Venduti a un gruppo di egiziani,
uccisi e usati per la
vendita degli organi: è la tremenda sorte
dei
profughi che non hanno il denaro necessario a pagare il
viaggio verso le coste italiane.
A raccontarlo è il primo pentito di una rete criminale che
gestisce il traffico dei migranti: «Mi è stato raccontato - ha
detto
Nuredin Atta Wehabrebi agli investigatori della Dda di Palermo che oggi hanno
fermato 38 componenti dell'associazione criminale in
un'operazione denominata Glauco 3 - che le persone che non
possono pagare vengono consegnate a degli egiziani che le
uccidono per prelevarne gli organi e rivederli in Egitto per una
somma di 15mila dollari. Gli egiziani vengono attrezzati per
espiantare l'organo e trasportarlo in borse termiche».
L'INCHIESTA DELLA PROCURA DI PALERMO. Fermato 38 persone (tra le quali un italiano)accusate di far parte di
una delle maggiori reti criminali che gestiscono il traffico di
migranti tra l'Africa e l'Italia, è la prosecuzione
dell'inchiesta denominata Glauco che va avanti da tre anni e ha
già portato a diverse condanne. In questa terza tranche sono
confluite le dichiarazioni del primo pentito di un network
criminale del genere:
Nuredin Atta Wehabrebi.
Atta collabora con la
dda di Palermo da un anno e mezzo e ha
parlato dei vertici dell'organizzazione criminale, ma
soprattutto di come la rete gestiva la permanenza dei profughi dall'arrivo in Sicilia al loro trasferimento nel nord Italia e
nel nord Europa.
Nel corso delle
indagini, svolte dalle Squadre Mobili di
Palermo ed Agrigento e dal Servizio Centrale Operativo, «è stata ricostruita la struttura organizzativa di un pericoloso network criminale e sono stati individuati ingenti flussi di denaro, proventi del traffico di migranti - dicono gli investigatori - è stata individuata la centrale delle transazionifinanziarie effettuate tramite "hawala" in un esercizio commercialeubicato a Roma, dove, lo scorso 13 giugno, sono stati sequestrati526.000 euro e 25.000 dollari in contanti, oltre ad un libro mastro,riportante nominativi di cittadini stranieri ed utenze di riferimento».
CONDANNA CHIESTA DAI PM. I pm della Dda di Palermo Geri
Ferrara, Claudio Camilleri, Annamaria Picozzi e Renza Cescon
hanno chiesto la condanna, complessivamente, a 120 anni di
carcere per 16 componenti di una delle principali reti criminali
che gestiscono la tratta di migranti tra l'Africa e le coste
italiane.
Gli imputati, arrestati nell'ambito dell'operazione Glauco 2,
sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere
finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, di
avere fatto entrare illegalmente in Italia centinaia di
extracomunitari in cambio di somme che andavano dai 1.500 ai 2.000
dollari ciascuno e di avere consentito ai migranti giunti nel
Paese di spostarsi e trasferirsi nel nord Europa.
Le pene più elevate, 14 anni, sono state chieste per due dei
capi della banda: Ashgedom Ghermay e Yonas Gebititoys.
TRAFFICO DI DROGA. È emerso, altresì, che i principali indagati «gestivano anche una fiorente attività di traffico internazionale di stupefacente del tipo catha o qat, droga importata dall'Etiopia, inserita per la legislazione italiana tra le droghe pesanti». «Con questa indagine abbiamo raggiunto un livello più alto nella lotta all'immigrazione clandestina e abbiamo individuato il canale finanziario della rete criminale che gestisce il traffico dei migranti dall'Africa alla Sicilia e che aveva a Roma e a
Palermo due centrali di snodo» ha spiegato il
procuratore di
Palermo Francesco Lo Voi che ha coordinato l'indagine che ha portato all'emissione di 38 fermi. "In un bazar a Roma - ha aggiunto Lo Voi - abbiamo trovato 500 mila euro in contanti e decine di migliaia di dollari più una serie di nomi e numeri di telefono. Era il luogo in cui venivano raccolti i soldi dei migranti che volevano raggiungere l'Italia".
FALSI MATRIMONI. Dall'inchiesta è emerso che l'organizzazione al viaggio sui
barconi preferiva i
falsi ricongiungimenti familiari consentiti
dalla legge italiana. «Un modo più costoso, ma più sicuro -. ha
spiegato il procuratore -, per cui, grazie a false attestazioni di
extracomunitari residenti in Italia, i migranti riuscivano a
venire nel nostro Paese e ricongiungersi con i sedicenti
parenti».