«Che fine hanno fatto gli impegni ad adoperarsi per realizzare un ufficio europeo dell’immigrazione, in territorio nordafricano, e l’altra promessa, non meno importante, di istituzione di presìdi dell’Ue – si domanda l’ex questore Piero Innocenti, esperto di immigrazione e di traffico dei persone – per un preventivo screening delle domande dei richiedenti la protezione internazionale, anche per evitare che i migranti possano diventare merce per i trafficanti di esseri umani?».La vicenda dei 359 migranti siriani giunti a Corigliano Calabro a bordo del mercantile Ezadeen, è emblematica. I profughi prima di salire sulla nave, si erano imbarcati su diversi voli di linea, raggiungendo la Turchia via Libano, da dove sono partiti con il mercantile dal porto di Antalya alla volta delle coste italiane. Paesi nei quali non sono in corso scontri armati e che perciò si presterebbero a fare da filtro nella gestione dei profughi. Ma oggi quello che Bruxelles chiede ad Ankara è di fermare i mercantili carichi di migranti. Non sarà facile, ammesso che la Turchia lo voglia davvero, per un Paese che già accoglie 1,5milioni di rifugiati e teme di veder raddoppiare entro l’anno il numero di profughi di guerra.Ma se molti di essi sono in grado di potersi persino spostare in aereo, è segno che si tratta di persone in grado di poter viaggiare legalmente verso l’Europa, se gli fosse permesso. Vincent Cochetel, capo dell’ufficio europeo dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha fatto nuovamente appello all’Unione europea. I membri dell’equipaggio della nave, secondo le testimonianze dei "passeggeri", sono sempre rimasti incappucciati, per non farsi riconoscere in seguito. E ciò fa supporre che potrebbero, alla fine, non aver abbandonato la nave, come si supponeva inizialmente, ma che si siano invece nascosti fra i migranti.«L’uso di grandi navi da carico è una nuova e preoccupante tendenza, che non può più essere ignorato dai governi europei». Dopo gli ennesimi proclami della autorità di Bruxelles, Cochetel ha chiesto «con urgenza un’azione concertata nel Mediterraneo, aumentando gli sforzi per salvare le persone in mare e intensificare l’impegno per fornire alternative legali ai viaggi pericolosi». Perché senza modalità più sicure per accedere all’Europa (che non può sottrarsi a quanto previsto dalle convenzioni internazionali sui rifugiati) «non saremo in grado di ridurre i molteplici rischi provocati dalle traversate in mare».Eliasson ha avuto parole di apprezzamento per l’Italia e in particolare per la Marina e la Guardia Costiera, ma ha sottolineato anche «la responsabilità di tutti gli Stati coinvolti – di destinazione, di transito e di origine – di assicurare la protezione e i diritti umani dei migranti». Secondo Eliasson è urgentissimo «andare alla radice delle cause che provocano il fenomeno delle migrazioni».