Accordo raggiunto nella maggioranza di governo sul
maxiemendamento sulle unioni civili. E
il governo pone la fiducia al Senato. In sintesi
scompare la stepchild adoption, ovvero l’articolo 5 del ddl Cirinnà,
e anche l'obbligo di fedeltà previsto dall’articolo 3. Mentre rimane nel testo il dovere del mantenimento in caso di fine dell'unione.
Soddisfatto il premier, e segretario del Pd,
Matteo Renzi, che così esce da una situazione ricca di insidie per la maggioranza. "L'accordo sulle unioni civili è un fatto storico per l'Italia. È davvero #lavoltabuona", ha twittato.
Anche il capogruppo del Senato,
Luigi Zanda, ha commentato in modo positivo: "L'Italia avrà una buona legge sulle unioni civili" raggiungendo così "un traguardo importante". "Il telaio del testo – continua Zanda - resta identico, non ci sono modifiche sostanziali".
Inoltre Zanda ha annunciato che la
richiesta di fiducia arriverà già stasera e che "entro la fine della legislatura ci sarà una corsia preferenziale per un
ddl sulle adozioni".
Il capogruppo di Area Popolare
Renato Schifani ha commentato: "Siamo soddisfatti di questa giornata. Abbiamo abolito la stepchild adoption e abbiamo abolito l'obbligo di fedeltà più altre piccole innovazioni che ci danno la certezza della non omologazione al matrimonio" delle unioni civili.
Unioni civili: il testo del maxiemendamento del governo al ddl Cirinnà
Il maxiemendamento e il ddl Cirinnà
L'impianto del ddl Cirinnà è in sostanza mantenuto ma nel
ddl si fa una certa distinzione tra
unioni civile e matrimonio cercando di tagliare tutti i ponti ai
rimandi agli articoli (29-30-31) della Carta costituzionale che disciplinano il
secondo istituto. E vengono messi nero su bianco, il riferimento agli
articoli 2 e 3 della Costituzione che riguardano le "formazioni
sociali". In caso di scioglimento, inoltre, si prevede che,
anche nel caso le parti abbiano manifestato "disgiuntamente"
tale volontà, si vada dinanzi "all'ufficiale di Stato civile".
Precisazione questa che, osservano in Ap, serve a rilevare
la natura pattizia dell'istituto.
Nel maximendamento, formulato con un unico articolo come
per la finanziaria, compaiono inoltre ritocchi a quello che, nel
testo iniziale, era l'articolo 3. L'unione, si legge, non
comporta obbligo di fedeltà mentre prevede "l'obbligo reciproco
all'assistenza morale e materiale e alla coabitazione". Immutato
anche il punto sul cognome, in merito al quale si prevede che le
parti "possono stabilire di assumere, per la durata dell'unione
civile, un cognome comune".
Sciolto, infine, lo spinosissimo
nodo del comma 4 dell'art.
3 che, nel testo iniziale, prevedeva come le unioni non si
applichino al Titolo II della legge sulle adozioni (che
disciplina la cosiddetta adozione piena) aprendo, a parere di
centristi e Cattodem, le porte alla stepchild. Nel nuovo testo si spiega invece
che
le norme sulle unioni civili "non si applicano alle
disposizioni della legge n. 184 (sulle adozioni, ndr)" e, allo
stesso tempo, si specifica: "resta fermo quanto previsto e
consentito in materia di adozione dalle norme vigenti".
Unioni civili: il testo del maxiemendamento del governo al ddl Cirinnà