La sindrode di Pitt-Hopkin è una condizione geneticamente determinata che rientra nel gruppo delle malattie rare, nell’ambito delle sindromi con disabilità intellettiva e anomalie fisiche minori», spiega Marcella Zollino, genetista e associato di Genetica medica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Come si caratterizza questa sindrome?Clinicamente, è caratterizzata da ritardo cognitivo grave con compromissione del linguaggio, ritardo delle tappe motorie, deficit neurologici aggiuntivi, quali crisi di iperventilazione o crisi di apnea, difficoltà a coordinare i movimenti, difetti oculari che includono strabismo, miopia e astigmatismo, convulsioni e stipsi. Alcune specifiche caratteristiche del volto consentono spesso di formulare l’ipotesi diagnostica su base clinica.
Che cosa causa la sindrome?Geneticamente, è causata dalla mancata funzione del gene Tcf4, come scoperto nel 2007. Questo gene risulta essere completamente deleto su uno dei due cromosomi 18 in una piccola parte dei pazienti, mentre nella maggior parte dei casi il gene è interessato da una alterazione solo di una base o di poche basi del suo codice, che lo lascia comunque conservato, anche se mutato.
Come può essere diagnosticata?Se nel primo caso (perdita completa del gene) è possibile raggiungere la diagnosi anche senza aver posto prima il sospetto clinico – grazie all’applicazione diffusa dell’esame di Array-Cgh (tecnica in grado di evidenziare delezioni o duplicazioni anche molto piccole del genoma) –, nel secondo caso (chiamato mutazione puntiforme) per raggiungere la diagnosi genetica è necessario porre prima il sospetto clinico e sequenziare il gene, selezionato tra i 20mila geni del genoma umano. Per questo motivo la Pths più che molto rara, è al momento sottodiagnosticata. Buona parte dei soggetti affetti è senza diagnosi, perché non ha ancora effettuato il sequenziamento del gene.
Quanti casi sono conosciuti?Solo in Italia, nel nostro centro, ne sono stati diagnosticati 25. Nel mondo sono noti 200 casi: ma non significa che non ve ne possano essere di più, solo non sono stati correttamente diagnosticati.
Come si può contrastare?Non esiste una cura, perché non è una malattia ma una sindrome genetica e, allo stato attuale, non c’è terapia genica possibile, è molto più promettente intervenire sui meccanismi che si alterano. Si può quindi agire sui sintomi, come per esempio curare la stipsi o prevenire le crisi epilettiche. Si possono capire le complicanze e le problematiche cliniche e predisporre un’adeguata sorveglianza per prevenire una serie di complicazioni e le manifestazioni collegate. Il ruolo della società è di predisporre intorno al bambino una terapia abilitativa, ma il primo passo è il suo accoglimento all’interno della famiglia.