sabato 12 maggio 2012
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​«L'attentato al dirigente dell’Ansaldo e la rivendicazione, attendibile secondo gli esperti, indicano purtroppo la dimensione del salto di qualità attuato da alcune schegge della galassia anarco-insurrezionalista: dagli ordigni artigianali con polvere pirica e dai plichi esplosivi, qualcuno sembra esser passato a impugnare la pistola. Bisognerà alzare al massimo il livello dell’attenzione investigativa e giudiziaria, per prevenire la campagna di attentati minacciata nel documento. Anche perché non è detto che la scelta dei potenziali obiettivi si limiti all’area di Finmeccanica, additata esplicitamente nelle quattro pagine del volantino...». Già sostituto procuratore a Milano in inchieste sull’eversione interna e internazionale, il magistrato Stefano Dambruoso ha indagato a lungo su quel magma incandescente di gruppi dell’antagonismo di matrice anarchica che oggi si riconoscono nella sigla-ombrello della «Fai». Sul finire degli anni novanta, rammenta, «erano già chiari i collegamenti sull’asse Spagna-Grecia-Italia. Col procuratore Caselli, che allora guidava Eurojust, seguimmo a livello europeo un’inchiesta che evidenziava quelle reti. E i link sono stati rimarcati anche in occasione dell’arresto, nel 2009 a Trikala in Grecia, del 75enne Alfredo Bonanno, "grande vecchio" dell’anarchismo insurrezionalista, accusato dalla polizia di concorso in rapina con il greco Christos Stratigopoulos, attivo in passato in Italia».Nella rivendicazione figura un richiamo a Olga Ikonomidou, componente della «Cospirazione delle cellule di fuoco» detenuta in Grecia dal 2011...Già. E nella stessa galassia, in altre occasioni, erano state evocate figure carismatiche come l’anarchico Nikos Maziotis, processato in Grecia per fatti di violenza.Nel volantino si asserisce che a progettare e realizzare la gambizzazione siano stati «anarchici senza alcuna esperienza militare, senza alcun specialismo», intenzionati a passare dalle «chiacchiere» ai fatti. Cosa ne pensa?È una dichiarazione per nulla rassicurante, perché indica come, nell’ambito di un movimento eversivo dai contorni imprecisati, qualcuno possa decidere in modo repentino di impugnare un’arma e sparare a qualcun altro. E ciò pone ostacoli dal punto di vista investigativo e preventivo...Di quale genere?Al di là della mera numerazione di otto potenziali attentati, minacciata nel volantino, diventa difficile individuare e proteggere le persone a rischio.Perché?Non siamo di fronte a organizzazioni gerarchiche e verticali, con capi ed esecutori, ma a una nebulosa di sigle, tutta orizzontale, dalla quale di volta in volta possono staccarsi gruppetti capaci di lanciare una campagna di attentati contro uno o più obiettivi. E purtroppo il clima di tensione sociale nel quale stiamo vivendo potrebbe avvantaggiarli.Si riferisce agli episodi di protesta violenta contro la Tav o alla raffica di minacce e attentati che va avanti da mesi contro Equitalia?Non solo. Mi riferisco più in generale alla quotidiana preoccupazione dei cittadini per gli effetti di una crisi economica innescata da effetti distorti del capitalismo, che sta angosciando il nostro e altri Paesi europei.C’è il rischio che, come negli anni Settanta, i violenti possano reclutare seguaci nel brodo di coltura della rabbia e dell’antagonismo?A livello di adepti o di manovalanza, forse no. Non c’è più, per fortuna, quel clima di ambiguità diffusa e di sottile fiancheggiamento che caratterizzò certe aree della società negli anni di piombo. Tuttavia, la concomitanza odierna del riapparire in Lombardia di volantini delle Br, anche se solo a livello simbolico, è un fastidioso e inquietante déjà-vu, che rievoca fantasmi dei quali non avremmo voluto più sentir parlare.Sul piano del contrasto, a suo parere c’è qualcosa  da migliorare nella macchina giudiziaria e investigativa?Come ripeto da tempo, e non sono il solo, è grave che in Italia non esista ancora una procura nazionale antiterrorismo o un organismo analogo. Una direttiva europea ce lo chiede dal 2005, ma inspiegabilmente l’Italia non l’ha ancora recepita.Lo ha ricordato in queste ore pure il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, favorevole all’istituzione di un pool specializzato.Concordo pienamente. Per contrastare il terrorismo, sia interno che internazionale, serve un coordinamento, un data base comune. E serve specializzazione.Pare che in procura a Milano, si sia deciso che il pool antiterrorismo dovrà occuparsi anche di truffe e reati informatici.Non commento. Però mi domando: può, lo stesso pm incaricato di seguire le tracce di pericolosi terroristi, dover contemporaneamente dedicare identico grado di attenzione a fascicoli per truffa o reati simili? Per fronteggiare minacce eversive, la specializzazione è indispensabile.
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