Nel cratere di via Roma, lì dove c’era la palazzina crollata a Barletta, non sono state rimosse le macerie. C’è il rischio che possano accartocciarsi anche altri due edifici vicini. Nonostante la strada sia ancora interdetta al traffico la gente si ferma in coda. Una preghiera, un mazzo di fiori, un lumino votivo. Nessuno ha avuto il coraggio di rimuovere, lì dove c’era il laboratorio di confezioni, la bicicletta rossa e lo zainetto di Maria Cinquepalmi, la ragazzina di 14 anni uccisa dalle macerie. Era la figlia dei titolari dell’azienda e, finita la scuola, era passata a salutare i genitori. Che, al momento del crollo, non c’erano. Dolore e lacrime. Come quelle di Lorenzo, il fratello di Savio Cinquepalmi, papà di Maria: «Bisogna trovare i criminali che hanno causato tutto questo, non le persone che lavorano: il laboratorio di mio fratello era in regola». Nel locale hanno trovato la morte quattro operaie. Tre sono morte sul colpo, ha stabilito l’autopsia, schiacciate. L’ultima soffocata. Lorenzo grida la sua verità: «Mio fratello lavorava onestamente da 10 anni, qui si sta perdendo di vista quello che è successo. Il laboratorio si trova a 50 metri dalla sede del Comune e ogni giorno i vigili che passano davanti possono vedere se lì si lavora e se c’erano anche cartelli per la ricerca di personale. Il laboratorio era a norma ed erano rispettate tutte le condizioni di lavoro. C’erano regolari rapporti con l’Inps». Una versione dei fatti che sembra contrastare con la denuncia dei parenti delle vittime, secondo cui le operaie, senza contratto, venivano retribuite in nero con poco meno di 4 euro all’ora. Il sindaco, Nicola Maffei, insiste: «Giudicare, assolvere o condannare alcuno in questo momento costituisce, dal mio punto di vista, un errore, soprattutto perchè ci sono gli organi competenti che stanno indagando. Affermare questo è ben diverso dal giustificare il fenomeno del lavoro nero, per il quale auspico che le autorità preposte facciano accertamenti dai quali scaturiscano, quando necessario, i provvedimenti sanzionatori per le inadempienze. Ciò che chiedo, come primo cittadino di una comunità che sta vivendo un dolore enorme, è che in questo momento si faccia silenzio, evitando di speculare su responsabilità o inadempienze da accertare e perseguire con fermezza».Ma la polemica sul lavoro nero, rischia di far passare in secondo piano le cause del crollo. All’inchiesta aperta dalla magistratura, si è aggiunta quella interna dell’amministrazione comunale. Spiega, il sindaco: «Ho acquisito tutta la documentazione: relazioni, atti, permessi. Ho bisogno di tempo per leggerli e capire». La chiave della tragedia sta nella ricostruzione di quanto accaduto tra venerdì, giorno dell’ultimo sopralluogo, e lunedì mattina. La procura di Trani, intanto, ha fatto sequestrate le carte dell’ufficio tecnico comunale relative alle ispezioni. Una quindicina i testimoni già sentiti. Molto probabilmente tra oggi e domani saranno iscritte le prime persone nel registro degli indagati. Oggi, alle 15, in piazza Moro si terranno i funerali, celebrati dall’arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Giovan Battista Pichierri. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato una corona d’alloro. Annunciata la presenza del leader Cgil, Susanna Camusso.