sabato 4 maggio 2024
Dalla sclerodermia agli arti superiori a campionessa d’Italia e d’Europa nella pallavolo paralimpica: «Siamo affiatate, puntiamo Parigi. Sono innamorata di questo sport anche se è ancora poco noto»
Ceccatelli, il grande sogno della “regina” del sitting volley

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«Ho iniziato con la pallavolo perché quando giocavo durante le ore di educazione fisica perdevo e non mi piaceva». Eva Ceccatelli, 50 anni appena compiuti, colonna della Nazionale italiana di sitting volley, impegnata in Slovenia questo fine settimana nella Golden Nations League, racconta così l’origine della sua passione per la pallavolo. «Avevo già praticato alcuni sport individuali, come nuoto e scherma- ricorda l’atleta toscana del Dream Volley Pisa, club affiliato alla Federvolley (FIPAV) e al Centro Sportivo Italiano - ma mi sono innamorata di questo Gioco e soprattutto dello sport di squadra. Mi ha dato tanto a livello di amicizie, relazioni ed emozioni». La passione e il talento hanno portato Eva a esordire in Serie B a 16 anni e a 22 in A1 a Reggio Calabria. Una carriera, rallentata e poi interrotta dalla sclerodermia, una malattia autoimmune, che però non ha fermato il suo amore per la pallavolo. «Dopo essermi ritirata- racconta Ceccatelli - ho continuato ad allenare e a parte un breve periodo non sono mai uscita dalla palestra».

Poi nel 2016 l’incontro quasi casuale con il sitting volley. «La mia società, il Dream Volley Pisa- spiega l’attaccante - mi ha chiesto di allenare la squadra di sitting e io ho cominciato a giocare». Un doppio ruolo, quello tra campo e panchina che Eva vive con serenità. «Cosa preferisco? - si domanda – sono due emozioni diverse, ma ugualmente intense». «Il bello di questa disciplina - prosegue Eva, sei volte campionessa d’Italia con il club - è che a parte il campo ridotto, le regole sull'invasione e la possibilità di murare la battuta si gioca come la pallavolo. È uno sport tecnico ma anche estremamente faticoso dal punto di vista fisico per via degli spostamenti. E poi è particolare perché le persone amputate giocano senza protesi, perché ostacolano il movimento». Una disciplina, che al femminile è entrata nel programma paralimpico nel 2004 e che in Italia ha una storia molto recente. «È uno sport ancora poco conosciuto nel nostro Paese – spiega Ceccatelli, che nel 2022 ha vinto anche un titolo continentale per club – si è fatto tanto in questi anni per la sua promozione anche se rimane complicato formare delle squadre».

Nel 2018 Ceccatelli ha esordito anche nella quasi neonata Nazionale azzurra, ottenendo subito un quarto posto ai Mondiali nei Paesi Bassi. «Avrei potuto debuttare prima - ricorda la toscana - ma all’epoca la mia disabilità era considerata lieve. Poi sono cambiate le regole e mi hanno potuta convocare. Quel piazzamento non se lo aspettava davvero nessuno». Il Mondiale è stato il punto di partenza per la crescita della squadra azzurra, arrivata nel 2023 a laurearsi campione d’Europa, proprio in Italia. «A parte qualche ricambio siamo lo stesso gruppo da sei anni - racconta Eva - siamo una squadra unita, testarda che riesce a caricarsi dalle giocate individuali. Un esempio? La semifinale degli Europei 2023. Avevamo tanta pressione addosso. Eravamo sotto 2-0 e in svantaggio anche nel terzo set e abbiamo vinto la partita e il giorno dopo abbiamo vinto la finale». «Sotto il profilo tecnico - aggiunge Ceccatelli- siamo una squadra che difende forte e che ha una caratteristica su cui scherziamo spesso. Siamo una formazione con poche mani visto molte giocatrici hanno una disabilità che intacca le funzionalità degli arti superiori. È una rarità, perché in altri contesti se una persona ha problemi alle mani viene indirizzato verso un’altra disciplina».

Questo gruppo guidato dal tecnico Amauri Ribeiro, da giocatore argento a Los Angeles ‘84 e oro a Barcellona ‘92 con il Brasile, ha ottenuto anche la prima storica qualificazione alle Paralimpiadi di Tokyo, terminate con il sesto posto finale. «Sono il sogno di ogni sportivo- ricorda la giocatrice - ma quelle in Giappone sono state particolari per noi. Prima lo slittamento, poi le condizioni. C’era la paura di essere contagiati, con tamponi da fare ogni giorno. Si gareggiava senza pubblico, ma soprattutto eravamo rinchiuse per otto ore nel piano di un hotel, era difficile per ragioni logistiche andare a vedere le altre gare e il tempo non passava mai. Noi organizzavamo delle partite di burraco nel corridoio...». Un cammino che le ragazze del sitting volley hanno percorso da non professioniste. «Noi tutte abbiamo un altro lavoro- spiega Ceccatelli, impiegata alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa- dal 2024 abbiamo potuto usufruire di alcuni permessi per la legge sul lavoro sportivo, ma per il resto competizioni e trasferte li abbiamo affrontati attingendo a permessi, ferie e aspettative, rinunciando anche a passare del tempo con la nostra famiglia».

Tanti sacrifici che hanno condotto le azzurre, grazie alla vittoria degli Europei, a Parigi 2024, per cui si stanno già preparando. «Da febbraio - racconta Eva Ceccatelli - abbiamo cominciato i collegiali, per esempio insieme a Slovenia e Ucraina, arrivate dietro di noi all’Europeo. Stiamo lavorando tanto, dopo la Golden Nations League avremo un periodo di scarico e poi tra giugno e luglio saremmo di nuovo in gara». «A Parigi, dove ci sono solo otto squadre - conclude la giocatrice toscana - Stati Uniti, Brasile, Canada e Cina sono le formazioni con un livello più alto. Con loro abbiamo sempre disputati partite lunghe e combattute e abbiamo perso. Alle Olimpiadi cercheremo di giocarcela con tutte». Con il sogno di portare una medaglia storica per lo sport paralimpico azzurro.

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