martedì 18 ottobre 2011
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Dopo l’offesa subita con l’atto vandalico, c’è stata una gara di affetto e solidarietà per la parrocchia romana dei Santi Marcellino e Pietro. Già a partire dalla Messa mattutina di domenica. Ma ancora ieri. L’accaduto «ci ha insegnato che non bisogna pensare che la fede sia sepolta nel cuore degli uomini». È appena terminata la recita del rosario con il cardinale vicario Agostino Vallini e don Giuseppe Ciucci parla alla scrivania del suo piccolo ufficio. Il primo pensiero va ai bimbi del catechismo «che spesso sono distratti». Ebbene, vedere quella statua in pezzi li ha «scossi» e si sono affrettati a portare spontaneamente i loro disegni. Da parte di molti c’è stata «una risposta di fede, di partecipazione e di dolore nei confronti dell’immagine mutilata».C’è, insomma, il tentativo della comunità di ripartire, dopo la ferita. «Ci sono tante offerte e progetti per le statue», spiega il parroco. In particolare, la Madonnina distrutta. Una nuova è stata offerta dal Ceis, la comunità di recupero fondata da don Picchi. «Alcuni parrocchiani hanno proposto di ricostruire quella colpita. Ma in più parti il gesso si è proprio sbriciolato». Impossibile. Dunque, ne va messa una ex novo. Per essa forse sarà realizzata un’edicola esterna, al lato del tempio su via Labicana, dove si trova il portoncino sfondato, che porta alle abitazioni dei sacerdoti. Davanti ad esso, i vetri infranti, qualcuno ha deposto ceri accesi e cartoncini. «Padre, perdona loro..», campeggia su uno. «Era un po’ una porta di casa che non pensavamo potesse essere aperta», ammette don Ciucci.Nessun astio, infine, per coloro che si sono introdotti con la forza e hanno distrutto la statua della Madonna e il Crocifisso, piuttosto perdono. Certo anche «tristezza e disorientemento». Dai quali scaturisce una domanda inevasa: «Vogliono la giustizia? Ma con gesti come questi come si costruisce un mondo migliore?». Non c’è alcun tentativo di minimizzare lo sfregio subito. Ma il sacerdote romano si chiede, come ha appena fatto il porporato dall’altare dell’antichissimo tempio, quanto consapevole sia stato il gesto. «Ho visto il ragazzo che usciva brandendo la statua mariana. Sembrava che avesse in mano un trofeo».
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