Lorenzo e Niccolò Cannone, fratelli dell’Italrugby in forza alla Benetton Treviso - Fir
O dentro o fuori, a casa o ai quarti di finale per la prima volta nella storia. Mesdames e messieurs Francia-Italia di questa sera, venerdì 6 ottobre alle 21 a Lione, quasi una finale spareggio per proseguire nel mondiale e continuare a cullare sogni di gloria. Sogni che sono diventati incubi per gli azzurri venerdì scorso quando si è sfiorato il centone (96-17) da parte degli All Blacks che ci hanno maltrattati dall’inizio alla fine imponendoci la seconda peggior sconfitta contro di loro (la peggiore a Bologna 101 a 3 nel 1999) e marcandoci ben 14 mete. Superfluo dire che la Francia è nettamente la favorita del match, vero ha fuori ben cinque fondamentali giocatori per infortuni, ma i galletti si sono permessi al primo turno di battere, appunto, la Nuova Zelanda e puntano dritto a vincere per la prima volta la Rugby World Cup, tra l’altro organizzata nel loro Paese. Nambia e Uruguay abbiamo fatto il compitino, gli All Blacks ci hanno asfaltati, ora conta evitare altre figuracce. La squadra capitanata da Michele Lamaro è quella con l’età media più bassa del mondiale, il futuro davanti forse sarà roseo, ma quello che conta è il presente e in campo bisogna farsi rispettare. Qualcuno in questi giorni ha scomodato il monumentale nome di Sergio Parisse: «Ah…ci fosse stato lui avrebbe tenuto uniti i compagni imponendogli una reazione », forse è vero, ma il mitico Sergione appartiene ormai al passato, oggi la maglia numero 8 è in mano al giovanissimo, classe 2001, Lorenzo Cannone. È uno dei due fratelli Cannone, l’altro è Niccolò e gioca titolare con la maglia numero 5 in seconda linea. Lorenzo in mischia si appoggerà a lui e forse la spinta, col cuore e la famiglia alla base, sarà ancora più forte. Un anrezza no fa Lorenzo non aveva mai vestito la maglia della nazionale Maggiore, l’esordio contro le Isole Samoa nei test di novembre dove ha subito segnato una meta. «Già dal giorno dopo alla sconfitta con gli All Blacks l’umore in tutti noi giocatori era migliorato – fa sapere Lorenzo – . Ci siamo riuniti, abbiamo parlato e ci siamo sfogati. Martedì l’allenamento più duro della settimana, la negatività è andata via».
Da tifosi e addetti ai lavori la preoccupazione che la legnata imposta dai neozelandesi si potesse ripercuotere a lungo nelle menti di questi ragazzi che hanno ancora tanto da imparare, soprattutto in campo internazionale. Kieran Krowley, il ct azzurro, sembra non averli accusati di nulla: «Subito a caldo negli spogliatoi ci ha rincuorati, ha detto di non pensarci, ci cancellare subito tutto. Quel che è certo, posso affermarlo, nessuno di noi ha mai preso con legge- la partita con gli All Blacks, sì vero avevamo vinto bene con Uruguay, forse siamo entrati con troppa pressione addosso, come se dovessimo vincere per forza», prosegue Lorenzo. Ora la maglia numero 8 è sulle sue spalle, un delicato e fondamentale ruolo di terza linea centro, da un anno si dice che sia l’erede di Parisse, giocatore che Lorenzo ha ammirato fin da bambino: «Da piccolo non mi aspettavo di diventare un giocatore professionista, però mi sono innamorato subito di questo sport quando a Firenze ho iniziato a giocare, poi sono entrato nell’Accademia nazionale e selezionato nelle varie giovanili azzurre e da lì ho lavorato tanto per esser qui oggi. No, non voglio pensare alla maglia numero 8 come responsabilità ulteriore, voglio stare sereno e tranquillo e proseguire il mio cammino. Parisse lo vedevo in tv al 6 Nazioni, ma non ci ho mai parlato né mi ha chiamato o detto nulla in merito. L’ho solo visto quando l’abbiamo incontrato con la Benetton l’anno scorso contro il suo Tolone».
Nella storia del rugby italiano diversi sono i fratelli che hanno giocato insieme in nazionale, i fratelli Massimo e Marcello Cuttitta, Mauro e Mirko Bergamasco o ancora in diversi anni i mitici Francescato con Ivan, Bruno, Nello, Rino. Oggi in squadra oltre a Lorenzo e Niccolò Cannone ci sono Alessandro e Paolo Garbisi: «L’emozione di avere mio fratello più grande in campo con me è grande, così come era accaduto con il mio esordio a novembre scorso. Non ci siamo detti nulla di particolare questa settimana, abbiamo un rapporto molto basico e inoltre siamo in stanze singole e non dormiamo insieme come avvenuto altre volte». Certo tra fratelli si possono dividere anche passioni, come quella per la pesca, ereditata dal padre: «Quando torno a Firenze con i miei amici andiamo verso Livorno e con gommoni o barche si va a pescare, spesso c’è anche Niccolò”. 13 caps per Lorenzo, 33 per Niccolò che ha tre anni in più, Benetton Treviso come club per entrambi e davanti una Francia che nei numeri è impressionante. Nella storia tra noi e i transalpini 47 incontri e ben 44 sconfitte, 200 mete subito e solo 55 segnate, 1457 punti subiti e solo 552 marcati: « Batterli sarà difficilissimo come sempre, sarà una partita molto fisica. Dovremo essere più forti in mischia, nelle touches, nei drive e imporci fisicamente fin dal primo minuto». E se dopo la Benetton tra qualche anno ci fosse da andare a giocare all’estero, come i Garbisi, i Bergamasco o Parisse: «Sì mi piacerebbe giocare in Francia». Una nazione nel destino, magari insieme al fratellone.