Si complica la vicenda delle nozze gay contratte all'estero e trascritte, illegalmente, da alcuni Comuni italiani, come ad esempio Roma e Milano. Sulla questione interviene il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che chiama in causa i tribunali, già troppo oberati da mille compiti.
Il Tar, comunque, sostiene con chiarezza che la legislazione nazionale non consente matrimoni omosessuali. E, quindi, non è possibile trascriverli in modo legale. Insomma, i sindaci che lo hanno fatto sono usciti dal seminato della legge, attribuendosi poteri inesistenti.
Andiamo all'enunciato del Tar: "L'annullamento di trascrizioni nel
registro dello stato civile di matrimoni contratti da persone
dello stesso sesso, celebrati all'estero, può essere disposto
solo dall'Autorità giudiziaria ordinaria" e quindi "il
ministero dell'Interno e le prefetture non hanno il potere di
intervenire direttamente annullando le trascrizioni".
Lo si legge in una nota del Segretariato generale della giustizia
amministrativa in cui si riportano le motivazioni con cui "il
Tar del Lazio, Sezione I Ter, all'esito dell'udienza del 12
febbraio 2015, ha accolto i ricorsi aventi ad oggetto i
provvedimenti con i quali il Prefetto di Roma ha annullato le
trascrizioni nel registro dello stato civile presso il Comune
di Roma" e "la relativa circolare del Ministro dell'Interno del
7.10.2014".
Nel comunicato si precisa tuttavia che "nel
decidere tali controversie, il giudice amministrativo ha
eseguito una ricognizione della normativa comunitaria e
nazionale e della giurisprudenza costituzionale e di
legittimità, giungendo ad affermare che l'attuale disciplina
nazionale non consente di celebrare matrimoni tra persone dello
stesso sesso e, conseguentemente, matrimoni del genere non sono
trascrivibili".