un futuro assieme?
Ariedo è prima di tutto un grande amico e poi un bravissimo dirigente. Lavorare con lui è stata una grande fortuna, che spero si possa ripetere in futuro.
Calcio e sociale, al Milan avevate creato la Fondazione, al Monza ci sono dei progetti solidali che vanno in quella stessa direzione?
Assolutamente sì. Dal 2019 abbiamo lanciato il progetto “Insieme Al Monza”. L’obiettivo è di diventare un punto di riferimento per il territorio. Il progetto prevede la partnership con i Centri Tecnici e le società dilettantistiche per promuovere il divertimento attraverso il rispetto dell’avversario, la lealtà e l’educazione. Siamo poi partner con il Comune di Monza del percorso formativo “Io Tifo Positivo”, dedicato a diffondere una cultura del tifoso non-violento tra i più piccoli. Un capitolo a parte merita il “progetto astucci”: dal 2019 AC Monza, in occasione del primo giorno di scuola, dona l’astuccio biancorosso completo di materiale didattico e cancelleria a tutti gli iscritti in prima elementare delle scuole pubbliche, paritarie e private della città di Monza. Poi, la decisione della società di non destinare alla vendita l’album ufficiale delle figurine, ma di regalarlo in via esclusiva agli studenti delle scuole elementari della provincia di Monza e Brianza. Infine abbiamo creato una squadra “speciale” che partecipa ai tornei di calcio, organizzati dalla Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale, rivolti ad atleti con disabilità intellettive, relazionali e patologie psichiatriche.
Parlando di bambini viene da pensare ai piccoli dell’Ucraina che vivono sotto le bombe e al vostro ex Pallone d’Oro Andrij Shevchenko, appena nominato consigliere personale del presidente Zelensky. Vi state sentendo in questo periodo con Sheva?
Shevchenko non è stato solo un grande giocatore del Milan e del calcio mondiale, ma è anche un grande patriota. È naturale che Sheva partecipi alla lotta per la libertà dell’Ucraina, un paese attaccato che difende il diritto alla sua sovranità. Certo, tutti proviamo orrore per le tragiche scene di guerra che vediamo in Ucraina ed ora anche in Medio Oriente. La guerra è una follia che deve cessare al più presto.
In tutti questi anni di calcio alcuni detrattori gli hanno dato dello “squalo”, ma il sentimento diffuso nel mondo del calcio è quello di grande ammirazione per le capacità dirigenziali del “dottor Galliani”. Chi sono oggi i suoi veri amici?
Mi creda, sono semplicemente una persona determinata a fare bene il suo lavoro, in azienda, nello sport, in Parlamento. Quanto agli amici, il più grande purtroppo l’ho perso qualche mese fa… Ma lo ripeto, vive nel mio cuore come nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Dopo il balletto (diventato virale) sulle note della hit del neoacquisto Papu Gomez, possiamo dedurre che oltre alla Cavalcata delle Valchirie e I migliori anni della nostra vita questa ora sarà la sua terza “colonna sonora”, o ce ne sono altre?
È quasi scontato citare il celebre finale di Nessun dorma di Puccini: il possente Vincerò è sempre stato l’approccio di Silvio Berlusconi e mio alle sfide sportive come a quelle politiche. Lo sarà anche il 22 e 23 ottobre, se, come spero, gli elettori di Monza e della Brianza lo vorranno cantare con me venendo a votare... Ma resterò. L'ho giurato, sono andato anche sotto la curva perché c’erano quelli della curva che dicevano: “noi votiamo Galliani se non va via dal Monza”. Dopo aver vinto tutto con il Milan e portato per la prima volta in A in cento anni di storia il Monza ora il mio sogno è fare qualcosa di importante in Parlamento, per la mia terra, la Brianza.

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