Sono sette le persone destinatarie di provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Taranto nell'ambito dell'inchiesta sull'Ilva. Tre persone sono in carcere e quattro agli arresti domiciliari, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione.Indagato il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, per "inosservanza delle precedenti disposizioni dell'autorità giudiziaria". Indagato per lo steso reato l'attuale direttore dello stabilimento tarantino, Adolfo Buffo.
GLI ARRESTI - C'è anche Fabio Riva, vicepresidente di Riva Group, tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare. Il provvedimento non è stato ancora eseguito. L'ex assessore all'Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva, è finito ai domiciliari. In carcere l'ex dirigente dell'Ilva per i rapporti istituzionali Girolamo Archinà, che era stato 'licenziatò tre mesi fa dall'azienda dopo che, dall'inchiesta per disastro ambientale, era emerso un episodio di presunta corruzione che coinvolgeva l'ex rettore del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti, al quale Archinà avrebbe consegnato una busta contenente la somma di 10mila euro in cambio di una perizia addomesticata sull'inquinamento dell'Ilva. Anche Liberti è destinatario di un provvedimento di arresto.Gli arresti sono stati effettuati dalla Guardia di Finanza sulla base di due ordinanze di custodia cautelare firmate dai Gip Patrizia Todisco e Vilma Gilli. I provvedimenti sono legati anche ad una inchiesta, parallela a quella per disastro ambientale che il 26 luglio scorso ha portato al sequestro degli impianti dell'area a caldo del Siderurgico. Questa inchiesta parallela è stata denominata 'Environment Sold Out' (Ambiente svenduto).
SOSTANZE NOCIVE - L'Ilva di Taranto avrebbe emesso "nell'aria e negli ambienti vicini allo stabilimento sostanze nocive quali benzo(a)pirene, diossine, metalli e altre polveri nocive", causando "gravissimo pericolo per la salute pubblica e dei lavoratori dello stabilimento, contaminazione di terreni ed acque". È quanto contenuto nei capi d'accusa dell'inchiesta della Procura di Taranto che ha portato oggi all'emissione di provvedimento cautelari nei confronti di sette persone, tra cui i vertici dell'azienda. Gli inquirenti sottolineano che le contaminazioni di terreni ed acque sarebbero state compiute in aree in cui "insistono numerose aziende agricole locali, con la conseguente necessità di procedere all'abbattimento di numerosi capi di bestiame destinati al consumo umano".