Il tema scelto per la Giornata del 2013 è «le nuove generazioni oltre la crisi». Un titolo che è anche una sfida per la Cattolica, riconosce Franco Anelli, rettore dell’ateneo da pochi mesi.
Professore come affrontate in concreto questa sfida sottolineata da questa Giornata?Le perduranti difficoltà economiche rischiano di depotenziare e deprimere un’intera generazione. La nostra università vuol fare la propria parte per scongiurare questa terribile evenienza. Penso, per esempio, alla scelta di integrare con risorse proprie (sforzo molto impegnativo per un ateneo non statale) la riduzione dei fondi pubblici per le borse di studio destinate agli studenti più meritevoli e meno abbienti o al nostro Comitato Università Mondo del Lavoro, al quale aderiscono 80 importanti aziende, che opera per favorire l’inserimento lavorativo dei nostri laureati. Penso, ancora, alla riorganizzazione dell’offerta formativa, ai servizi di orientamento, alle opportunità di formazione all’estero, alla qualità della ricerca. Voglio però sottolineare come tutto questo si connetta al primo e più importante contributo che l’Università Cattolica offre ai propri studenti: una proposta educativa chiara, da cui scaturisce la possibilità di acquisire una preparazione robusta e duttile ad un tempo, che costituisce una base indispensabile per non smarrirsi in questo tempo di continui mutamenti. In generale, oggi si parla molto dell’incertezza che grava sui giovani, però spesso lo si fa senza avere un’idea precisa delle loro aspettative e della loro cultura. Proprio per questo, su iniziativa dell’Istituto Toniolo, un gruppo di docenti dell’Università Cattolica ha avviato uno studio sulla popolazione giovanile italiana (tra i 18 e i 30 anni), che verrà monitorata per almeno cinque anni consecutivi. Un lavoro di lungo respiro, dal quale ci attendiamo indicazioni preziose per organizzare politiche sociali efficaci.
Nel suo discorso di apertura dell’anno accademico ha lanciato l’allarme di una disaffezione verso il sistema universitario perché ritenuto non capace di dare «carte vincenti» per l’ingresso nel mondo del lavoro. Come fermare questa sensazione?Come ho accennato, occorre prestare attenzione alle domande dei ragazzi per individuare un’offerta formativa più mirata e i servizi davvero utili allo studente. La disaffezione si contrasta offrendo luoghi di conoscenza, ambiti di ricerca effettivamente utili per lo sviluppo morale e professionale della persona. La Cattolica ha chiari questi obiettivi e li persegue con tenacia, chiediamo però un sistema normativo che non ostacoli questo impegno.
Nel messaggio della presidenza Cei si ribadisce il forte legame con la Chiesa italiana, come conferma questa Giornata. Cosa significa per l’ateneo fondato da padre Gemelli questo legame, anche alla luce dei recenti avvenimenti che hanno interessato la Chiesa universale?Questa giornata ci ricorda che fede e cultura appartengono alla vita del cristiano e che, nel loro stretto legame, devono alimentare la testimonianza della Chiesa. Un ateneo cattolico, nell’adempiere alla propria missione di servizio alla chiesa, coopera allo sviluppo di tutta la società. Inoltre, in quanto espressione della libertà di educazione e di ricerca, un ateneo come il nostro è anche un elemento di democrazia e di dialogo.
Un ateneo legato alla Chiesa, ma con lo sguardo puntato sulla società italiana, europea e internazionale. Come vive oggi la Cattolica la missione che ricevette nel 1919?Padre Gemelli lavorò instancabilmente affinché la sua Università fosse luogo di formazione di una classe dirigente all’altezza del proprio compito e di professionisti competenti e di saldi valori per arricchire il tessuto sociale. E ci riuscì. Quella missione non si è mai interrotta ed è sempre più attuale. Gli orizzonti si sono nel tempo allargati e «l’ateneo dei cattolici italiani» ha costruito una rete di relazioni internazionali che è patrimonio prezioso per i propri studenti e per l’intera Nazione.