martedì 16 luglio 2024
Esce il 18 luglio il film del regista americano sulla vita del frate cappuccino e santo: «Racconto un Cristo italiano». L’attore Shia Labeouf si è convertito al cattolicesimo durante le riprese
Una scena di "Padre Pio", di Abel Ferrara con Shia Labeouf

Una scena di "Padre Pio", di Abel Ferrara con Shia Labeouf

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«Sono stato sedotto da Dio attraverso questo film, attraverso Pio e la sua storia perché Pio rende Dio accessibile». Queste le parole che Shia LaBeouf, attore americano dal passato turbolento ed ora convertito al cattolicesimo, aveva espresso nel 2022 in una intensa intervista in onda su Padre Pio Tv rilasciata a fra Francesco Di Leo, oggi Ministro dei Frati Minori della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio e all’epoca rettore del santuario di San Giovanni Rotondo, alla fine delle riprese del film Padre Pio di Abel Ferrara. La pellicola, presentata in anteprima mondiale alle Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022, finalmente arriva nelle sale italiane il 18 luglio grazie a Rs. Presente alla sua anteprima in lingua italiana domenica scorsa al 70° Taormina Film Festival lo stesso regista Abel Ferrara che ha svelato: «Mi ha colpito il fatto che Padre Pio sia un secondo Cristo, un Cristo italiano. E poi è un Santo, un eroe popolare che spesso viene rappresentato come un Dio, ma allo stesso tempo è così contemporaneo. Abbiamo cominciato a fare ricerche entrando nel personaggio come avevamo già fatto con Pasolini. Così abbiamo letto i suoi libri, le sue bellissime lettere, siamo insomma entrati nella sua vita e colto tutto il suo grande carisma».

Girato in Puglia sul Gargano – Ferrara ne firma anche la sceneggiatura insieme a Maurizio Braucci – il film narra soprattutto i drammatici scontri fra socialisti e proprietari terrieri a San Giovanni Rotondo nel 1920 in concomitanza dell’arrivo del frate di Pietrelcina, di cui si intreccia la sofferta vicenda spirituale. Che, in definitiva, è la parte più riuscita di un film altalenante che trova nella straordinaria interpretazione di Shia LaBeouf (star di film come Transformers, Borg-McEnroe e il recente Megalopolis di Francis Ford Coppola) il motivo di maggiore interesse, anche per il coinvolgimento personale dell’attore.

LaBeouf, 37 anni, una vita di eccessi alle spalle e una causa intentata nel 2020 dall’ex fidanzata per abusi, figlio di un cristiano e di una ebrea, dopo aver annunciato di essersi convertito al cattolicesimo al termine delle riprese del film su Padre Pio, il 31 dicembre 2023 ha ricevuto il sacramento della Confermazione dalle mani del vescovo Robert Barron, e ora starebbe pensando di diventare diacono. Già battezzato, a 13 anni aveva celebrato anche il suo Bar Mitzvah; la Cresima è stata conferita nella parrocchia di Old Mission Santa Inés a Solvang, in California, la chiesa dove LaBeouf si è recato per prepararsi a interpretare il ruolo di Padre Pio. Intervistato da CNA LaBeouf ha rivelato che il film su Padre Pio è riuscito anche «grazie al fatto che abbiamo seguito i suoi insegnamenti e ci siamo davvero appoggiati al modo pragmatico con cui il frate cappuccino italiano affrontava il mondo... Probabilmente è questo il motivo per cui amo il cattolicesimo, perché è così pratico». Sempre a padre Pio Tv nel 2022 LaBeouf, esprimendo sofferenza e pentimento per i suoi comportamenti, raccontava di essere rimasto conquistato dalla gioia dei frati e dal Vangelo, vivendo per sei mesi nel convento californiano secondo le regole dell’ordine francescano per poi recarsi sui luoghi di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Ed è questa aderenza impressionante la parte più forte e commovente del film di Abel Ferrara, regista che riesce a dare profondità alla lotta spirituale fra bene e male. «È vero, Padre Pio mi ha salvato la vita» ha detto l’attore al pubblico a Venezia nel 2022. «Ci sono momenti in cui Dio si è davvero completamente infuso nel mio cuore mentre stavamo girando. Ma non sono entrato nel processo come un ragazzo di Dio, sicuramente non un cattolico. E questo film mi ha trovato in un momento in cui ero molto disponibile e aperto al processo».

Girato in Puglia, Padre Pio è ambientato nel 1920 all’indomani della Prima guerra mondiale, e racconta, in montaggio alternato, la storia del giovane padre Pio da Pietrelcina e dei cittadini di San Giovanni Rotondo. Arrivato in uno sperduto convento di cappuccini sulle montagne del Gargano, Padre Pio darà inizio al suo ministero e al suo cammino religioso personale. Tra povertà, malattie e disordini politici, l’arrivo del frate sarà fondamentale per riavvicinare alla religione quel luogo di devastazione. Nell’assistenza ai poveri e agli ultimi, con amore ed empatia, Padre Pio troverà la sua vocazione, ma dovrà anche affrontare inquietanti visioni, tormenti personali e le sue debolezze di uomo terreno.

Al Lido Abel Ferrara aveva spiegato ad “Avvenire”il taglio del film ambientato alla vigilia delle prime elezioni libere in Italia, nel foggiano, terra di povertà e sfruttamento dei lavoratori da parte dei grandi proprietari terrieri. Si racconta l’eccidio di San Giovanni Rotondo del 14 ottobre del 1920. In paese le elezioni erano state vinte dai socialisti, che al momento di insediarsi nel municipio trovarono la via sbarrata dai carabinieri ai quali era stato ordinato di impedire l’esposizione della bandiera rossa dal balcone comunale. Nei disordini che ne seguirono rimasero uccisi 13 lavoratori e un carabiniere e oltre 60 persone furono ferite. Fortunatamente Ferrara non dà alcun adito alle calunnie che volevano Padre Pio coinvolto, anzi, punta il dito sugli Arditi d’Italia, un gruppo nato in seno alla sezione Mutilati e Combattenti. «Da qui inizia il fascismo che ha cambiato la storia del mondo – sostiene convinto il cineasta – . Padre Pio è estraneo a ogni connivenza coi potenti locali».

La parte dedicata a Padre Pio, con i tormenti spirituali, i dubbi, le visioni, le lotte col demonio, prima di ricevere le stimmate viene basata su una accurata ricerca e sulle lettere del frate, ed è intensa, profonda e a tratti affascinante. Specie nella convinta interpretazione del bravissimo LaBeouf che vediamo nei panni di Padre Pio dire messa, confidarsi con i suoi confratelli (sono tutti frati veri in scena) confessare, operare un primo miracolo e soffrire per le ingiustizie dei suoi poveri. Mentre lascia un po’ spiazzati la preponderanza della parte sociopolitica che tenta la carta pasoliniana, ma risulta avere il passo della fiction televisiva all’italiana (fra gli attori Asia Argento, Marco Leonardi e Vincenzo Crea), non senza scivolare in alcuni luoghi comuni. Il parroco del paese che intasca soldi dai nobili e addirittura benedice con l’acqua santa i fucili e le pistole dei carabinieri che spareranno sulla folla induce all’equivoco mostrando una Chiesa incapace di stare al fianco dei più deboli. Soprattutto ci si trova di fronte a due film i cui filoni narrativi fanno fatica a intrecciarsi. Il punto di incontro per il regista è l’apparizione delle stimmate di Padre Pio proprio allora. «Padre Pio ha vissuto con quella gente, le sue stimmate sono emerse allora per la sua passione per gli ultimi, sono una risposta alla realtà».

La forza spirituale del santo canonizzato nel 2002 da Giovanni Paolo II, trascende comunque nel film anche lo scetticismo verso i miracoli del buddhista, cresciuto cattolico, Ferrara. Nel lavoro sono stati coinvolti, fra gli altri, i frati cappuccini della provincia di Foggia, la Comunità monastica dell’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, il santuario di San Michele Arcangelo, Padre Pio Tv, il convento dei frati minori ex Abbazia Santa Maria di Giosafat, la Biblioteca provinciale Francescana “P. Antonio Fania”. «Shia crede davvero, nel film non recita, non potrebbe farlo. I frati hanno accettato lui, hanno abbracciato me e il film dove sono protagonisti – ha aggiunto Ferrara – . La grande connessione tra Shia LaBeouf e me è che ambedue abbiamo usato alcol e droghe. Si era creato un muro tra noi e la spiritualità, ma c’è il perdono nel viaggio dal buio alla luce».

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