«Il capitolo riforme non è rinviabile, compresa la giustizia». Nel giorno in cui dalla procura milanese arriva una pesante richiesta contro Silvio Berlusconi, Luciano Violante lancia due messaggi per Pd e Pdl. L’ex presidente della Camera pensa che l’impegno per la riforma non si debba interrompere, è vitale, «nell’interesse del Paese». E l’alleanza di governo «non può dipendere dalle sentenze».
Pesa la scure della possibile interdizione dai pubblici uffici.Il problema per ora non si pone. Se si porrà, in quel momento potrà essere esaminata la situazione.
Ma una pena accessoria per un leader politico diventa quella principale. Un caso senza precedenti.Beh, non del tutto. Ricordo che in Israele il presidente della Repubblica Katsav all’atto del patteggiamento della pena si è dimesso.
Il capitolo giustizia per taluni è divisivo in sé e andrebbe tenuto fuori dal capitolo riforme.Credo invece che si debba intervenire, in modo equilibrato. Su due livelli. Sul versante dell’economia processuale, operando soprattutto sul versante del carcere e della pena; nel civile, sullo snellimento dei processi e la risoluzione preventiva delle controversie. E poi sul versante della responsabilità disciplinare di tutti i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, tributari.
Che soluzione propone?Lasciare il primo grado agli organi di governo interno, un secondo e ultimo grado per tutte le magistrature a una unica Corte.
Resterebbe il problema della sua composizione.Penso che una quota di componenti debba essere eletta dai magistrati, una dal Parlamento, e una terza designata dal Presidente della Repubblica.
Ma Berlusconi continua a battere sulla persecuzione che sarebbe attuata con la scusa dell’obbligatorietà dell’azione penale.Ho detto più volte che l’obbligatorietà dell’azione penale è un’ipocrisia costituzionale. Ma è necessaria se vogliamo mantenere l’indipendenza del pm. dal potere politico. Credo sia preferibile una imperfetta obbligatorietà rispetto ad un pm che debba eseguire le disposizioni del ministro della giustizia di turno. In ogni caso andrebbero studiati bene i sistemi con la discrezionalità dell’azione penale, come quello francese, ad esempio per valutare costi e benefici.
Ma i ministri in piazza non le ricordano l’era Prodi?In quel caso si trattava di manifestazioni contro il governo. In quella di Brescia il tema principale è apparso una protesta di piazza contro un potere della Repubblica; perciò non condivido la presenza di ministri. Ora, comunque, prevale la fiducia sul chiarimento avvenuto.
Sulle riforme, programma light?Sono convinto che non ci si possa limitare alla riforma elettorale, alla riduzione dei parlamentari e al superamento del bicameralismo paritario, senza intervenire sulla forma di governo.
Del semi-presidenzialismo che pensa?A mio avviso la democrazia parlamentare va corretta, ma non va accantonata. Ma se qualcuno vuol discutere seriamente dei benefici e dei costi del semipresidenzialismo, bisogna accettare la discussione
Saltata la Convenzione, come si potrà procedere?Mi sembra un’ottima idea, quella che propone Letta, di un gruppo di esperti che supporti l’azione di governo su questo tema.
Una riedizione dei saggi?Al di là dei nominalismi credo che il lavoro che è stato fatto nella commissione proposta dal capo dello Stato indichi una traccia. Una buona base di discussione, tanto più che i tre partiti che al suo interno erano rappresentati ora fanno parte dell’alleanza di governo. Gli esperti potranno dare una mano a che la trattativa non produca esiti istituzionali anomali, ma è chiaro: l’ultima parola spetterà alla politica.