venerdì 7 dicembre 2012
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Monti annuncia un "ripensamento" nella sanità. Saremo più "americani"?«Il "ripensamento" non riguarda sicuramente i principi di fondo del nostro Servizio Sanitario Nazionale - risponde Elena Cantù, coordinatrice del Rapporto Oasi del Cergas Bocconi. Il nostro SSN considera la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Estremizzando un po’, invece, gli Stati Uniti non considerano la salute come un diritto, né l’assistenza sanitaria come un dovere, ma come un servizio da acquistare sul mercato. Infatti, almeno fino alla riforma Obama, circa 40 milioni di americani non avevano una assicurazione sanitaria».Per restare in Europa, saremo più tedeschi o più inglesi?Il modello delle mutue pubbliche (presente in Germania) era quello adottato in Italia prima della riforma del 1978, anno in cui è stato istituito il SSN, ispirato al modello inglese. I sistemi a SSN sono universalistici, cioè coprono tutti i cittadini in modo uniforme, e sono tipicamente finanziati attraverso la tassazione generale. In questi sistemi le altre fonti di finanziamento, come i ticket, sono generalmente residuali. E infatti il nostro SSN copre oggi più del 77% della spesa sanitaria complessiva, in linea con la media europea. Il problema è che la quota restante (23%), che include in molti casi prestazioni importanti (come l’odontoiatria), è finanziata out of pocket, cioè senza intermediazione, con il rischio che le persone meno abbienti rinuncino a cure per mancanza di fondi.Cosa impedisce di ripensare questa spesa?È già stata ripensata molto in questi anni, in particolare in termini di contenimento. Abbiamo uno dei sistemi sanitari meno costosi a livello europeo. È doveroso continuare nella politica di riorganizzazione del sistema, miglioramento dei servizi e riduzione delle forti differenziazioni nell’accesso e nella qualità delle cure tra le regioni. Il problema di sostenibilità a cui faceva riferimento Monti trova origine altrove: nell’invecchiamento della popolazione, nell’innovazione clinica e tecnologica, nella difficoltà di reperire risorse pubbliche a causa dell’elevato debito pubblico e dell’incapacità del sistema economico italiano di crescere.Effettivamente, Monti parlava alla cerimonia sull’invecchiamento attivoIl finanziamento dei servizi per gli anziani rappresenta una delle principali sfide per il sistema. Più del 75% degli ultra 65enni soffre di almeno una patologia cronica, il che richiede di sviluppare servizi adeguati anche e soprattutto fuori dall’ospedale (es. controlli periodici, assistenza domiciliare). Questa parte di bisogno è stata finora solo parzialmente coperta dal sistema pubblico e affidata alle famiglie o, eventualmente, ai comuni. Il richiamo alle assicurazioni integrative potrebbe riferirsi proprio a questo, cioè alla volontà di sviluppare forme di copertura per l’assistenza alle persone non autosufficienti. Ad oggi però, nonostante specifici incentivi, rimane una persistente riluttanza delle assicurazioni ad avventurarsi nel mondo della non-autosufficienza. Le assicurazioni sanitarie, infatti, rimborsano oggi prevalentemente prestazioni già offerte dal SSN e svolgono quindi un ruolo duplicativo e non integrativo del sistema pubblico.Quali spazi di manovra ha il governo?Non credo che metterà in discussione l’universalità del SSN, né la sua natura solidaristica. D’altronde l’esecutivo sa che la spesa sanitaria non può essere compressa ulteriormente, se non in specifici contesti e ambiti. E allora la crisi potrebbe rappresentare l’"occasione" per adottare cambiamenti incisivi che in altre fasi sarebbero molto difficili da attuare. Ad esempio per chiudere i piccoli ospedali che costano tanto e sono più rischiosi per la salute dei pazienti.
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