giovedì 7 novembre 2013
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«Pr​ima di cercare nel portafoglio, bisogna cercare nel cuore. Nei momenti difficili o ci si abbatte o si dà fondo alle risorse, attingendo a quei valori che sicurezza e benessere tendono a farci trascurare»: Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, a Torino, sa – lo sperimenta nel quotidiano – che la crisi ha potentemente stimolato la solidarietà. Crescono i bisogni delle persone ma cresce anche la disponibilità a tendere una mano: «Come si fa a restare indifferenti quando si legge sul giornale che a Torino un uomo di 89 anni vive in macchina perché non ha più una casa dove abitare? Questo è un momento fertile – spiega Olivero – perché l’esempio arriva dal basso, dalla gente comune che si rimbocca le maniche per sé e per gli altri. E speriamo che chi governa impari dalla buona volontà di chi è governato».L’indagine del Censis presentata ieri a Roma fotografa un’Italia altruista, almeno nelle intezioni, che mette al primo posto il benessere della famiglia ma che non trascura di spendersi per il prossimo, per l’estraneo e lo sconosciuto. Un’Italia in cerca di affetto: l’80 per cento degli intervista si sente più legato ai familiari e ai parenti, quasi quattro persone su dieci vorrebbero vivere una storia d’amore, il 25,3 per cento indica nell’amicizia un valore che dà la carica, c’è chi ha riscoperto – sono il 22 per cento – il bello della colleganza. «L’uomo è capace di fare grandi cose. Dove per cose – spiega il fondatore del Sermig – non si intende solo ciò che è materiale. Le rinunce a cui costringe la crisi ci aiutano a riscoprire il valore dell’immateriale. L’amicizia, l’amore, l’altruismo... Persino una passeggiata nella natura non costa niente ma è un valore aggiunto».

I numeri del Censis, al Sermig di Torino si traducono tutti i giorni in realtà, in una solidarietà concreta merito dell’aiuto e del lavoro di molti. Merito dell’iniziativa di quegli italiani che non si arrendono: secondo il Censis, l’85% è preoccupato ma tra questi più della metà – il 46% – ha voglia di fare. Solo il 13% si abbandona alla disperazione: «Sono ancora troppi. Chi ci governa nelle piccole e nelle grandi cose, dal ministro, al parroco, al sindaco, all’amministratore di condominio deve fare di tutto – auspica Olivero – non solo per meritare la fiducia ma per far sì che più nessuno si abbandoni alla disperazione. Chi ha più autorità, più si deve impegnare nella cura». E ben venga un sano senso di colpa in chi si ritrova ad avere più del necessario: «In questa congiuntura economica in cui pochi hanno molto e tanti non hanno nulla – spiega Olivero – il senso di colpa è positivo se stimola l’esame di coscienza e il cambiamento. Perché di questo si tratta, della capacità di dare continuità all’emotività che si sperimenta quando si incontra un’ingiustizia. Saper moltiplicare i gesti compiuti per impulso». Insomma, è sempre il momento giusto per dire: adesso tocca a me. E questo comporta un cambiamento di stile: «Scendere da cavallo come ha fatto il Samaritano a Gerico. L’unico che si è lasciato commuovere dalle grida del bisognoso. A me piace molto un proverbio – confessa il fondatore del Sermig – che l’occasione fa l’uomo ladro. Io dico che l’occasione fa anche l’uomo saggio. E generoso, e altruista... La crisi è l’occasione, insomma, l’opportunità, sta a noi coglierla e lasciare che ci cambi».

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