Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
«Tante volte trovo nella fede una giustificazione alla morte di Giovanni. Dico sempre che forse Dio, con quel sacrificio, l’ha voluto salvare». Maria Falcone parla del fratello Giovanni, ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Lo fa con un ritratto inedito e personale, aprendo con emozione gli album di famiglia e sfogliandoli con la conduttrice di Tv2000 Monica Mondo, con la quale firma Giovanni Falcone. Le idee restano (San Paolo, pagine 144, euro 15,00). Le idee di Giovanni Falcone, ma anche di Paolo Borsellino ucciso pochi mesi dopo, il 19 luglio, che «camminano con le nostre gambe », in una frase rimasta celebre e che si muove insieme alla foto di entrambi, sorridenti, spalla a spalla. Quelle idee restano, sì. Perché Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono soli: «L’albero di via Notarbartolo è un pellegrinaggio costante, fiori, lettere, ricordi. Porta una presenza che è costretta a fermarsi, pensare, pregare».
«L’uccisione di Falcone – scrive Monica Mondo – lo ha messo davanti al mondo. La sua morte iconica forse per gli uomini ha poco senso, ma in una prospettiva infinita ha un significato gigantesco. Quanto è nato da quella morte: quanta consapevolezza, quanto coraggio, quanta generosità, quanta dedizione al bene, quanta passione di giovani, quanta abnegazione di altri sacrifici. Maria apre una cassettina come un reliquiario. Al fondo, sotto un mucchio di foto, c’è il portafoglio di Giovanni, il suo tesserino da magistrato, i biglietti da visita. Ancora più sotto, due strisce di stoffa bianca, raso. Sono stropicciate e conservano pieghe vecchie e affrettate: la fascia della prima comunione, e quella della cresima. Stanno lì da settant’anni. Giovanni le aveva conservate. Quello che hai ricevuto come insegnamento nella vita resta per sempre».
Come le sue idee, come la sua testimonianza. Maria Falcone ricorda i momenti più personali, l’infanzia con i fratelli, la famiglia e l’educazione, la Palermo in cui sono cresciuti, gli incontri e le amicizie, le gioie, i dolori, la formazione e le sue esperienze, dal primo incarico a Lentini al pool antimafia. Ne viene fuori un ritratto umano bello ed emozionante. Che aiuta a capire come Giovanni Falcone «non fosse un eroe, un mito, ma un uomo vero, retto, sorridente, coraggioso e prudente. Spesso sfiancato dalla responsabilità e dall’incomprensione, disposto però a offrire sempre tutto di sé, per un ideale». Un esempio di impegno possibile per tutti. Sullo sfondo di una città che oggi è cambiata. Anche per il suo sacrificio. «Palermo si è risvegliata, i cittadini più solerti hanno sentito come una colpa il non aver appoggiato Giovanni e Paolo. La gente non era ancora matura, non era stata ancora educata dalla perseveranza e dal coraggio, dai sacrifici e dalla rettitudine. Ma quei tempi non sono passati invano. La mafia è stata bastonata a dovere».
A Paolo Borsellino è dedicato un libro in uscita (l’8 giugno) da San Paolo, scritto dalla collaboratrice di Avvenire Alessandra Turrisi, L’uomo giusto (pagine 120, euro 15,00), che verrà presentato insieme al volume di Mondo e Falcone domani sera, alle 19, a Palermo, nella chiesa di San Domenico con la partecipazione, fra gli altri, dell’attore e conduttore televisivo Pif. Un momento importante per ricordare Falcone e Borsellino. E far camminare ancora le loro idee.