«La discussione sulle unioni civili nel Pd è tutt’altro che chiusa». Stefano Lepri, vice-capogruppo al Senato, insiste perché la regolamentazione delle unioni civili venga tenuta al riparo da rischi di sovrapposizioni giuridiche col matrimonio.
La relatrice Cirinnà dice che sono solo una decina i perplessi, nel Pd, non i cattolici. Il testo che ha come prima firmataria Emma Fattorini di firme ne ha 35 in realtà, e il testo base non ne tiene conto. Ha ragione Cirinnà, però, quando dice che non è una tesi confessionale la nostra, o di area: ci sono anche firme di colleghi di sinistra. Così, è corretta Cirinnà nel dire che la discussione si apre ora.
Ma il Pd si è pronunciato in commissione, senza defezioni. L’adozione di un testo come base di discussione è un atto tecnico-politico: i senatori Tonini e Cucca, pur avendo firmato il testo Fattorini in commissione hanno votato a favore dell’adozione del testo base. Ma ciò non esclude che possano intervenire in sede di discussione con le loro proposte.
Poi ci sarà la discussione d’aula. Ma prima di arrivarci ci saranno due passaggi ulteriori nel partito. Martedì mattina ci sarà una riunione del gruppo del Senato a tema sulle unioni civili, mentre un altro incontro più ristretto sarà convocato, su incarico di Renzi, dalla responsabile diritti Micaela Campana. Al di là dei numeri, in queste sedi cercheremo di far valere le nostre ragioni.
Qual è il punto nodale del vostro dissenso? Il nodo è il rimando continuo nel testo alla disciplina del matrimonio, esponendolo alla possibilità di ricorsi per ottenere che vengano uniformate anche le pochissime parti in cui si discosta, comprese le adozioni. La distinzione va mantenuta proprio in ragione della funzione generativa, che è centrale nel matrimonio ma non nell’unione omosessuale.
Voi dite no anche alla stepchild adoption. Sul modello tedesco noi siamo per escludere la possibilità di adozione da parte del partner non genitore, ma per sostenere il suo desiderio genitoriale questi potrebbe essere nominato affidatario. Inoltre avanziamo il dubbio che, nella maternità surrogata, la madre all’estero che si presti a tale pratica lo faccia anche, o solo, per motivi economici. Ma in ogni caso, pur ipotizzando che si tratti di diritti personalissimi del partner, resta il dilemma più generale del superiore diritto del minore: è giusto e senza effetti - chiediamo - che un bambino, qualora si preveda l’adozione del partner non genitore, veda ufficializzato nel suo stato civile la presenza di due madri e due padri?