L’ultimo dramma del Mediterraneo ha tenuto banco anche nel summit a due tra Matteo Renzi e Barack Obama alla Casa Bianca. Il punto chiave è «fermare il traffico di essere umani», ha spiegato il presidente del Consiglio. «Penso non ci siano problemi di scontro di religione, forse ieri c’è stato un caso» ha detto il premier riferendosi alla tragedia che ha visto dodici cristiani gettati in mare da altri migranti di fede islamica. Il vero problema, però, «non è quello», ma la «dignità umana». Anche secondo il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, dietro all’episodio ci sono «contrasti individuali» che «con la religione non hanno nulla a che fare». Senza dubbio, però, quel che è accaduto rappresenta «un passo avanti verso l’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione». Parlando con Radio Vaticana, Galantino ha poi richiamato il Vecchio continente alle sue responsabilità. Non trovare soluzioni alternative «all’intervento armato» o alle «braccia allargate», è per i Paesi europei «un modo elegante per lavarsi le mani di fronte ad una dramma che sarà sempre più insopportabile». A chi gli chiedeva se fosse deluso per quanto (non) viene fatto dai governi dell’Unione, il vescovo non ha lasciato margini. «Dire deluso è troppo poco». Che il disagio per l’indifferenza mostrata da Bruxelles verso il fenomeno migratorio (promesse a parte) sia in forte crescita, lo ha ribadito ancora una volta il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. «L’Ue è la più grande superpotenza economica del nostro tempo e non è possibile che destini solo 3 milioni di euro al mese all’emergenza. Questo non può essere solo un problema italiano». Sul fronte interno, intanto, Forza Italia ha fatto sapere, tramite la portavoce Mara Carfagna, di voler presentare «una mozione che impegni il governo a porre, a livello internazionale e nei rapporti bilaterali, la persecuzione nei confronti dei cristiani come priorità assoluta». Qualcosa ieri si è mosso invece sul fronte dei singoli Stati, dove l’Italia da tempo sta cercando alleati per combattere i trafficanti di morte. Avanza infatti una piccola avanguardia di Paesi pronta a chiedere un cambio di marcia immediato. Oltre a noi, ci sono Germania, Francia e Slovacchia, che ieri per bocca dei ministri agli Affari Ue hanno lanciato da Cesena un appello comune. «Gli ultimi tragici eventi nel Mediterraneo richiedono una reazione forte e comune dell’Europa» finalizzata a «una politica migratoria comune e coerente». È qualcosa d’altro e di diverso rispetto alla reiterata volontà di non cambiare nulla, in materia di controlli in mare. L’indicazione fatta filtrare ieri da alte fonti diplomatiche europee in vista del Consiglio Esteri, che lunedì affronterà il tema Libia, è infatti rimasta immutata. «Non c’è ancora la volontà collettiva di un’azione marittima più forte», nonostante appaiano evidenti i limiti dell’operazione Triton. Pressing sull’Europa, invece, su cui ha insistito il presidente della Camera, Laura Boldrini, per la quale «il Mediterraneo è confine europeo, dunque è giusto insistere affinché ci sia un investimento adeguato nel soccorso in mare».