Mario Monti rivendica di aver avuto «attenzione» per la famiglia, «primo ammortizzatore sociale nella crisi», anche nei 13 mesi di governo. E rilancia, presentando le misure possibili in caso di sua permanenza a Palazzo Chigi e affermando che la famiglia «va messa al centro della politica», come da lui già indicato nella conferenza stampa di fine 2012.Nel concreto, in cantiere c’è un sistema imperniato su due pilastri: per «sostenere la natalità» una no tax area per i nuclei (cioè un’area esentasse sui redditi, crescente al salire del numero dei figli o familiari a carico) e un potenziamento degli assegni familiari, anche per i redditi molto bassi, per gli incapienti e per i lavoratori autonomi, oggi esclusi. E poi più politiche per armonizzare lavoro e famiglia (coi congedi parentali "spalmati" fino ai primi 18 anni di vita) e l’aumento dei fondi dedicati a disabili e anziani non autosufficienti (si punta a riportare la dotazione a 400 milioni, dopo aver già ripristinato i fondi per oltre 200 milioni), fino alla revisione dei criteri per l’ingresso in Italia degli stranieri, pensando al «servizio domestico erogato dagli assistenti familiari».Proclami e misure (assieme alla conferma di un ministero con delega per le politiche familiari) messi ieri mattina al centro dell’incontro pubblico tenuto dal Prof al Sermig di Torino, con i tre capilista piemontesi Renato Balduzzi, Paolo Vitelli e Andrea Olivero. «L’attenzione per la famiglia – ha sostenuto Monti – l’abbiamo avuta, soffrendo veramente in questo anno difficile, perché non ci è stato possibile fare di più». E metterla «al centro – ha aggiunto – significa porre al centro il principio delle pari opportunità, per mettere i suoi cittadini, uomini e donne, alla pari nel giocarsi i propri talenti. E sussidiarietà non vuol dire meno Stato, ma Stato migliore».Il piano è destinato alla famiglia intesa come quella «formata dall’unione di un uomo e una donna», ha puntualizzato l’ex presidente delle Acli, Olivero. Il problema, ancor prima che "ideologico", è però quello delle risorse. «Le possiamo trovare se riduciamo gli sprechi», ha ripetuto il premier uscente. Ma anche convogliando su questo sistema "binario" tutte le risorse disponibili, a partire dalle attuali detrazioni fiscali e dall’assegno ai nuclei poveri con almeno 3 figli, fino al recupero progressivo dei 630 milioni che rappresentano oggi il surplus fra versamenti per assegni familiari e somme effettivamente erogate.
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