Il Piano nazionale per la famiglia, che sarà prossimamente approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri, ha conservato il suo «impianto principale». Lo ha affermato ieri il ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi nelle interrogazioni a risposta immediata al Senato, assicurando che «sarebbe stato suo desiderio» che il Fattorefamiglia fosse recepito in completezza, ma attualmente non ci sono le risorse di circa 15 miliardi necessari per attuarlo. Riprendendo però una sollecitazione di Manuela Baio di Api di cominciare ad applicare la riforma per le giovani famiglie, il ministro ha menzionato iniziative del suo Dipartimento in questa direzione. Il Piano comunque «impegna» il governo, ha rimarcato Riccardi, «non come un libro dei sogni, ma come uno strumento per rivisitare il
favor familiae, quindi per far tornare la politica della famiglia al centro del nostro sistema: aumentare le risorse dei nuclei familiari con figli a carico, favorire lo sviluppo del bambino, rimuovere ostacoli ad avere figli (la grande crisi demografica del nostro Paese viene da un’assenza di politiche), promuovere pari opportunità».Quanto poi al rilievo del pidiellino Carlo Giovanardi (l’aver tolto da un punto del Piano il capoverso in cui si faceva riferimento alla definizione di famiglia data dall’articolo 29 della Costituzione), l’esponente del governo ha garantito che tali princìpi, richiamati più volte quando si parla del nostro ordinamento, «se non ripetuti costantemente, sono certo chiaramente presupposti e in questo senso parte integrante del nostro piano». Il ministro, riconoscendo il merito di Giovanardi che lo ha preceduto da delegato alla famiglia nella formulazione del piano, ha rilevato che è «la prima volta che nella storia nazionale» si approva un progetto così organico. Si è ascritto, poi, il merito «relativo alla parte finale, non certo semplice», di averlo fatto approvare dalla conferenza Stato-regioni, «un passaggio doveroso e non meramente burocratico in cui gli enti locali, che si dovranno fare anch’essi carico di tale piano, hanno diritto di intervenire».Rispondendo a Rita Ghedini del Pd, Riccardi ha anche ricordato, come elementi di politica familiare, le sue proposte per la conciliazione relative ai congedi parentali introdotte nel ddl lavoro in esame del Parlamento. Per quanto riguarda l’occupazione giovanile, ha citato i provvedimenti annunciati di recente insieme al premier Mario Monti e al ministro Barca per il Mezzogiorno, che promuovono l’imprenditoria delle nuove generazioni. Riccardi ha anche fatto riferimento, in merito al contrasto della ludopatia sollecitato dall’udc Gianpiero D’Alia, al divieto di pubblicità dei giochi telematici negli ambienti giovanili introdotto nella delega fiscale.Giovanardi, uno dei presentatori delle interrogazioni, ha però definito «una gravissima battuta d’arresto» l’aver tolto l’indicazione del Fattorefamiglia, che ha mutilato il carattere programmatico del Piano. L’ex sottosegretario ha anche criticato «l’operazione chirurgica» con cui è stato eliminato il punto in cui si affermava che «la distinzione fra famiglie legali e famiglie di fatto, vale quando sia necessaria l’osservanza di requisiti ex art. 29 della Costituzione per motivi di carattere giuridico, fiscale ed amministrativo, oltre che per ragioni di efficacia ed equità sociale». «Usate ciò che volete, lo splitting, il quoziente familiare o altro, ma lasciate più risorse nelle tasche delle famiglie», ha sostenuto il leghista Sergio Divina.