«È la seconda volta che vengo ai Colloqui fiorentini e mi sono emozionato sia la prima che la seconda volta - racconta Pietro Gibellini, docente all'Università Ca' Foscari di Venezia -. Mi emoziona la quantità di studenti interessati alla poesia, il loro grado di attenzione, la partecipazione di docenti straordinari. Questo mi fa pensare che la nostra scuola ha ancora tanto di bene e tanto di qualità che veramente consola e fa ben sperare per l'avvenire».
Gibellini è intervenuto al Palacongressi di Firenze, assieme al poeta Davide Rondoni, alla seconda giornata dell'appuntamento promosso da Diesse (Didattica e informazione scolastica) sulla poesia di Umberto Saba al quale partecipano duemila persone tra studenti e docenti provenienti da ogni parte d'Italia.
Ma cos'ha da dire un poeta come Saba agli studenti di oggi? «Ha molto da dire perché dice le cose semplici, profonde e che toccano» risponde Gibellini citando «quattro parole rima» del poeta triestino: «Il fiore, cioè l'educazione alla bellezza; l'amore; il dolore, che è una componente indispensabile o inevadibile della vita; ma soprattutto il cuore, perché la letteratura non può mai nascere dall'arido cerebralismo ma deve coinvolgere l'emotività delle persone».
I «Colloqui fiorentini» proseguono nel pomeriggio con seminati tematici, attività didattiche e si concludono domani con la premiazione dei migliori elaborati realizzati dagli studenti sulla poesia di Saba.