La vita di San Paolo è l'esempio più vertiginoso di cosa è capace di combinare la grazia di Dio. Parte in missione da Gerusalemme con lettere del sommo sacerdote che lo autorizzano a riportare in catene i seguaci di Gesù che avesse trovato. Ed è proprio la voce di Gesù che, avvolta da una luce accecante, gli parla sulla via di Damasco: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Cade a terra, perde l'uso della vista, viene portato a Damasco dove riceve il battesimo e dove comincia la sua nuova esistenza: il più accanito persecutore del Vangelo ne diventa il più appassionato ed efficace comunicatore. Per farlo mette a rischio la vita, oppone al rispetto formale della tradizione l'amore per un Dio fatto persona, sfida gli intellettuali del tempo, viene processato dai suoi ex alleati, conosce il carcere, muore martire. Tutto avviene per la passione che sente ardere nel cuore e che ha fatto cambiare radicalmente direzione all'esistenza. Considerando la sua vita (c'è voluto molto tempo, e ho incontrato persone che ne sono la testimonianza vivente) ho raggiunto la certezza che di nessuno possiamo dire «quello è un uomo perduto». Se Gesù ha conquistato il cuore di colui che si vantava di essere il suo più fiero nemico, come possiamo dubitare che possa fare altrettanto con chiunque?
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