Da gennaio a giugno 2014 si sono rivolte a
531
Centri di ascolto della Caritas
45.819 persone. Forte l'aumento
dell'incidenza degli italiani tra gli utenti Caritas.
Tra gli
assistiti, infatti, oggi quasi uno su due è di nazionalità
italiana (esattamente il 46,5%). Solo un anno fa, nel primo
semestre 2013, la percentuale si attestava al 31,1%. I dati sono
tratti dal report della Caritas italiana su povertà ed
esclusione sociale, resi noti in occasione dell'odierna Giornata
di lotta alla povertà. La ricerca ha riguardato 531 centri di
ascolto (il 18,7 per cento del totale), in 85 diocesi italiane
(il 38,6 per cento del totale). È soprattutto il Mezzogiorno a
registrare l'incremento più evidente degli italiani: in queste
zone rappresentano addirittura il 72,5%. In termini di età
prevalgono i giovani adulti della fascia di età 35-44 (27,1%) e
di quella 45-54 (26,0%). Tra gli stranieri risulta più alta
l'incidenza degli under 34;
tra gli italiani al contrario è più
elevato il peso degli over 55. Rispetto alla condizione
occupazionale, prevale chi è in cerca di un'occupazione (il
62,7% del totale). "Diminuisce nel corso degli anni il peso degli
occupati - afferma la Caritas -. Tale tendenza può essere letta
come una conseguenza del calo di occupazione che sta vivendo il
nostro Paese e che produce effetti ancor più negativi su chi,
già prima della crisi, viveva situazioni di fragilità sul
fronte lavoro: precari, working poor, lavoratori saltuari". Come
un anno fa, prevalgono i bisogni legati a situazioni di povertà
economica: più di un utente su due (il 54,3%) ammette di vivere
in uno stato di deprivazione. Tali situazioni vissute in modo
analogo da italiani e stranieri coincidono spesso con l'assenza
di un reddito o con un livello di reddito insufficiente. Seguono
poi i problemi occupazionali (45,0%) e abitativi (20,1%). Tra gli
italiani non irrisorie le situazioni di chi vive disagi e
vulnerabilità familiari (15,9%). Rispetto agli interventi
prevale l'erogazione di beni e servizi materiali (56,3%); tra
questi spiccano in particolare la distribuzione di viveri e di
vestiario e i servizi mensa. "La seconda voce di intervento è
quella dei sussidi economici, in particolare: pagamento bollette,
contributi per le spese di alloggio, acquisto di generi
alimentari, sostegno per le spese sanitarie - si precisa -. Tra
gli interventi realizzati, alto è anche il peso delle attività
di orientamento, in crescita rispetto al passato; a beneficiare
di tali servizi sono soprattutto i cittadini stranieri,
presumibilmente i più fragili sul fronte amministrativo-legale.
In molti, infine, hanno beneficiato dei soli interventi di
ascolto, magari in profondità e reiterati nel tempo".
Le risposte anticrisi delle chiese locali.
Caritas italiane e Caritas diocesaneNel corso del 2013
Caritas Italiana ha supportato le Caritas diocesane, con sostegni
economici ad hoc, nella realizzazione di interventi di contrasto
alla crisi economica in atto. Si afferma nel report: "Il
peggioramento delle condizioni economiche di molta parte della
popolazione ha reso necessario potenziare gli interventi di
supporto in ordine soprattutto ai seguenti ambiti: abitazione,
lavoro, spese di prima necessità, sostegno al credito". Da
giugno a dicembre 2013, ha presentato richiesta di rimborso il
76% delle Caritas diocesane. Fra le tipologie di spese sostenute,
la prevalente risulta essere quella dei contributi al reddito,
che assorbe il 39,6% dell'ammontare complessivo di spese
rimborsate, seguita dall'acquisto di beni di prima necessità
(32%). In modo particolare, al Sud hanno prevalso nettamente le
spese destinate alla costituzione di fondi di garanzia presso
istituti bancari per la realizzazione di attività di
microcredito, all'erogazione di contributi al reddito e per il
sostegno alle esigenze abitative. Mentre al Nord risultano
prevalenti le spese per i voucher.
Il quadro generale. i numeri sull'attività dei centri di ascolto
e delle chiese locali sono inseriti nel contesto di una lettura
generale che la Caritas fa della situazione italiana ed
europea.Secondo il report, in Italia nel 2013 le persone in
povertà assoluta risultano essere 6 milioni e 20mila; le
famiglie 2 milioni e 28mila.
Povertà in crescita"L'incidenza della povertà risulta
in continua crescita, attestandosi oggi al 9,9% per gli individui
e al 7,9% per le famiglie. Dal 2007 (anno che anticipa lo scoppio
della crisi) ad oggi i livelli di povertà risultano più che
raddoppiati, palesando così tutte le difficoltà di un Paese che
non conosce segnali di ripresa".
Di particolare gravità è, per la Caritas, la "questione
meridionale". "Il Sud, che prima della crisi evidenziava
situazioni di svantaggio, sembra vivere adesso situazioni di
autentico dramma sociale si sottolinea - . Oggi nel Mezzogiorno
le persone che non riescono a far fronte a quelle spese base, che
garantiscono una vita dignitosa, sono il 14,6% del totale (il
12,6% delle famiglie). In termini assoluti si contano in queste
aree oltre 3 milioni di incapienti, praticamente la metà dei
poveri di tutta la nazione". Tuttavia non è solo il Mezzogiorno
a registrare segnali negativi. Le aree del Centro e del Nord in
poco più di un lustro hanno visto praticamente raddoppiare il
peso dei poveri sul totale della popolazione.