Numeri? Il Comitato organizzatore della manifestazione preferisce non darne, e non per prudenza o scaramanzia: semplicemente, hanno perso il conto di quanti hanno fatto sapere che sabato a Roma (dalle 12 al Circo Massimo, inizio della manifestazione alle 14) ci saranno di sicuro. Tra questi, gli animatori della petizione europea
Uno di noi, la campagna che in pochi mesi raccolse due milioni di firme (600mila solo in Italia) per la tutela dell’embrione umano. Come a dire: forza, sembriamo una piccola voce, ma quando ci mettiamo insieme... A farsi viva è la «Federazione europea
One of us-Uno d noi per la vita e la dignità umana», che «a nome dei movimenti associati appartenenti ai 28 paesi dell’Unione europea» sottolinea «esprime la propria adesione alla manifestazione e invita i cittadini italiani firmatari dell’iniziativa europea a partecipare». Nella persuasione «che il grido di due milioni di cittadini europei a difesa dell’embrione umano si unisce con la voce delle famiglie italiane a difesa dei loro figli», la Federazione auspica «che la voce della piazza di Roma giunga a tutta l’Europa, che nello sguardo sui suoi figli deve ritrovare la sua anima». Da registrare la proposta del giurista
Simone Pillon, tra gli animatori dell’iniziativa romana: «Credo sia davvero importante che anche le persone omosessuali si sentano invitate al Family Day – afferma –, e infatti molte ci hanno già garantito la loro partecipazione. Sarà una festa per tutti e saremo felici di accogliere tutti. Ogni persona ha diritto ad essere rispettata, accolta e benvoluta per quello che è. Non vogliamo in alcun modo che nessuno si senta estraneo alla famiglia. Da parte di taluni si vuole alimentare una contrapposizione che non c’è: il nostro obiettivo è solo quello di fermare una legge iniqua che mette al primo posto gli adulti sacrificando i bambini. Servono un padre e una madre per mettere al mondo un bambino, e questa è una verità elementare che proprio le persone con tendenze omosessuali sperimentano in prima persona quando sono i loro stessi genitori ad accoglierli e amarli per quello che sono, senza pretendere nulla». Allora, «tutti in piazza, ma proprio tutti, per gridare la bellezza della famiglia».