Toto Cotugno in una delle sue tante presenze a Sanremo - Ansa
Toto Cutugno non c’è più, a 80 anni se ne va l’aedo principe del cantar sanremese: sul palco dell’Ariston per 15 volte, dal 1980 al 2010, un record condiviso con una mezza dozzina di artisti, ma comunque record. E ora sembra quasi una preveggenza, la pagina Facebook a lui dedicata: è nata il 20 agosto 2014 e da dieci anni ripropone quotidianamente la stessa foto del Toto nazionale con sotto i messaggi dei fans che adesso piangono il loro caro idolo.
La critica più severa, anche quella retrofestivaliera, lo ha sempre osteggiato, qualche volta pure irriso. Ma stiamo parlando di un’autentica icona pop, come dimostrano i 100 milioni di dischi venduti. Le sue canzoni sono state cantate anche sotto la doccia da insospettabili, ma anche da noti magnati e purtroppo anche da dittatori attualmente in guerra.
Perché il Toto nazionale come l’altro principe di Sanremo, Al Bano, ha portato la sua musica neomelodica-all’italiana in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Ha fatto innamorare le coppiette della Piazza Rossa di Mosca, prima e dopo la Perestroika, ha fatto sorridere affettuosamente noi ragazzi del mucchio selvaggio pro-rock che fingevamo di ignorarlo, ma poi anche in gita cantavamo, quelle di Lucio Battisti, e tutte le sue canzoni a memoria.
E poi Toto ha fatto piangere tutte le mamme del mondo.
Ma andiamo con ordine e per salutarlo degnamente proponiamo una mini playlist cotugnana di cinque hit memorabili.
Solo noi
vince Sanremo 1980, l’unica volta, poi sarà il collezionista di secondi posti (6). Un trionfo dell’amore racchiuso in versi poetici come “Solo noi, solo noi / Le montagne, se vuoi
Solo noi, solo noi /Prati verdi, se vuoi /Solo noi, solo noi
Dimmi che non sai stare da sola un minuto se non sei con me”.
L’Italiano
il suo brano più conosciuto compie 40 anni. Con questa canzone si presenta a Sanremo 1983 e si piazza soltanto al 5° posto. In compenso L’Italiano l’ha suonata pure la banda dell’Armata Rossa e cantata anche l’ultimo coro del pianeta che non può resistere a quell’attacco ultrapatriottico: “ Lasciatemi cantare / Con la chitarra in mano / Lasciatemi cantare/ Sono un italiano…”. Questo di Toto, è diventato il secondo inno nazionale dopo quello di Mameli.
Figli
Toto va ancora a Sanremo, quello del 1987, e propone questa canzone che si piazza come da copione al secondo posto, ma forse è quella che più di ogni altra meritava il successo. “Figli innamorati che ti svegliano di notte
E non ti fanno dormire / Figli spaventati dalla droga violentati / Che si lasciano morire / Figli ormai lontani come sudano le mani / Quando suonano alla porta / Figli delicati sempre in casa coccolati
Ma il domani che scoperta…” Qui anche i suoi detrattori dovrebbero arrendersi, perché in questi pochi versi c’è la fotografia di una generazione che ieri come oggi è sempre vittima delle droghe e di una violenza senza freni.
Emozioni
Passa una sola stagione da Figli e all’Ariston riaprono le porte al Toto nazionale che propone una canzone che a rileggerne il testo oggi racchiude il suo testamento artistico: “Emozioni, le mie canzoni che sfidano il tempo /
E i giorni neri spazzati dal vento / Da quando tu sei qui che torni al mio fianco”.
Mamme
Infine l’omaggio a tutte le madri, specie quelle casalinghe di Voghera o di Fosdinovo, paese dove Toto era nato 80 anni fa, che non hanno mai smesso di seguirlo con affetto e ammirazione infinita. E per tutte le mamme del mondo resteranno per sempre queste dolci parole che sono una carezza al cuore: “Le mamme sognano /
Le mamme invecchiano, le mamme si amano/ Ma ti amano di più”.