«Comunione» e «comunicazione della fede». È stato questo il binomio che ha caratterizzato i lavori della 66ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei). Binomio sviluppato «nell’orizzonte sostanziale della presenza e delle parole» del Papa nella giornata di apertura dei lavori. Lo ha spiegato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, presentando il comunicato conclusivo e il messaggio finale dei vescovi italiani (che pubblichiamo integralmente a parte). Rispondendo alle domande dei cronisti, il porporato ha confermato l’esistenza di un «effetto Papa Francesco» nella presenza dei fedeli nelle liturgie e nei confessionali. «Certamente il Santo Padre con la sua presenza, la sua parola, il linguaggio dei gesti, – ha detto – aiuta la gente a riscoprire la dimensione trascendente della vita, il senso spirituale e alto delle cose, che non si può vivere di solo pane, per usare la parola evangelica». Il cardinale ha quindi spiegato il «senso complessivo» delle nuove modalità di elezione del presidente dei vescovi italiani, che verrà scelto dal Papa su una terna di vescovi diocesani votati a maggioranza assoluta dall’assemblea generale. Questo cambiamento statutario, da sottoporre alla
recognitio della Santa Sede, è infatti il frutto di «una proposta mediana che vuole riconoscere due valori: la partecipazione del Papa, che procede alla nomina sulla base del riconoscimento del suo ruolo unico in Italia, in quanto vescovo di Roma, e il riconoscimento della partecipazione dei vescovi all’elezione del loro nuovo presidente». Il cardinale Bagnasco ha anche precisato che dopo una serie di "votazioni orientative" - in cui l’assemblea si era divisa praticamente a metà tra favorevoli e contrari all’elezione diretta del presidente - alla fine la soluzione di presentare una terna al Papa è stata approvata, superando i due terzi richiesti per i cambi statutari, con 156 voti favorevoli (il quorum era fissato a 142 suffragi) e una trentina contrari.Nel corso della conferenza stampa il porporato ha anche parlato della grande manifestazione sulla scuola dello scorso 10 maggio e ha ribadito l’auspicio che «tutti siano a servizio della famiglia: lo Stato, la Chiesa, qualunque istituzione». «Tutte le tipologie di scuole» infatti sono a servizio della famiglia, che «non può mai essere scavalcata, né dallo Stato, né dalla Chiesa, né da nessuno». «Uno Stato che ha un concezione statalista dell’educazione non sarebbe né democratico né umano né umanistico», ha sottolineato il cardinale, secondo il quale «la scuola deve ritrovare il compito bello, entusiasmante, appassionato di aiutare i genitori ad educare i propri figli». Al porporato è stato chiesto poi se ci potranno essere altre manifestazioni analoghe a quella del 10 maggio. «Non si può escludere nulla a priori», ha risposto Bagnasco, ricordando che «il Papa ripete che dobbiamo essere noi vescovi, che conosciamo le situazioni concrete dei nostri Paesi e delle nostre regioni, a discernere, a valutare insieme le opportunità di discernimento, di azione che riteniamo più opportune per aiutare il Paese di volta in volta».Il presidente della Cei, rispondendo ad altre domande, ha anche commentato la bufera giudiziaria che ha coinvolto la banca Carige di Genova («è un fatto che ci rattrista moltissimo», «però posso testimoniare per esperienza diretta che c’è una grande determinazione, capacità e competenza per superare questo momento di difficoltà») e ha smentito seccamente di aver avuto contatti con il politico Claudio Scajola che in un colloquio telefonico intercettato dalla magistratura e finito sui giornali aveva detto che lo avrebbe contattato per avere un sostegno alla sua candidatura, poi non andata in porto, alle europee. Richiesto di spiegare il motivo della non diffusione pubblica da parte della Cei del questionario in preparazione al Sinodo dei vescovi sulla famiglia, il cardinale Bagnasco ha puntualizzato che «non è stato pubblicato perché la segreteria del Sinodo ha detto di non pubblicare niente».