mercoledì 10 luglio 2013
Allarme sicurezza: rischio crolli sulla Marcianise-Napoli affumicata dai roghi tossici. A Trentola Ducenta, vicino al cimitero nuovo, invaso dai rifiuti, l’ultimo scandalo: montagne di scarti pericolosi cui le ecomafie danno fuoco. E poco lontano si continuano a coltivare ortaggi e frutta. (Antonio Maria Mira)
L'ESPERTO «Una campata sta già cedendo. Fatale un altro choc termic
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Il lungo cavalcavia dell’asse mediano è completamente annerito. Ma il fatto più preoccupante è che la struttura in cemento armato appare danneggiata. Molto danneggiata. Nei giunti, negli appoggi, nella stessa struttura, come ci conferma un esperto (vedi intervista). Tutto a causa dei roghi di rifiuti. Quello che abbiamo davanti è, infatti, un enorme forno illegale dove si bruciano tonnellate di rifiuti speciali. Sì, proprio lì, sotto le quattro corsie della strada che unisce Marcianisce a Napoli, strada provinciale 335, arteria molto importante e trafficatissima. Inceneritore delle ecomafie e degli ecocriminali. Con evidenti rischi per ambiente, salute, circolazione stradale e sicurezza (basti pensare al fumo sulla strada: pochi giorni fa in un’altra zona ha provocato un incidente con alcuni feriti). Siamo nel cuore della "terra dei fuochi", nel comune casertano di Trentola Ducenta, al confine con Aversa e San Marcellino. E proprio perché zona di confine è terra di nessuno, appositamente scelta dagli incendiari per i controlli quasi inesistenti. «Non toccano a noi...» è lo scaricabarile tra le amministrazioni comunali. E così si scarica e si brucia indisturbati, come è evidente non solo dai danni alla strada ma anche dalla quantità impressionante di rifiuti, sia bruciati che "freschi" di scarico, pronti per il prossimo rogo. Eppure non siamo in aperta campagna ma in via dei Cipressi, a fianco del cimitero nuovo del paese, appena finito accanto a quello vecchio e a quello di San Marcellino, ma già assediato dai rifiuti. E non si tratta di "banale" immondizia ma di rifiuti speciali, pericolosi. Un vero disastro. Non solo ambientale. L’inceneritore è l’ultima sconvolgente tappa dell’ennesimo tour che facciamo ormai da più di dieci anni in queste terre violentate. Ma, purtroppo, non si finisce mai di scoprire nuovi drammi. E questo lo è, eccome se lo è!Ci accompagnano alcune guardie ambientali volontarie della provincia di Caserta (non si sa mai da queste parti...), sono Pasquale Cirillo di Legambiente, Leonardo Piccolo e Vincenzo Lucente di Fare Ambiente, e con loro Biagio D’Alessandro di "Terra nostrum" e Lello Balivo del Wwf Agro Aversano. Vengono da Casapasenna, Trentola Ducenta, Aversa, alcuni lavorano, altri sono studenti, tutti volontari (hanno però il tesserino di Gav, e la nomina di pubblico ufficiale). Pattugliano il loro territorio nel tempo libero (spesso di notte) per combattere chi scarica e incendia rifiuti. Un prezioso aiuto per le Forze dell’ordine. Con loro passiamo da un rogo all’altro, tra paesi e campagne. Perché qui, malgrado roghi e veleni, si continua a coltivare: alberi carichi di pesche, serre di fragole, campi di pomodori. Troviamo soprattutto scarti di lavorazioni...in nero, dal tessile alle calzature, e poi tantissimo amianto, sbriciolato e incenerito. Lungo la strada anche un impianto di rifiuti sotto sequestro, l’Rfg dei fratelli Roma, collusi con la camorra: dovevano produrre compost, in realtà sui campi finivano rifiuti tossici.Ma il peggio deve ancora venire, in cauda venenum e qui davvero i veleni abbondano. Ci arriviamo imboccando una strada di campagna che costeggia l’asse mediano che qui corre su terrapieno (uno dei grandi affari della camorra col movimento terra ma anche per occultarvi rifiuti, ma questa è un’altra storia che racconteremo un’altra volta). Da un lato frutteti, dall’altro una lunga discarica bruciata, amianto soprattutto. Saranno 200 metri di rifiuti inceneriti e tossici, meglio non respirare... Una curva a destra, la strada si infila sotto l’asse ed è l’inferno. Tutto è nero, i piloni, le travi, il "soffitto" del cavalcavia. Siamo dentro al forno. Qui è stato appiccato il fuoco più volte, per un centinaio di metri al di sotto le quattro corsie.L’ultimo incendio è di due giorni fa, ci spiegano i nostri accompagnatori. Ma sopra le "ceneri" il forno è già ricaricato. Cumuli di rifiuti alti quasi due metri (circa la metà dello spazio sotto l’asse), moltissima plastica, tubi, cavi, resti di lavorazioni tessili e di pellami, contenitori di prodotti chimici, elettrodomestici in pezzi. Ottimo combustibile per gli ecocriminali. E non solo sotto la struttura. I rifiuti, bruciati e non, proseguono anche fuori, lungo la strada, in un piazzale a fianco del cimitero e perfino davanti al nuovo ingresso (c’è ancora il cartello del cantiere e la scritta "Personale al completo"). Il grande cancello con una croce è ostruito da cumuli di resti di ogni tipo, comprese canne fumarie in amianto. E un enorme pila di eternit è appoggiata al muro di cinta. A fianco di copertoni, guaine, teli di coibentazione, scarti di fonderia. Perfino un grande contenitore di pesticidi. Tutto bruciato. A poche decine di metri dai defunti e dalle prime case. Ma, evidentemente, qui vige l’impunità. Ma anche la disperazione, al punto che qualcuno ha appoggiato su un cumulo di rifiuti l’immagine della Madonna (vedi foto notizia).Torniamo a osservare e fotografare l’asse mediano. Le grondaie che dovrebbero convogliare la pioggia che cade sulla strada sono state distrutte dal fuoco. E così ora l’acqua può penetrare tra giunti, piloni e travi, aggravando i danni del fuoco che saltano agli occhi, anche a quelli profani. Cemento "cotto", collegamenti indeboliti, al punto che una delle campate appare ribassata di alcuni centimetri rispetto all’altra. Davvero disastro che sembra non interessare nessuno. Si scarica, si brucia. Il forno va a pieno regime. Alla faccia dell’ambiente, della salute, della sicurezza.
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